Gangs of Milano, recensione: la serie che ci mostra il lato oscuro della città da bere

Dove c'era Blocco 181 oggi c'è Gangs of Milano, uno show che ci riporta in un contesto specifico per riprenderlo e rielaborarlo, portando avanti le storie dei suoi protagonisti. Su Sky e in streaming solo su NOW.

Un'immagine di Gangs of Milano

Ci sono a volte sensazioni e temi così preponderanti da filtrare, per osmosi creativa, in più opere audiovisive più o meno nello stesso momento. Se in sala abbiamo il bellissimo La città proibita di Gabriele Mainetti che ci mostra una Roma multietnica, non è dissimile quanto accade in Gangs of Milano, che ci porta lontano dalla Milano da bere che imperversa in film e serie, quella della moda e degli affari a cui la serie Sky, in onda dal 21 marzo e in streaming solo su NOW, affianca la periferia, gli immigrati e chi vive ai margini della legalità, se non oltre di essi. In questo la serie, che prende le mosse produttive come seconda stagione di Blocco 181 ma finisce per guadagnarsi una identità propria, si rivela fin da subito più che interessante, perché sa parlare di oggi ed evocare i recenti fatti di cronaca, pur essendo stata scritta un anno e mezzo fa, come ci hanno raccontato gli autori.

Il tempo che cambia

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I protagonisti di Gangs of Milano

Gangs of Milano - Le nuove storie del blocco inizia alcuni anni dopo gli avvenimenti di Blocco 181 e il tempo, si sa, cambia gli equilibri. Ritroviamo quindi Bea, Ludo e Mahdi (Laura Osma, Alessandro Piavani, Andrea Dodero), ma la loro situazione nel Blocco non è quella che avevamo lasciato, anche perché una nuova realtà è intervenuto ad accrescere i conflitti e a contribuire all'alterazione dello status quo: la Kasba, una banda di ragazzi multietnica e fuori controllo. Alla guida della Kasba troviamo Zak e Nael (Fahd Triki e Noè Batita), due ventenni di origine araba che hanno mire ambiziose e vogliono farsi strada nella zona, passando il loro tempo tra microcriminalità e musica, tra scontri con la popolazione e trap.

In questo contesto di novità, Bea vive la responsabilità verso le donne della Misa, con la difficoltà di gestire il suo ruolo come Segundera, mentre Mahdi ha le sue grane nel comandare nel Blocco, soprattutto con l'arrivo delle nuove forze in gioco. Ludo si muove invece tra gli ambienti della Milano bene e soffre i fantasmi del proprio passato e la responsabilità di una tragica perdita, intenzionato a concretizzare un pericoloso piano di vendetta. È il contesto turbolento da cui ci si muove, che porta la situazione al Blocco a precipitare, con lo scontro tra Bea e Mahdi da superare quando Ludo ha bisogno di loro e porta le loro strada e unirsi nuovamente.

Il microcosmo di Gangs of Milano e il valore aggiunto di Salmo

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Salmo in una scena della serie

Un cammino che li porterà a incontrare nuovamente il personaggio di Snake, per il quale ritroviamo Salmo, presente sia in veste di attore che di supervisore musicale della serie: a lui è dedicato un sesto episodio che vanta la presenza anche di Alessandro Borghi e un approccio visivo e narrativo totalmente diverso. La presenza di Salmo è quindi un duplice valore aggiunto, sia per l'attenzione e la cura che porta alla componente musicale di Gangs of Milano, nella quale abbiamo visto un riflesso della contaminazione che troviamo anche nel contesto multietnico del racconto, sia come interprete. Il suo Snake e l'episodio che gli fa da cornice sono infatti il climax emotivo della serie, punto di arrivo di un percorso costruito fino a quel momento.

E per quel cammino il regista Ciro Visco ha scelto consapevolmente un approccio molto diverso da quella splendida parentesi che è il sesto episodio. L'approccio visivo di Gangs of Milano è quindi risultato di una scelta ragionata di realismo e immediatezza visiva, penalizzata probabilmente dal livello altalenante della recitazione: se alcuni degli interpreti sono a fuoco e in parte, sia tra i tre protagonisti e nelle due principali new entry della Kasba, non tutti quelli che li circondano riescono a contribuire in egual misura al risultato finale. Si definisce un microcosmo, si tratteggia un contesto in cui muovere le pedine, ma alcune di esse non lo fanno in modo efficace per tutta la durata del racconto. Un peccato, perché l'idea di proporre questo tipo di spaccato del contesto sociale di Milano ha molto senso e siamo curiosi di vedere se e come potrà essere portato avanti in futuro.

Uno sguardo originale su Milano

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Milano brucia nella serie Sky

Il vero punto di forza di Gangs of Milano è infatti nello sguardo a una Milano originale, quasi inedita, per l'audiovisivo nostrano, in cui il volto patinato e moderno della città degli affari si alterna a quello delle periferie, a quello di un contesto sociale che siamo abituati a vedere quando si parla di altre realtà del nostro territorio. Lo spaccato di una realtà in cui gli autori si muovono agili, proponendo una visione interessante e anticipando in scrittura quello che è diventato oggi attualità. Questo il vero punto di forza della serie, questo il valore aggiunto del cammino che ci porta da Blocco 181 a questi nuovi episodi. Tra alti e bassi, cose che funzionano e passaggi più confusi, è questo punto aspetto ad aver catalizzato la nostra attenzione nel corso della visione. Insieme a quel sesto episodio che ci riporta con eleganza nel mondo di Snake.

Conclusioni

Riuscita solo in parte, e in particolare nella splendida parentesi del sesto episodio su Snake, Gangs of Milano ha il merito di guardare alla città lombarda in maniera originale, portando avanti le storie di Blocco 181 con un legame sorprendente all'attualità che si è venuta a creare negli ultimi tempi. Peccato per la qualità altalenante della recitazione e per alcuni sviluppi più confusi, che lasciano delle perplessità.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Lo guardo originale a Milano.
  • Il sesto episodio e la sua unicità nel contesto serie.
  • La capacità di intercettare l'attualità sociale.
  • La musica, che rispecchia la stessa contaminazione messa in campo dalla società multietnica rappresentata.

Cosa non va

  • La qualità altalenante della recitazione.
  • Alcuni sviluppi appaiono un po' confusi.
  • L'approccio visivo, pur voluto e cercato, è meno convincente di quello scelto per il sesto episodio.