Garouden, la recensione: arti marziali e bestie scatenate nel nuovo anime targato Netflix

Vi parliamo di Garouden - The Way of The Lone Wolf, avvincente adattamento misto dei romanzi di Baku Yumemakura e dei manga di Jiro Taniguchi e Keisuke Itagaki che racconta un feroce scontro di stili per decretare il guerriero più forte del mondo.

Garouden, Juzo Fujimaki nella locandina della serie

Se amate e seguite Baki o Kengan Ashura su Netflix e siete a corto di arti marziali e adrenalina, Garouden - The Way of the Lone Wolf è l'anime che stavate aspettando. Tra romanzi e adattamenti manga, Garouden è una vera e propria opera di culto in Giappone, in circolazione da quasi 40 anni. Nasce in forma letteraria dalla mente dello scrittore Baku Yumemakura nel 1985 e già quattro anni dopo riceve la prima e storica trasposizione fumettistica ad opera del compianto Jiro Taniguchi, che all'epoca aveva a disposizione appena tre romanzi - su 18 - per convertire il racconto di Yumemakura in manga.

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Il protagonista in una scena

Un lavoro eccellente e idolatrato dagli appassionanti ma molto piccolo e piuttosto esiguo rispetto all'effettiva mole narrativa. Nel 1996 arriva però il nuovo manga di Keisuke Itagaki a tentare nuovamente la trasposizione di successo. L'opera del papà di Baki the Grippler riceve così una serializzazione più o meno fissa fino al 2010 passando da un editore all'altro, fino all'arrivo di una pausa indefinita che perdura ancora oggi. Un lavoro mastodontico ricco di tanti personaggi e differenti archi narrativi che il nuovo anime Netflix ha cercato di adattare confrontando il materiale letterario a quello manga, confezionando un prodotto avvincente ed esaltante nei limiti e nelle difficoltà dovute al miscellanea d'ispirazioni a cui rifarsi.

Una belva che ringhia dentro

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Una scena di lotta dell'anime

Protagonista principale dei romanzi e dei manga di Garouden è Bunshichi Tanba, un esperto lottatore di arti marziali che pratica il cosiddetto "dojo yaburi", girovagando in lungo e in largo per il Giappone alla ricerca dei più forti maestri da sfidare. Per un veloce e comodo parallelismo, è un po' lo stesso metodo adoperato dall'iconico Musashi Miyamoto di Vagabond per quanto riguarda l'arte della spada. In Garouden: The Way of the Lone Wolf, però, Bunshichi Tanba è appena una comparsa e la storia comincia prima ancora che quest'ultimo incontri il suo fedele e storico assistente e amico, Ryuji Kubo.

Il punto di vista fondamentale nell'anime è infatti quello di Juzo Fujimaki, discepolo della scuola Takemiya, feroce combattente e latitante in fuga per aver ucciso un uomo intrufolatosi nel dojo del suo maestro. La sua forza è talmente traboccante da riuscire a uccidere un orso a mani nude, sfruttando soltanto lo stile della sua arte marziale che trova il pieno compimento nel Re Tigre, una presa che unisce colpo, proiezione e sottomissione in una micidiale mossa finale.

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Un momento dell'anime di Netflix

È un lupo solitario che rifugge il corpo a corpo con altri umani per tenere a bada "la bestia che ha dentro", sempre pronta ad uscire, sempre pronta a combattere e uccidere. Dice: "Lo stile Takemiya è inciso nel DNA di ogni cellula del mio corpo, è tutto ciò che sono", e quella stessa scuola non esclude la morte di un avversario come extrema ratio d'imposizione. Juzo non è crudele o sadico e anzi rifugge la violenza fine a se stessa, arrivando a scegliere di evitare quando possibile ogni tipo di confronto. Coinvolto suo malgrado nei piani criminali della yakuza, Fujimaki si vede però costretto a prendere parte a un torneo clandestino all'ultimo sangue, dovendo sfidare avversari da tutto il mondo e dagli stili più disparati, dal pugilato al judo, dal sambo al krav maga, nel mentre di un acceso confronto con i suoi demoni interiori e la nascita di una grande rivalità.

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Questione di stili

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Una scena di Garouden

Garouden - The Way of the Lone Wolf è un prodotto efficace soprattutto per come sceglie di raccontare le dinamiche degli scontri tra i vari personaggi. In questo senso, si perde molta della funzionalità narrativa dei romanzi, da cui recupera storia e protagonisti senza però rispettarne tempi e struttura, e uguale fa con il manga di Itagaki, di cui disconosce persino l'iconico tratto artistico che è invece fedelissimo in Baki. Comprensibile, considerando la natura primaria dell'opera che va oltre il disegno, motivo che ha infatti spinto NAZ Studio (già dietro al riuscito Thermae Romae Novae) a ideare una caratterizzazione del tutto originale ed estranea tanto a Jiro Taniguchi quanto a Itagaki. Linee più morbide, tratti più occidentali (ricorda un po' il lavoro di Castlevania e Blood of Zeus), fisici scolpiti di muscoli senza essere distorti e scavati dall'ideale artistico di Itagaki. Tutti elementi che sfruttati nei combattimenti alimentano la potenza degli scontri, che pur essendo violenti ed espliciti cercano prima di tutto di raccontare l'arte marziale in senso strategico e strutturale, entrando nel vivo delle scelte dei lottatori, delle posizioni di attacco e difesa, delle qualità e dei punti deboli delle varie tecniche.

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Garouden: un frame della serie Netflix

È questa la fascinazione primaria e sicuramente più accattivante di Garouden: la capacità di rifarsi concretamente agli attacchi e alle arti marziali più conosciute al mondo, tentando di restituire il più realisticamente possibile e senza troppe esagerazioni la dimensione quasi sacra di una sfida a mani nude. È tutta questione di stili in Garouden, dal concept iniziale all'azione, che è inquadrata da una regia dinamica che tiene conto su tutto della leggibilità delle mosse. Peccato che l'intera prima parte dell'anime arranchi in una narrazione frettolosa dei protagonisti, inanellando situazioni e incontri spesso correlati con superficialità, senza un doveroso approfondimento e sorretta da animazioni adeguate ma mai sorprendenti. Dal quarto episodio si cambia poi registro fino alla fine, al netto di svariati ma necessari momenti introspettivi soprattutto relativi a Juzo, al suo passato e al suo presente. D'altronde resta un lupo solitario e questa trasposizione la sua malinconica e brutale ballata.

Conclusioni

In conclusione, Garouden - The Way of the Lone Wolf è una trasposizione anime che pur guardando ai romanzi e ai manga originali sceglie una strada narrativa inedita e focalizzata su uno degli avversari più noti e amati dei racconti. Un modo per concentrarsi su di una storia di redenzione estranea in verità al tracciato principale dell'opera, di cui la serie animata mantiene viva la passione per le arti marziali, che inquadra ed esalta con cognizione d'intenti al netto di una mancanza di sinergia con le parti più introspettive e narrative del prodotto.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Juzo Fujimaki è un anti-eroe/outsider di tutto rispetto.
  • Il rispetto e il realismo delle arti marziali.
  • La struttura e la leggibilità degli scontri.
  • Il combattimento finale.

Cosa non va

  • Il valore narrativo è purtroppo mediocre.
  • C'è un netto cambio di registro tra prima e seconda metà della serie.
  • Animazioni buone ma mai sorprendenti.