Una piccola cittadina del Sud Italia è alle prese con un periodo di profonda crisi economica, dopo la pandemia che ha messo in seria difficoltà l'Italia intera. E come se non bastasse gli abitanti si ritrovano a dover fare i conti con un numero incredibile di cartelle esattoriali, mandate loro da Equitù su iniziativa del sindaco, che cerca così illecitamente di fare i propri interessi e nascondere magagne assortite. Il politico ha infatti in ballo la candidatura alla segreteria del partito e non può permettersi passi falsi.
Come vi raccontiamo nella recensione di Gli attassati, a essere sommersi dalle tasse sono anche il giovane Emanuele, che gestisce un parrucchiere per cani, e Toni, che ha da poco fatto ritorno nel luogo natale dopo aver vissuto per anni a Milano. I due scoprono di essere legati in maniera del tutto imprevedibile e nonostante le evidenti differenze di vedute mettono in moto un folle piano con l'intento di rapinare la sede di Equitù, in modo da "rubare i loro stessi debiti". Approntano una squadra ad hoc per completare il colpo nel miglior modo possibile, ma la situazione come ovvio finirà per sfuggir loro di mano...
Questione di media
Hanno ottenuto successo presso il pubblico televisivo grazie alla loro partecipazione al programma comico Made in Sud e come tanti loro colleghi anche Tony Matranga ed Emanuele Minafò hanno tentato la fortuna sul grande schermo, dove hanno esordito da protagonisti con Un pugno di amici (2020), film che raccontava un'improbabile rapina. E anche in occasione de Gli attassati, ci troviamo di fronte a un qualcosa di concettualmente molto simile: una nuova operazione che cerca di sfruttare l'alchimia della coppia, in una sorta di raffazzonata e improbabile versione contemporanea de I soliti ignoti (1958), con tutte le differenze di ambizioni e intenti sociologici rispetto al capolavoro di Mario Monicelli. Ecco così un team improbabile, che nelle sue fasi finali arriva a contare ben undici partecipanti - come in Ocean's Eleven (2001), tiene a ribadire Emanuele - ognuno con le sue distintive peculiarità: dall'anziano professore alle gemelle zingare e sexy, fino naturalmente ai due protagonisti. Uno da anni sradicato dalle sue origini, da permettere così gag sulle idiosincrasie culturali tra nord e sud, l'altro invece fin troppo schiavo delle leggi archetipiche: il classico gioco degli opposti a servizio della commedia popolare.
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Chi più ne ha più ne metta
E popolare Gli attassati lo è nel senso stretto della parola, o perché no anche populista quando rappresenta nel nemico lo stato, in questo caso nelle sembianze della fittizia Equitù, omologa della tanto vituperata Equitalia. Rubare ai ricchi per dare ai poveri, tra inni nazionali e balli per le strade e ribaltoni più o meno esagitati all'insegna di una retorica facilista, priva in realtà di effettive sfumature. Il fatto che il personaggio di Emanuele sia un grande appassionato di cinema permette di inserire nei dialoghi numerosi citazioni a vari cult della Settima Arte, dalla saga action di Mission: Impossible a Tango & Cash (1989), da Braveheart - Cuore impavido (1995) ai western di Sergio Leone e così via: rimandi spesso gratuiti e poco affini con quanto sta accadendo in scena. D'altronde Gli attassati è un film parodico e involontario, nel senso che diventa ben presto una parodia di se stesso, sguazzando tra trash e banalità assortite.
Ridere per non piangere
Da membre della banda che vengono scelte soltanto perché "sono bone" a parenti zingari stereotipati su tipiche macchiette, dalle lettere hot scritte dalla compianta nonna a uno stuolo di cattivi paradossali, con lo Sceriffo e il Sindaco a vivere di eccessi non richiesti, l'ora e mezzo di visione diverte poco ed emoziona ancor meno, con qualsiasi discorso potenzialmente lucido sullo stato del nostro malridotto Paese soffocato dal vuoto narrativo. Certo, Gli attassati parte principalmente come film comico, ma anche in operazioni di questo tipo sarebbe sempre piacevole essere sorpresi da fiammate originali e diverse dal solito, tanto che ci riserviamo di consigliare la visione esclusivamente ai fan del duo siciliano, forse gli unici che potranno trovare dei motivi di interesse in questo guazzabuglio mal gestito.
Conclusioni
Vessati da tasse esagerate volute da un sindaco corrotto, due giovani di un piccolo paesino siciliano decidono di organizzare una rapina alla sede di Equitù, con l'obiettivo di rubare i loro stessi debiti, ma la situazione finirà per prendere una piega del tutto imprevista e paradossale... come vi abbiamo raccontato nella recensione de Gli attassati, ci vuole lucidità e arguzia per riflettere su vizi e virtù del popolo italiano tramite l'arma della commedia popolare e il film si perde purtroppo in un bicchier d'acqua, tra battute stantie, un citazionismo esasperato - e per lo più parlato - e un numero di personaggi senza arte né parte, a cominciare proprio dai protagonisti che hanno il volto del duo comico formato da Antonio Matranga ed Emanuele Minafò.
Perché ci piace
- Un paio di scene portano timide risate...
Cosa non va
- ... ma non si sa quanto per caso, data la pochezza della sceneggiatura e delle gag comiche.
- Un cast vario ma improbabile.
- Registicamente piatto.