Per il suo debutto alla regia, Germano Maccioni ha voluto realizzare una pellicola radicata nella sua terra, l'Emilia, ma capace di allargare la riflessione a una dimensione più astratta e universale. Al primo livello Gli asteroidi è un romanzo di formazione che racconta l'adolescenza problematica di tre ragazzi di provincia le cui famiglie sono state toccate dalla crisi economica, ma anche ideologica che la società italiana sta attraversando. Ma il film si discosta dal modello tradizionale realistico nello stile visivo quasi espressionista e nei toni da fiaba nera. Proprio questi elementi hanno permesso al film, in uscita a fine ottobre con Cinecittà Luce, di partecipare, unica pellicola italiana, al concorso internazionale del Festival di Locarno.
Parlando della genesi del film, Germano Maccioni spiega: "La mia idea iniziale era ispirarmi nei toni e temi alla fiaba. Io che sono spesso molto complicato stavolta volevo creare un'opera semplice in cui nascondere significati profondi che solo alcuni sapranno recepire. L'importante era fare un film a cuore aperto. Questa storia si svolge sulle materie economiche e ideologiche e spirituali, l'Emilia si prestava a questo tipo di analisi. La chiave favolistica si riflette nell'importanza di alcuni oggetti, presenti nel film, in particolare il violoncello che apparteneva al padre di Pietro, il protagonista, e che è presente nella storia come coadiuvante".
Pippo Delbono, orco ingombrante
Germano Maccioni ha scelto i suoi giovani protagonisti, tutti esordienti, nelle scuole della città metropolitana di Bologna. "Riccardo Frascari, che interpreta Pietro, e Nicolas Balotti, che veste i panni di Ivan, li ho trovati nelle scuole. Non ci interessava limitarci ai licei, abbiamo cercato nelle scuole disagiate, istituti professionali. Abbiamo organizzato un workshop di formazione all'interno di cinque scuole a cui hanno partecipato 125 ragazzi. Riccardo e Nicolas sono stati scelti e poi sono stati portati all'interno di un casting, ma alla fine ho confermato il mio giudizio su di loro e hanno ottenuto il ruolo". A fianco dei giovani interpreti spicca la presenza di Chiara Caselli, assente a Locarno, e del carismatico Pippo Delbono. "Pippo è un attore ingombrante" commenta Maccioni. "Vengo dal teatro e ho sempre ritenuto Pippo unico. Nel momento in cui cercavo l'orco della mia favola ho pensato a lui. L'orco non è semplicemente cattivo, ha molte sfaccettature. Pippo ha un modo animale di recitare, cattura l'attenzione su di sé. Affiancargli tre attori inesperti ha creato una strana alchimia".
Quando Pippo Delbono parla, lascia il segno. Il suo gusto per la provocazione è tangibile, interpellato sul film esclama: "Non ho letto la sceneggiatura, non lo faccio mai. Le sceneggiature le legge il mio assistente Pepe Robledo, mi fido di lui. A me non serve sapere cosa accade prima o dopo, mi serve stare nell'attimo. Mi piace che si definisca la mia recitazione animalesca, posso togliere la tecnica lavorando di sottrazione per vivere l'attimo. Ho sempre evitato le psicologie dell'attore, le trovo una degenerazione. Se devo colpire un uomo devo essere concentrato nel momento, lavorare col corpo, con gli occhi, non mi serve sapere se dopo vivrà o morirà. I grandi maestri Come Bergman, Antonioni, sul set non dicevano niente. Oggi ci sono i giovani che sono interessanti, hanno passione. Il lavoro dell'attore è darsi al 100% al servizio dello sguardo del regista. Mi piace quando non si capisce qualcosa di un film. Per un attore non è fondamentale capire, è fondamentale essere".
Sulle tracce di Antonioni
Gli asteroidi esplora il concetto secondo cui le colpe dei padri ricadono sui figli. Ugo, il pizzaiolo criminale, diventa il padre putativo di Ivan visto che il vero padre, un sindacalista in crisi, è assente. Quanto al padre di Pietro, si è suicidato lasciando la famiglia in un mare di debiti. Germano Maccioni illustra il tema che gli sta a cuore spiegando: "I figli sono costretti a pagare le colpe dei padri, questa citazione di Pasolini mi interessava molto così ho costruito un film maschile fatto di padri inadeguati e di figli fanno i conti con il loro karma". Per creare un correlato visivo della dimensione favolistica a cui il regista si è ispirato, è stato fatto un lavoro notevole sul piano visivo e sulle musiche creando uno stile astratto. "Abbiamo cercato di lavorare sulla luce creando le fasi visive della favola. Abbiamo pensato all'anamorfico e a luci molto piccole, poco disturbanti. E' stato importante fare il lavoro sulle location che ben conoscevamo. Anche l'autore delle musiche, Lorenzo Esposito Fornasari, viene dall'Emilia e ha scelto di mischiare suoni elettronici con archi e violoncello per richiamare una dimensione umana. Poi c'è stato il contributo della band Lo stato sociale, questa incursione pop è servita per raccontare in maniera più leggera l'atmosfera da balera in cui sono cresciuto. Nel film compare Moreno, che suonava con Raul Casadei. Per chi segue il liscio è una celebrità".
Tra le location emiliane ve n'è una che i cinefili più raffinati riconosceranno immediatamente, si tratta della Stazione radioastronomica di Medicina, una delle location centrali del film in quanto rifugio di Cosmic, ossessionato dall'astronomia. "Se vi recate nei paraggi di Medicina vedrete una cattedrale nel deserto che è la parabola del film" spiega Maccioni. "E' una stazione radioastronomica che ci ha ospitato per le riprese. Troppo tardi ho scoperto che Monica Vitti si aggirava lì in Deserto rosso, ma all'epoca non c'era ancora la parabola. E' una delle location più importanti, anche perché Antonioni è il mio maestro di riferimento e ho sempre guardato al suo cinema". L'ultima battuta spetta a Pippo Delbono che, parlando del suo impegno nella recitazione, punta il dito contro certi produttori. "Il cinema non deve destabilizzare, gli autori usano la sceneggiatura per capire subito se il film è nella norma, se incasserà. Poi non incassa lo stesso. I miei film girati col telefonino non girano perché non hanno distribuzione. Questo è un tempo di guerra, bisogna trovare un modo di essere attori lucidi, non perduti. L'attore deve essere un guerriero, è l'unico modo per combattere la mediocrità".