Gomorra - La serie: il nuovo kolossal TV targato Sky
Abbiamo potuto vedere, in anteprima, i primi due episodi della già discussa serie tratta dal romanzo di Saviano. In cabina di regia, Stefano Sollima, che si alternerà a Francesca Comencini e Claudio Cupellini per quello che appare un solido racconto di genere, dal carattere più che mai corale.
L'hype che circonda un prodotto come Gomorra - La serie è senz'altro molto elevato. Questo, per una serie di motivi. Principalmente, la nuova serie di Stefano Sollima (sorta di showrunner che ha coordinato il lavoro di regia proprio, e quello dei colleghi Francesca Comencini e Claudio Cupellini) nasce da un "caso" letterario come il romanzo omonimo di Roberto Saviano (qui supervisore del progetto), già oggetto di consensi e riconoscimenti, ma anche di discussioni; reazioni che puntualmente si sono ripetute anche per la sua trasposizione filmica ad opera di Matteo Garrone, datata 2008. Il tema, d'altronde, attiene a un'attualità drammatica, ben lungi dal poter essere storicizzata, e che investe una parte importante del Paese. In secondo luogo, le discussioni, in questo caso, si sono trasformate in polemiche, e hanno riguardato direttamente le istituzioni: la municipalità di Scampia, infatti, e lo stesso sindaco di Napoli Luigi De Magistris, seguiti da alcune realtà dell'associazionismo locale, hanno protestato contro la realizzazione della serie, preoccupati dell'immagine che questa potrebbe restituire del quartiere napoletano, e del capoluogo campano in genere. In terzo luogo, e questo è l'aspetto per noi più interessante, Gomorra è un prodotto dalle ambizioni e dal respiro internazionali: grande budget, cast di livello e ottima cura della confezione, serialità medio-lunga (dodici episodi, e l'ipotesi più che concreta di una seconda stagione), nonché la vendita della serie in quaranta paesi stranieri, tra cui gli Stati Uniti (dove è stata acquistata dai fratelli Weinstein). Il paragone col precedente Romanzo Criminale - La serie, altro fortunatissimo parto della sinergia Sky-Sollima, è inevitabile. I primi due episodi, che abbiamo potuto vedere in anteprima, mostrano un prodotto che, se da una parte sembra avere le carte in regola per replicare il successo del fortunato predecessore, dall'altra mostra una serie di sue specificità, che per certi versi lo distanziano da quest'ultimo.
Sguardi multipli
La prima caratteristica peculiare di Gomorra, rivelata in conferenza stampa dagli stessi realizzatori, ma in parte già arguibile dalla visione dei primi due episodi, è la scelta dell'ottica per la narrazione. Un'ottica che è da un lato (almeno per quanto appare al momento) del tutto interna alla famiglia criminale protagonista; ma che, dall'altro, si caratterizza per una polifonia di voci, punti di vista multipli che restituiscono un racconto articolato e sfaccettato. Non abbiamo qui, almeno per quanto ci è stato dato vedere, episodi direttamente e dichiaratamente dedicati ad un singolo personaggio; ma piuttosto una tendenza all'approfondimento, di volta in volta, di un singolo sguardo, sempre presentato come parte di un microcosmo criminale dai meccanismi tutt'altro che scontati. Una scansione più netta, a quanto ci è stato rivelato dallo stesso regista, caratterizzerà le tre fasi della famiglia protagonista, corrispondenti a tre diversi blocchi di episodi: dapprima il "regno" del vecchio e temibile boss Pietro, interpretato da un gelido Fortunato Cerlino, poi quello di sua moglie Imma, che ha il volto di Maria Pia Calzone, infine quello del figlio Genny, i cui panni sono vestiti dal giovane Salvatore Esposito. Tre fasi di un regno, dunque, come in ogni epopea criminale che si rispetti: ma, già nella prima fase, abbiamo potuto rilevare ed apprezzare il diverso approccio alla vita criminale del giovane Ciro (un efficace Marco D'Amore) promettente braccio destro del capofamiglia, e dello stesso Genny, immaturo e spavaldo, ma nei fatti terrorizzato dalle atrocità dell'ambiente in cui è cresciuto. La quotidianità di questi personaggi è mostrata con occhio antropologico puntuale, ma non ne vengono mai nascosti gli aspetti problematici: con l'eccezione del freddo Pietro, per nessuno dei personaggi uccidere sembra un fatto da poco. Piuttosto, la vita di violenza sembra trattata alla stregua di una necessità; di una scelta inevitabile, che prescinde anche dalla paura per la punizione seguita a un eventuale tradimento. L'epica, per ora, non sembra abitare qui: piuttosto, lo script pare restituire, con pregnanza, le inquietudini di chi ha accolto (forse per costrizione) la morte e la violenza come parte della propria esistenza.
La sfida del genere
Questo Gomorra in versione televisiva, tuttavia, non dimentica l'obiettivo di intrattenere. La parola, considerato il peso dei temi trattati, potrebbe apparire addirittura stonata per il senso comune; ma non bisogna commettere l'errore, per questo come per altri prodotti, di ignorare il formato e le sue regole. L'intrattenimento, nella sua accezione più ampia e inclusiva, è parte integrante di qualsiasi prodotto televisivo e cinematografico; anche di quelli di maggiore spessore e con le maggiori ambizioni. Fare i conti con la necessità di intrattenere, integrarla nel discorso che si vuole portare avanti, significa semplicemente essere consapevoli del mezzo che si sta utilizzando. Sollima lo fa riproponendo quella solida struttura di genere che aveva già sperimentato in Romanzo Criminale; debitrice del miglior cinema popolare italiano di qualche decennio fa, i cui stilemi vengono riproposti, ovviamente, con una ben maggiore disponibilità di mezzi. Così, in questi primi due episodi, abbiamo già potuto assistere ad elaborate e realistiche sequenze d'azione, a una narrazione articolata che tiene sempre alta la tensione, a una fotografia, diurna e notturna, che esalta il carattere nero e pericoloso degli ambienti. La resa scenografica, con i palazzoni di cemento del quartiere di Scampia ad ergersi, grigi e immutabili, sullo sfondo delle gesta dei protagonisti, è all'insegna della claustrofobia: anche negli esterni, il paesaggio urbano sembra una trappola, quasi una condanna scritta per vittime e carnefici. Singole sequenze, di grande impatto, avvinghiano lo spettatore (notevole, nella sua fisicità e crudezza, quella di un attentato in un bar); senza tuttavia dar mai l'impressione di aver davanti una mera macchina per generare tensione. Sollima, al contrario, dimostra di conoscere bene i meccanismi del racconto per immagini (ivi compresi quelli specifici del piccolo schermo, nella diluizione della narrazione e nell'evidente articolazione progressiva dei caratteri) e li piega ottimamente alle sue esigenze narrative.
Basi solide
Il risultato, nei 120 minuti a cui abbiamo potuto assistere, è di sicuro impatto, e rappresenta un ottimo "biglietto da visita" per questo nuovo prodotto, che non nasconde affatto le sue ambizioni. Sarà interessante, nel prosieguo dell'opera, verificare l'approccio degli altri due registi alla materia; specie quello di chi, come Francesca Comencini, si è finora mossa in territori del tutto diversi da quelli qui affrontati, e ha accolto la partecipazione a questo progetto come (parole della stessa regista) una "sfida". Lo stesso Sollima, e i produttori della serie, hanno parlato di un racconto complesso e stratificato che, nel corso della sua durata, sarà in grado di riservare più di una sorpresa: qualche particolare sugli sviluppi futuri, durante la conferenza stampa di presentazione, è già trapelato, mentre su qualcun altro (specie in relazione all'evoluzione dei diversi personaggi) si possono fare ipotesi ragionevolmente plausibili. La capacità di suscitare interesse, comunque, non è certo mancata, grazie al livello tecnico generalmente alto mostrato da questi due episodi, e alla loro indubbia cura narrativa. Le basi, insomma, sono solide e teoricamente foriere di ottimi sviluppi. L'appuntamento per la visione di questi primi due episodi, rivolto naturalmente ai possessori di parabola e di abbonamento Sky, è per il prossimo martedì 6 maggio sul canale Sky Atlantic; appuntamento prolungato, ovviamente, a tutti i martedì successivi, nel corso delle prossime sei settimane.