"Quando scrivo uno spettacolo teatrale non penso mai che poi diventerà un film, ma se la storia funziona si può fare: bisogna però avere il coraggio di buttare molto di quello che si è costruito a teatro e tradurre la storia in linguaggio cinematografico": Massimiliano Bruno ama profondamente il personaggio di Luciana Colacci - donna dai sogni e dalle aspirazioni semplici, che si trova a compiere un gesto estremo quando, rimasta incinta, perde il lavoro - la ama a tal punto da averle dato una nuova vita al cinema dopo averla portata in teatro per due stagioni, nel 2006 e nel 2007, nello spettacolo Gli ultimi saranno ultimi, che è rimasto il titolo anche del film. Una storia che il regista sente molto personale e che per questo ha deciso di adattare anche per il grande schermo: "Per me era un film necessario da fare, ha tante valenze, racconta di una reazione, tema che sento molto forte in questo momento della mia vita" ha detto Bruno durante la conferenza stampa romana del film, continuando: "Ci sto molto dentro a questo progetto: racconta moltissimo come mi sento io. Credo di attraversare un momento della mia vita in cui sto reagendo a molte cose, sia artistiche che personali. Ho una fase "di no": come i bambini, ora ho il coraggio di dire no a cose con cui non sono d'accordo. È un tema difficile, è un pugno nello stomaco, ma è una situazione che vedo intorno a me da tanti anni: ho amici precari, ricercatori all'università che hanno a malapena i soldi per pagare affitto e cena, e ogni volta mi rendo conto che a situazioni materiali riusciamo a reagire, ma se invece troviamo un muro emotivo crolliamo. Non voglio dire che la reazione della protagonista sia giusta, ma personalmente mi fa riflettere".
A entrare di nuovo nella pelle di Luciana è Paola Cortellesi, che l'ha interpretata centinaia di volte sul palcoscenico, durante le due tournée durata sette mesi l'una, in cui era non solo la protagonista, ma anche tutti gli altri personaggi: "È un film su una donna, che affronta un momento difficile. Si parla di emozioni, non seguiamo nessuna influenza politica" ha detto l'attrice, che ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura: "A teatro raccontavamo solo la notte finale, la voce narrante era quella della donna delle pulizie e io interpretavo tutti i personaggi: per il film abbiamo dovuto dare un passato a queste persone, far capire come mai si trovano ad agire in questo modo. Mi ha fatto un certo effetto sentir dire le frasi che ho pronunciato per mesi da altri attori, ma tutti hanno fatto un lavoro straordinario".
Donne, lavoro e maternità: un'equazione difficile
Il film racconta il crollo emotivo di una donna che si trova a perdere tutto, nonostante le sue aspirazioni fossero modeste: un lavoro, una famiglia, una vita dignitosa. La perdita del lavoro scatena una reazione a catena: "La domanda che si è posto Massimiliano quando ha scritto il testo teatrale e quella che ci siamo poi fatti al momento di scrivere il film è proprio: qual è il limite?" ha confessato la Cortellesi, continuando: "Fatti di cronaca terribili ci sono: cosa porta una persona normale, onesta, dalla vita media, a diventare pericolosa e incontrollabile? A Luciana, gradualmente, con una parabola discendente, vengono a mancare gli affetti: tutto comincia con il lavoro ma è la mancanza del sostegno emotivo che la fa crollare, perde ogni appiglio con la realtà". L'odissea emotiva di Luciana è in parte dovuta anche al fatto che non sa dire di no e non si ribella, cosa che Alessandro Gassman, interprete di Stefano, il marito della protagonista, non sente appartenergli: "Ho sempre detto un eccesso di no: non sopporto ingiustizie e imposizioni e cerco il confronto diretto quotidianamente, anche su Twitter e i social. Questo è un paese che da troppo tempo fa quello che fa il mio personaggio nel film: finge di essere qualcosa che non è più da parecchio. Bisogna sempre dire quello che si pensa anche se non piacerà alla maggioranza".
Sul film invece Gassman ha un'idea chiara: "Non c'è un messaggio politico, ma sociale: è sicuramente coraggioso e necessario in questo momento. Sono molto coinvolto dal progetto, poi è chiaro che ognuno ha le sue idee politiche ma non fa parte del mio lavoro di attore parlare di questo".
Un finale amaro, ma che vuole comunicare speranza
Il finale è spiazzante, soprattutto perché per gran parte della sua durata il film è una commedia, per poi trasformarsi in dramma nella parte finale, che è quella raccontata nello spettacolo teatrale: "Ho fatto un film da commedia all'italiana, che ha un filo ben visibile che lega la commedia al dramma. Io seguo da sempre questo filo: a volte puoi portare i personaggi sopra le righe, come nei miei film precedenti, e quindi spingere più sul pedale della comicità, questa volta invece ho voluto seguire di più la verità. La qualità di quello che proponi non dipende dal dramma o dalla commedia, ma da quello che vuoi dire: c'è sempre un pensiero di fondo diffuso che dice che se un film è più drammatico allora è di maggior qualità, per me non è così. I personaggi a un certo punto arrivano all'Inferno e, forgiati da queste fiamme, cambiano: qualcosa dentro di loro muore, Luciana perde l'atteggiamento da pecora, che, nonostante il suo gesto estremo, può essere anche una cosa positiva, trasmettendo al figlio un senso di giustizia".
Regista e attrice, parlando in modo crudo della dignità di una persona che perde improvvisamente tutto, hanno cercato comunque di dare un messaggio di speranza: "Dignità è che uomini e donne abbiano le stesse opportunità: dovremmo ricordarci sempre che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, che tutti hanno diritto a un lavoro dignitoso, con cui vivere per quello che siamo" ha detto Bruno, continuando: "Luciana ha un momento di difficoltà quando gli esseri umani intorno a lei sono deludenti, non quando perde il lavoro: reagisce male quando suo marito la delude, quando un'amica la tradisce, quando si ritrova sola. Si va fuori di testa quando si perde l'umanità intorno: è l'anaffettività che uccide. Il messaggio che volevamo dare è: resistere nonostante tutto. Il piccolo Mario è la parte nuova del nostro paese, il futuro del nostro paese: vogliamo che sia libero e che corra con una maglietta rossa su un prato verde".