Gigi la legge, la recensione: sono un pirata, sono un signore, sono un vigile urbano

La recensione di Gigi la legge evidenzia le peculiarità della quarta regia di Alessandro Comodin, un docufilm in parte poliziesco, in parte storia d'amore, in parte noir incentrato su suo zio, Gigi il vigile urbano.

Gigi la legge, la recensione: sono un pirata, sono un signore, sono un vigile urbano

"Sono un pirata ed un signore, professionista dell'amore" cantava Julio Iglesias nel 1978. Il brano del latin lover spagnolo diventa la colonna sonora di Gigi la legge nella visione anarchica di Alessandro Comodin. Dopo il felice esordio col delicato L'estate di Giacomo, il friuliano Comodin ha perseguito la via di un cinema libero dal giogo della storia e della finzione, osservando la realtà e concentrandosi su ritratti di personaggi unici nella loro normalità. Come rivela la recensione di Gigi la legge, la sua quarta regia lo ha portato a rivolgersi al proprio nucleo familiare per raccontare la storia dello zio Gigi (Pier Luigi Mecchia), vigile urbano single amante della natura e delle donne.

Gigi La Legge Pier Luigi Mecchia Radio
Gigi la legge: Pier luigi Mecchia parla alla radio

Pur essendo scaturito da un lungo lavoro di pianificazione, Gigi la legge sembra fluire libero, privo di schemi e costrizioni. A dare il benvenuto allo spettatore, a pochi minuti dall'inizio, è una lunga sequenza notturna in cui Gigi battibecca col vicino, esasperato dalla sua avversione a potare le piante che gli invadono le recinzioni. Il paladino delle piante Gigi, immerso nella penombra del suo lussureggiante giardino, continua a dialogare polemicamente con una voce a cui non corrisponde alcun corpo, visto che Alessandro Comodin ci nega il controcampo. Al contrario, si permette di far durare il piano una decina di minuti durante i quali intravediamo poco o niente, ma ci gustiamo le invettive friulane tra i due vicini di casa liberando la fantasia per colmare i vuoti.

Un cinema libero, in cui il regista si inventa le sue regole

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Gigi la legge: Pier luigi Mecchia in una scena

Cinema svincolato dalle regole classiche, quello di Alessandro Comodin, non solo nella forma, ma anche nel contenuto narrativo. Il regista che "non si fida delle storie" gioca con lo spettatore creando un genere a cavallo tra documentario e docufiction dove, ad affiancare personaggi reali come lo zio Gigi e i suoi colleghi, spunta anche una (non) attrice, Ester Vergolini, scelta per interpretare la nuova collega vigilessa, Paola. Perché in realtà Alessandro Comodin non rinuncia alle regole, se le crea da solo. Il regista posiziona la sua telecamera lasciando che le cose avvengano, in libertà. Lo studio di carattere che è Gigi la legge, però, non funzionerebbe altrettanto bene senza la presenza di Pier Luigi Mecchia, la cui personalità dolce e spinosa al tempo stesso lo rende una figura incredibilmente cinematografica.

Gigi La Legge 2022 Ester Vergolini
Gigi la legge: il sorriso di Ester Vergolini

In un film in cui accade poco o niente, seguiamo Gigi al lavoro, nel suo ruolo di pubblico ufficiale al servizio dei concittadini. I lunghi pattugliamenti per le vie di San Michele al Tagliamento e nelle campagne circostanti, accompagnato dal collega di sempre, con cui intona Julio Iglesias, o con la new entry Paola, la novizia da introdurre nel suo territorio e da corteggiare di soppiatto, gli scambi di battute in friulano, il misterioso suicidio del cadavere rinvenuto sui binari che ha interrotto la circolazione, le full immersion nella natura seduto sulla sedia da giardino mentre si guarda intorno beato...
Sono questi i piccoli o grandi fatti del quotidiano che vanno a sostituire la distrazione della trama, invitando lo spettatore a concentrarsi su Gigi e sul suo ricco mondo interiore.

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Le campagne del Friuli: un luogo dell'anima

Gigi La Legge
Gigi la legge: Pier luigi Mecchia in una scena lungo i binari

Spiazzante per il grande pubblico, disabituato al minimalismo da decenni di cinema hollywoodiano tutto ritmo e tensione, Gigi la legge è un poliziesco sui generis che ha per protagonista un poliziotto buono, più incline a elargire raccomandazioni che a fare multe, ma anche una storia d'amore tra un uomo e la sua terra, la sua cittadina, le sue piante e i suoi colleghi (soprattutto le colleghe). Gigi la legge è un film che vive degli esterni, i campi soleggiati, il giardino carico di piante, le stradine polverose e semideserte, il placido andamento della vita in campagna. Alessandro Comodin confeziona una dichiarazione d'amore non solo allo zio, ma anche alla sua terra sfruttando la sua conoscenza dei luoghi per creare un'opera unica, profondamente regionale, ma capace di aprirsi all'esterno incuriosendo anche chi non conosce minimamente i luoghi del film.

Conclusioni

Come evidenzia la recensione di Gigi la legge, il film è un poliziesco sui generis che ha per protagonista un poliziotto buono, più incline a elargire raccomandazioni che a fare multe, ma anche una storia d'amore tra un uomo e la sua terra, la sua cittadina, le sue piante e i suoi colleghi (soprattutto le colleghe).

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • La dolcezza e la naturale predisposizione a stare sullo schermo rendono Gigi un personaggio da conoscere a tutti i costi.
  • L'uso delle location rende le rive del Tagliamento un luogo tutto da scoprire.
  • Il cinema di Alessandro Comodin non segue schemi precostituiti, ma sceglie un percorso unico.

Cosa non va

  • Al primo impatto la mancanza di una vera e propria trama rappresenta uno shock per lo spettatore medio.
  • I ritmi documentaristici appesantiscono la visione.