Prevedibilità e sorpresa. Possiamo dire che la prima stagione di Gangs of London, la serie targata Sky e creata dal regista Gareth Evans, si sia basata su questi due elementi per tutto il corso dei suoi nove episodi. Un duetto tra gli stereotipi della crime story e le inaspettate svolte narrative, tra un realismo palpabile e una violenza a tratti talmente disturbante da sfociare nel racconto pulp, un duello infinito che, nonostante i colpi di scena dell'ultimo episodio, è destinato a durare anche nel corso della seconda stagione. Gangs of London si è mostrata a noi come un ibrido particolare e riuscito, a volte adagiandosi su sé stessa, a volte riuscendo a creare sequenze memorabili (con l'eccezione di quell'incredibile ora televisiva dell'episodio 5), ma sempre con un chiaro intento: intrattenere lo spettatore, sconvolgerlo all'occasione e soprattutto sorprenderlo. L'ultimo episodio della stagione, con i suoi salti temporali, nuovi punti di vista e alcuni colpi di scena veramente inaspettati ha chiuso una larga fetta di storia lasciando irrisolte molte questioni. Tra nuove alleanze, personaggi misteriosi e morti eccellenti è il momento di fare il punto della situazione e mettere ordine con una spiegazione del finale di Gangs of London che possa rispondere alla domanda fondamentale: di cosa parla questa serie? Attenzione se non avete ancora visto l'ultima puntata della stagione: troverete spoiler , anche importanti.
Una famiglia frantumata
L'immagine di uno specchio frantumato dove viene riflessa, tra le crepe del vetro, la famiglia Wallace. Un'immagine mostrata più volte nel corso della stagione e che diventa il fulcro tematico dei nove episodi. La morte di Finn Wallace, capofamiglia con qualche scheletro nell'armadio e il desiderio segreto di cambiare vita, avvenuta quasi per caso, è stata la scintilla che ha dato inizio all'esplosione inesorabile, alla fine di ogni cosa così come era da anni. Non tanto per le attività criminali e l'organizzazione tra "gangs", quanto per la stessa famiglia Wallace. Ed è nella dimensione più intima e personale che Gangs of London svela la sua vera natura: un ritratto sulla fragilità dei legami famigliari, sulle relazioni interpersonali, sulla fiducia e sulla propria natura. La violenza esasperata (e disperata, come quella di Marion nell'episodio 6), una vita passata ad agire sotto traccia facendo attenzione a non mancare di rispetto a nessuno e con la paranoia di venire continuamente traditi: un mondo in cui la nuova generazione di Wallace, quella di Sean, Billy e Jacqueline, non si riconosce. La morte del padre non ha solo rivoluzionato i giochi di potere e i legami tra le famiglie dell'organizzazione (e forse quel potere che sembrava avere Finn, in realtà non l'aveva mai avuto), ma ha frantumato l'unione della stessa famiglia Wallace. Non è un caso che, in quest'ultimo episodio, i membri della famiglia siano separati: Billy in fuga con sua sorella, ma pronto a ritornare (e nella seconda stagione siamo sicuri tornerà per vendetta dando finalmente sfogo alla sua rabbia costantemente repressa); Marion a faccia a faccia con l'altro pater familias Ed Dumani; Sean nascosto in un hotel e alle prese con rivelazioni importanti che cambieranno per sempre il suo ruolo all'interno della serie.
Gangs of London, la recensione: una miscela di violenza e criminalità
La torre del potere
Anni di prodotti d'intrattenimento cinematografici e televisivi a tema gangster ci hanno abituato a riconoscere che, nell'infinita scacchiera di intrighi e giochi di potere, ogni re è in realtà il pedone di qualcun altro. Non ci sorprende, quindi, scoprire che Ed Dumani e il figlio Alex, a prima vista semplici consiglieri di fiducia di Finn e dei Wallace, in realtà cospiravano contro di loro per indebolirli. Non ci aspettavamo, invece, che anche loro fossero sottoposti a personalità ancora avvolte nel mistero e che vengono chiamate "Investitori". Alla fine dell'episodio 8, il palazzo di Londra, altissimo e nuovo, veniva distrutto simbolicamente da Sean per sancire definitivamente un nuovo inizio distante dal modus operandi del padre. L'inizio di un nuovo mondo in cui i figli avrebbero ereditato il potere dei padri, ma cancellandone la torre di potere. Tutto da ricostruire. Quello che è mancato a Sean (e che sembra essergli costato la vita) è stata una visione più ampia, paradossale da dire dato che spesso e volentieri abbiamo visto il personaggio osservare l'orizzonte e lo skyline di Londra, fin dalla primissima puntata in cui lo conoscevamo in cima a un grattacielo. Una visione più ampia che potesse anche solo mettergli la curiosità di scoprire se era il re della città o solamente il re del quartiere. La sua morte (anche se vogliamo essere un po' maliziosi e pensare che Elliott abbia colpito la guancia per non ucciderlo definitivamente) è il prezzo da pagare per la sua inesperienza. Non è la prima serie che racconta uno scontro generazionale destinato a lasciare sconfitti i figli (ne avevamo già parlato con Il trono di spade), segno che il vecchio mondo è ancora troppo potente e il nuovo ancora troppo debole per vincere. Una metafora delle difficoltà della generazione tra i due millenni: priva della possibilità di avere esperienza, di conoscere i trucchi del mestiere per potersi sostituire alla vecchia guardia e cambiare il mondo a loro misura. O, per meglio dire, Sean può distruggere il creato del padre, ma non ha la possibilità di costruire: sarà costretto a camminare sulle macerie.
L'incognita Elliott
Non c'è dubbio che Elliott sia il personaggio centrale di Gangs of London, quello a cui lo spettatore si è più legato e che, soprattutto nelle prime puntate, è stato il punto di riferimento per entrare in questo violento mondo criminale di Londra. Poliziotto sotto copertura, Elliott ha rischiato più volte di essere scoperto, ha giocato col fuoco innamorandosi della figlia di Dumani (che ha dimostrato un lato violento che non ci aspettavamo uccidendo a sangue freddo, con un colpo di fucile, Victoria Chung) ed è stato, infine, veramente scoperto da Sean che, però, lo vorrebbe con sé per i suoi piani. Sarà proprio Elliott a premere il grilletto, uccidere Sean e salvare Alexander Dumani, il protetto degli Investitori. Verrà torturato e infine rilasciato, ma senza essere completamente libero. Gli Investitori avranno ancora bisogno di lui. Un uomo che sembra abbandonare totalmente la divisa e il senso dell'onore che erano stati i punti fermi del suo carattere per tenere in salvo le persone che ama. Proprio quell'ultima telefonata al padre, ex pugile che era costretto a perdere gli incontri, ha il sapore di un addio: ora Elliott è un uomo che agisce nell'ombra e che è costretto ad abbandonare i legami, è diventato una pedina senza voce, imprevedibile proprio per non poter scegliere come comportarsi e come agire. Nella seconda stagione scopriremo se è il nostro eroe è solo costretto a eseguire degli ordini o se, per anni sotto copertura, qualcosa in lui si è rotto (ancora l'immagine delle crepe) e sta abbracciando la vita criminale.
Un cliffhanger per provare ad aggiustare
Sia chiaro, con questo titolo non ci riferiamo alla qualità della serie. Con alcuni bassi e incredibili alti, Gangs of London si è dimostrata una serie da seguire e su cui appassionarsi. Quello che vogliamo sottolineare, invece, è quell'ultima sequenza finale che capovolge ancora una volta il racconto. Nel corso della puntata avevamo visto Marion morire per mano di Ed Dumani, abbandonata sulla panchina di un cimitero. Una scelta che sanciva quasi definitivamente la fine della famiglia Wallace così come l'avevamo conosciuta se non che, proprio come ultima zampata di una serie che in più occasioni capovolge le nostre aspettative e - diciamocela tutta - anche gli eventi mostrati, scopriamo che Marion è ancora viva. Viene svegliata da Floriana, l'amante segreta di Finn diventata anche madre di un figlio di sangue Wallace. Avevamo assistito a una rabbia cieca di Marion dopo aver scoperto il tradimento del marito, ma quella che si prospetta una nuova alleanza tra le due donne può essere l'occasione di rivincita contro la famiglia Dumani e un'occasione per riappropriarsi di quel potere che sembrava essere assimilato dal nome Wallace. Questo finale di stagione ha chiuso il percorso di alcuni personaggi - pensiamo a Nasir e Asif Afridi - ma ha rivoluzionato le carte in tavola tra nuove alleanze, nuove minacce, nuove relazioni e personaggi cambiati nello spirito e nelle motivazioni. E noi non vediamo l'ora di addentrarci ancora una volta nella violenta, sconvolgente, sorprendente Londra criminale.