Goldrake U, la recensione: il remake del mito degli anni '70 non è quello che vi aspettate

C'è grande attesa per il ritorno del robot animato più famoso (in Italia), quel Goldrake - Atlas UFO Robot che, alla fine degli anni '70, diede ufficialmente inizio all'era degli anime giapponesi anche sui nostri schermi. La nuova incarnazione di Grendizer sarà in grado di riscuotere lo stesso successo?

Goldrake U: un'immagine dell'anime

Se siete nati dopo gli anni '80 è improbabile che per voi gli anime giapponesi siano una novità. Siete abituati a vederli, in vari modi, come una presenza costante nei palinsesti televisivi prima, e nei cataloghi streaming poi. Difficile da immaginare, ma non è sempre stato così. C'è stato un periodo in cui i "cartoni animati giapponesi" erano invece un prodotto mai visto: strano, misterioso, tanto affascinante per i giovani spettatori quanto preoccupante per il pubblico più tradizionalista, abituato a pensare che l'animazione fosse un linguaggio riservato ai bambini, e che in quanto tale non potesse, né dovesse, affrontare temi come la violenza, il sesso, il dramma o la morte.

Ma, appunto, nel 1978 su Rai 2 andò in onda Goldrake - Atlas UFO Robot, e il nostro modo di vedere il mondo, non è un'esagerazione dirlo, cambiò.
Prima di procedere con la recensione dell'atteso remake di Goldrake, quindi, occorre fare qualche premessa per contestualizzare un po' il discorso.

Un nuovo mondo

Goldrake U I Protagonisti
Goldrake U: i protagonisti

"I cartoni animati sono per i bambini" è probabilmente la frase che meglio rappresenta la profonda contraddizione tra una tecnica, un mezzo espressivo dalle potenzialità enormi (l'animazione, appunto) e la percezione distorta del pubblico, ma anche degli stessi produttori, per cui non si parla di tecnica, ma di linguaggio. In altre parole: in quest'ottica l'animazione non sarebbe un modo di raccontare storie di ogni tipo, ma un genere limitato a un solo tipo di pubblico. Codificato, da Disney in poi, in storie "adatte a tutta la famiglia", leggere, divertenti e fondamentalmente innocue. Per bambini, appunto.

Quando Goldrake arrivò sugli schermi televisivi italiani l'effetto fu dirompente. Non ci si limitava a una rappresentazione edulcorata degli scontri: i personaggi perdevano sangue se feriti, provavano dolore, morivano! Il tono della storia, per quanto ingenuo, lasciava comunque intendere che di infantile c'era ben poco. Per la prima volta, probabilmente, i giovani spettatori si trovarono di fronte a uno spettacolo che non li trattava da "bambini", ma da (giovani) adulti. Poi, certo, c'era il fatto che la storia era avvincente, le armi incredibili, il doppiaggio enfatico, le trasformazioni e gli agganci fantascientifici e così via...

Goldrake U Il Nuovo Grendizer
Il nuovo Grendizer

Fu una vera rivoluzione, e chi era davanti alla TV, in quella sorta di età dell'oro, ne rimase profondamente affascinato.
Goldrake diventò il primo, il più bello, il più grande. In Giappone, UFO Robot Grendizer (questo il titolo originale) non era certo stato il primo, e sicuramente non fu mai il più bello o il più grande. Altri robot e altri anime c'erano stati prima, moltissimi altri ce ne furono dopo.

Però, per molti spettatori internazionali, francesi e italiani in prima linea, il mito rimane. Un mito talmente forte e radicato da resistere indomito anche alla prova dei fatti: la serie era chiaramente figlia dei suoi tempi, con un approccio da "mostro della settimana" e tantissime ingenuità, sia narrative che tecniche. C'era sicuramente un valore aggiunto dato dal character design di un maestro come Shingo Araki, ma d'altra parte l'adattamento italiano era raffazzonato, approssimativo e incurante, per forza di cose, dell'originale. Poco importa, però, per chi di Goldrake conserva un ricordo pieno d'affetto e nostalgia. Poco importa se il mondo dell'animazione giapponese è andato avanti, e tanto. Goldrake è quello che hanno visto in televisione quando erano piccoli, Goldrake è quello che è rimasto nei loro cuori.

Un robot in fuga sulla Terra

Goldrake U Grendizer All Attacco
Grendizer all'attacco

Nel deserto dell'Arabia Saudita si è schiantato un oggetto proveniente dallo spazio, seguito da astronavi aliene che attaccano indiscriminatamente i terrestri. Koji Kabuto, l'eroico pilota del robot gigante Mazinger Z, scopre che uno strano ragazzo è al centro dell'invasone di questi alieni, dotati di mezzi tecnologicamente avanzati e intenzionati a distruggere tutto quello che si para sul loro cammino. Quando anche il Mazinger Z non è più in grado di far fronte alla minaccia delle forze aliene, il misterioso ragazzo rivela la sua identità: è Duke Fleed, unico sopravvissuto della famiglia reale del pianeta Fleed, in fuga dopo che il suo mondo è stato distrutto.

Tuttavia Duke Fleed porta su di sé un pesante fardello: sconvolto dalla tragedia che aveva colpito la sua famiglia e nel pieno del combattimento, Duke ha perso il controllo del suo robot gigante, il potentissimo Grendizer/Goldrake, l'arma che doveva essere la speranza di Fleed, e ha provocato una carneficina.
Terrorizzato all'idea che questo possa succedere di nuovo, piegato dal peso di aver ucciso i suoi cari, Duke Fleed proverà a rifarsi una vita sul nostro pianeta, nonostante la minaccia delle forze di Vega e un misterioso legame che sembra esserci tra il suo robot e la Terra.

Luci e ombre

Goldrake U Grendizer In Volo
Grendizer nel suo Spacer

Fatta la premessa sul valore affettivo di Goldrake per il pubblico italiano, occorre farne un'altra per quanto riguarda questo remake. Goldrake U nasce non per volontà dei giapponesi, ma, caso abbastanza peculiare, dietro la spinta di una compagnia dell'Arabia Saudita, la Manga Production. La Manga Production è una parte del cosiddetto progetto Saudi Vision 2030, un piano pluriennale voluto dal discusso e controverso principe e politico saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd per rendere il suo paese una potenza economica indipendente.
Facendo leva sullo stesso affetto nei confronti della serie degli anni '70, famosa in Arabia Saudita come lo è in Francia e in Italia, la Manga Production ha deciso di investire direttamente in un remake, lavorando in collaborazione con la Dynamic Planning, la compagnia giapponese detentrice dei diritti dell'opera originale.

Goldrake U Il Double Spacer
Il nuovo Double Spacer

I nomi coinvolti nel remake sono di discreta importanza nel panorama anime contemporaneo: al character design è stato chiamato Yoshiyuki Sadamoto, storico designer dei personaggi di Neon Genesis Evangelion, alla regia c'è Mitsuo Fukuda, il regista di Gundam SEED e Gear Fighter Dendoh (curiosità: uno degli ultimi anime robotici a essere trasmesso dalla Rai), la opening e la ending sono state affidate rispettivamente a GLAY e alle BAND MAID, che riescono a risollevare un comparto musicale altrimenti molto povero.

Senza un finale

Goldrake U I Mecha Nemici
Goldrake U: i mecha nemici

Il giudizio su questo remake è, però, condizionato da una resa discontinua: le animazioni dei personaggi umani e i disegni in generale sono spesso mediocri, la qualità tecnica resta sempre piuttosto bassa, anche se il design dei mecha e alcune sequenze di combattimento sono di buon livello. La "presenza" del gruppo arabo nel comitato di produzione si fa sentire in alcune scelte di design e di ambientazione, ma per il resto Grendizer U è un classico esempio del livello medio delle produzioni animate giapponesi contemporanee. La serie si concentra molto poco sui combattimenti, anche perché Grendizer/Goldrake qui viene presentato come una vera minaccia cosmica, e sorprendentemente a finire più spesso sotto i riflettori è Koji, con un consistente upgrade del suo Mazinger.

Goldrake U Grendizer Duke Fleed Koji
Grendizer, Duke Fleed e Koji

Goldrake U è molto più interessata a raccontare le dinamiche emotive dei personaggi, in alcuni momenti con derive romantiche più simili a una storia d'amore che a un racconto di guerra tra robot giganti, tutto con al centro Duke Fleed, e offre diversi spunti interessanti come la reazione di alcuni terrestri, tra cui il professor Yumi, alla presenza di un "rifugiato politico" così ambiguo e potenzialmente pericoloso come Grendizer. La sceneggiatura soffre tuttavia, in diversi momenti, di poca chiarezza e incisività, soprattutto in considerazione del fatto che il finale, abbastanza aperto, lascia in sospeso molte questioni importanti (come la natura del legame tra Grendizer/Goldrake e il nostro pianeta).

Ancorati al passato

Grendizer U Duke Fleed
Goldrake U: Duke Fleed in cabina di pilotaggio

Chiudiamo la nostra recensione con una triste constatazione: nonostante Grendizer U sia chiaramente una serie pensata per un pubblico giovane e moderno, con solo qualche rimando alla serie televisiva classica (e, in questo senso, molto più vicina alla versione manga che ne diede il fumettista Gosaku Ota), evidentemente il richiamo al "vecchio" mito è ancora troppo forte.

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Goldrake U: il poster

L'adattamento Rai, infatti, ha deciso di riesumare i nomi del doppiaggio degli anni '70, quindi i vari Alcor, Venusia e Procton, derivati a loro volta da una scelta autarchica dell'edizione francese, contribuendo a creare aspettative errate e speranze vane, soprattutto per per chi magari di Goldrake ha un ricordo mitico ma non ha poi seguito l'evoluzione dell'animazione giapponese, di trovarsi di fronte a una rivisitazione fedele della serie TV che andò in onda mezzo secolo fa.

Non è così: design dei personaggi, tono della storia e tecnica sono (giustamente) completamente diversi rispetto all'anime degli anni '70.
Voler sfruttare, come in questo caso, l'effetto nostalgia senza tenere in considerazione né la natura del prodotto né il cambiamento dei tempi rischia di provocare un effetto boomerang sia su chi si aspetta di rivedere il Goldrake della sua infanzia (e, lo ripetiamo, non è così), sia sui giovani, più smaliziati e ben informati, spettatori di oggi.

Conclusioni

Di per sé Grendizer U è una serie poco più che mediocre, con alcuni grossi difetti, principalmente tecnici e di sceneggiatura, bilanciati da qualche guizzo di design e da un approccio alla narrazione focalizzato sui rapporti tra i personaggi. Oltre alla questione della produzione saudita, il problema vero è voler rimandare a tutti i costi, molto più di quanto l'opera originale non intendesse fare, questo titolo al Goldrake degli anni '70. Una scelta discutibile e poco lungimirante che rischia di deludere e scontentare tutti.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il design dei mecha, soprattutto X.
  • Alcune scene di combattimento.
  • Il rapporto tormentato di Duke Fleed con l'universo femminile.

Cosa non va

  • La storia è piena di buchi.
  • La realizzazione tecnica complessiva è mediocre.
  • Per chi se lo aspetta: non è "Goldrake".