Un romanzo di formazione che profuma di sole e aranci. Dopo anni di gavetta Margherita Spampinato ce l'ha fatta celebrando la sua terra d'origine con uno struggente ritratto di una donna siciliana forte e indipendente raccontata attraverso gli occhi di un bambino. A interpretarla è l'82enne Aurora Quattrocchi, una vera e propria forza della natura, che abbiamo incontrato insieme alla regia al Festival di Locarno, dove Gioia mia è stato presentato in anteprima mondiale lo scorso agosto.
"Quello che vedete è tutto vero" ha rivelato Margherita Spampinato, soffermandosi sulla genesi della storia. "Paradossalmente ho dovuto smorzare alcuni aspetti per rendere il tutto più realistico perché a volte la realtà, quando la scrivi, non è credibile. Ma sono tutti episodi realmente accaduti, alcuni proprio nel mio palazzo. Inoltre, avendo un figlio della stessa età di Nico, conosco bene i loro pensieri, capisco i loro comportamenti e paure. Quando gli amici di mio figlio vengono a casa nostra è come stare al cinema".
Gli episodi contenuti nel film sono reali
E vero è il personaggio di Gela, magnificamente interpretato da Aurora Quattrocchi, ispirato alle cugine "signorine" della nonna di Margherita Spampinato. La regista ha usato il filtro della finzione per raccontare una storia che appartiene al suo passato personale e familiare a cui oggi è in grado di guardare con tenerezza e ironia. "Ogni estate venivo mandata un mese in Sicilia a casa delle cugine della nonna" rivela Spampinato. "Erano cattolicissime e credevano agli spiriti. Per me, abituata a vivere a Roma in una famiglia laica, razionale, era un mondo incredibile. I miei erano politicizzati, mia madre era una convinta femminista, ma quando andavo in Sicilia mi insegnavano le buone maniere e mi portavano in Chiesa".
Di questo corto circuito culturale fa parte anche la scelta di inserire una storia d'amore tra donne che Gela ricorda con nostalgia e rimpianto. Come rivela la regista: "Di episodi come questo ne ho visti un sacco, anche una delle mie zie ha avuto una storia simile. E i bambini lo percepiscono immediatamente. Se porto mio figlio a cena dove ci sono due persone che hanno una relazione dopo poco lo ha già capito".
Donne forti, bambini sensibili e... cani: lo strano cast di Gioia mia
In Gioia mia Margherita Spampinato ha cucito addosso ad Aurora Quattrocchi un personaggio difficile da dimenticare. Forte, volitiva, indipendente, a suo modo ironica, Gela è una donna del sud che rispetta gli stereotipi e al tempo stesso appare così al passo coi tempi e moderna. Merito della scrittura del film che "abbatte gli stereotipi", come spiega Quattrocchi, premiata a Locarno come miglior attrice. "Nico riesce a leggerle nel cuore. Forse lei aveva bisogno di parlare con qualcuno e lui è arrivato nel momento più difficile. Questa per me è una scelta coraggiosa. Mentre leggevo la sceneggiatura mi chiedevo 'Come fa un'anziana a confidarsi con un ragazzino?', ma in realtà è tutto molto spontaneo".
Aurora Quattrocchi loda poi il suo giovane co-protagonista Marco Fiore con cui non c'è stato bisogno di provare. "Tra noi c'è stato immediatamente feeling, ci capivamo al volo". Il casting per il ruolo di Nico è stato forse la parte più complessa, mentre Aurora Quattrocchi era già nella mente della regista in fase di scrittura. "Veniva a casa mia di continuo per farmi leggere le varie versioni del copione, non mi era mai capitato prima" rivela l'attrice, che poi ricorda l'altro scomodo co-protagonista, l'anziano cane di Gela, il carlino Frank. "Quando l'ho visto per la prima volta ho pensato 'Mamma mia, quanto è brutto'" ammette divertita Aurora Quattrocchi. Margherita Spampinato confessa che in un primo momento aveva pensato di fare un casting per il cane: _"Mi avevano proposto un jack russell molto carino, ma era tutto così folle. Alla fine è arrivato King, che era il cane dei produttori del film. Stava sempre con noi sul set, ma quando giravamo dovevamo allontanarlo per colpa della sua respirazione rumorosa".
Suggestiva, infine, la scelta della location, l'affollato caseggiato in cui vive Gela tra spiriti, bulletti e vicine di casa pie e devote. "Si tratta di un palazzo nobiliare di Trapani" spiega la regista. "Avevo fatto leggere lo script a un amico di Trapani che mi ha detto 'Ho il posto giusto'. Mi ha messo in contatto con la proprietaria che ha detto 'Questa sembra la mia infanzia, voglio che giriate il film qui dentro così mi resterà un ricordo di mio nonno'. Poi mi ha raccontato una serie di aneddoti sugli spiriti presenti nel palazzo che ho messo nel film. Forse sono stati proprio loro ad aiutarci a realizzarlo".