È stato il volto dei film più belli e divertenti di Mel Brooks, il partner sullo schermo di Richard Pryor e, per la fetta più giovane del pubblico, il capo di Will in Will & Grace. Jerome Silberman alias Gene Wilder, attore, sceneggiatore e scrittore, si è spento all'età di 83 anni, in seguito a complicazioni legate al morbo di Alzheimer. Con lui se ne va una pagina ricchissima di storia del cinema comico americano, una carriera durata quasi cinquant'anni (l'esordio, nel 1967, fu in Gangster Story) e fatta di grandi interpretazioni, sceneggiature e regie. Per ricordare un talento fuori dal comune, ecco cinque prove d'attore che rimarranno sempre impresse nei nostri cuori, in ordine cronologico di uscita dei film.
1. Leo Bloom (Per favore non toccate le vecchiette, 1968)
Dopo aver recitato a Broadway al fianco di Anne Bancroft, Wilder fece la conoscenza del di lei compagno, un certo Mel Brooks. Questi ritenne l'attore perfetto per un film che aveva appena finito di scrivere, e la sua fiducia fu ripagata con una nomination all'Oscar come miglior non protagonista. Nei panni di Leo Bloom, Wilder regala una performance piuttosto misurata che fa da perfetto contraltare agli eccessi dei suoi colleghi, in particolare Zero Mostel nel ruolo di Max Bialystock. Con quell'aria un po' stralunata e stracolma di bontà, Bloom è impossibile da disprezzare, anche quando decide di assecondare Max architettando una truffa colossale. L'unico rimpianto è che la versione musical sia arrivata molto più tardi: avremmo tanto voluto vedere Wilder cantare I Wanna Be a Producer.
2. Willy Wonka (Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, 1971)
Roald Dahl non amò particolarmente questo adattamento de La fabbrica di cioccolato, in parte perché spostò l'attenzione da Charlie, protagonista del libro, a Willy Wonka. Non che questo sia per forza un male, soprattutto quando l'eccentrico cioccolataio ha le fattezze di Wilder, capace di infondergli un misto di cattiveria, follia e gentilezza che, da un punto di vista recitativo, lo rende più interessante del Wonka puramente strambo di Johnny Depp. Certo, l'impatto culturale del personaggio è stato leggermente travisato tramite la sua trasformazione in un meme su internet, ma la performance di Wilder rimane una vera, costante fonte di gioia, con una frase in particolare che in questa occasione non può non essere ripetuta: "Venite con me e sarete in un mondo di pura immaginazione."
3. Jim alias Waco Kid (Mezzogiorno e mezzo di fuoco, 1974)
"Come ti chiami?", chiede Black Bart. La risposta: "Beh, il mio nome è Jim, ma quasi tutti mi chiamano... Jim." Basterebbe questo per farci amare alla follia il lavoro di Wilder nella parodia western di Mel Brooks, dove l'attore fa il verso al personaggio del cowboy alcolizzato con una grande performance fisica e verbale. Inizialmente Wilder doveva interpretare un altro personaggio, l'antagonista Hedley Lamarr, ma lui preferì la parte di Waco Kid, e gli siamo eternamente grati per questa scelta. Da notare che la parte fu offerta anche a John Wayne, il quale disse a Brooks "Non posso fare un film del genere, ma sarò il primo in fila per vederlo." Ci piace parecchio immaginare The Duke che muore dal ridere assistendo alle disavventure di Black Bart e Waco Kid, magari concordando con noi sul fatto che in mano ad un altro attore il personaggio di Jim non avrebbe avuto la stessa forza.
4. Dr. Frederick Frankenstein (Frankenstein Junior, 1974)
Terza ed ultima collaborazione con Brooks, seconda candidatura all'Oscar, ma questa volta come sceneggiatore. Ebbene sì, l'idea di parodiare Frankenstein fu farina del sacco di Wilder, che si cala perfettamente nei panni del nipote dello scienziato svizzero, dal quale preferisce prendere le distanze (difatti pronuncia il proprio cognome "Fronkenstiin"). Insieme al mitico Igor/Aigor di Marty Feldman forma il miglior duo comico di tutto il cinema di Brooks, con una serie di scambi di battute da antologia, su tutti il mitico momento "Lupo ululì, castello ululà". E se da un lato questo rappresenta il culmine della collaborazione fra Wilder e Brooks, e quindi il punto giusto dove interrompere amichevolmente il sodalizio, è difficile non chiedersi se gli ultimi lavori del regista, palesemente più deboli, avrebbero potuto beneficiare di una partecipazione del suo vecchio complice.
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5. Teddy Pierce (La signora in rosso, 1984)
Triplo Wilder, in veste di regista, sceneggiatore ed interprete per questo remake del francese Certi piccolissimi peccati. Gli amanti della musica lo ricorderanno forse soprattutto per aver vinto l'Oscar per la miglior canzone originale (I Just Called to Say I Love You, di Stevie Wonder), ma il vero punto di forza è l'interpretazione di Wilder nei panni di un uomo sposato che perde la testa per una donna vista per strada. Una performance strepitosa che lo vede anche al fianco della mai troppo compianta Gilda Radner, che dopo l'uscita del film divenne la sua terza moglie.