Un mondo diviso tra cielo e terra, due luoghi separati da un baratro, un salto nel vuoto riservato agli scarti. Sono queste le premesse di Gachiakuta, l'anime tratto dal manga di Kei Urana, che punta ad essere l'erede di uno dei Big 3 (One Piece, Naruto, Bleach) capi saldi dell'animazione giapponese, titoli dal successo planetario, probabilmente conosciuti anche da molti non appassionati. Un obiettivo molto ambizioso quindi che, però, potrebbe non essere poi così irraggiungibile viste quelle premesse che fanno di questa serie uno Shonen da manuale con però diversi guizzi narrativi, atti al renderlo riconoscibile e interessante. Questo anche per i temi trattati che sono profondi, complessi ma soprattutto incredibilmente attuali. Un'opera dal look estremamente pop che però sembrerebbe nascondere un'anima fatta di brutali consapevolezze e che potete trovare su Crunchyroll a partire dal 6 luglio.
Di cosa parla Gachiakuta?

Una città candida e luminosa dove ciò che non serve più viene gettato senza remore alcuna in un complesso sistema di smaltimento. È in questo sistema che si introduce Rudo, un ragazzino che ama dare una seconda possibilità agli oggetti, convinto che, con cura e dedizione, questi possano poi acquisire un'anima. Una specie di mago del second hand, attività qui però illegale e proprio per questo il ragazzo viene inseguito e ferito dagli agenti che lo trovano a rovistare tra i rifiuti. Fortunatamente Rudo riesce a scappare e a tornare oltre il muro che delimita una baraccopoli dove vengono esiliati, insieme alle loro famiglie, coloro che commettono un crimine.
La tranquillità però non dura molto: mentre varca la soglia di casa assiste alla scena dell'uccisione del padre adottivo da parte di uno sconosciuto mascherato, un losco individuo che fugge lasciando lì il giovane, così ingiustamente incolpato del delitto e gettato nel baratro, punizione suprema per chi si macchia di crimini gravi. La caduta viene attutita proprio da quei rifiuti che la città riversa indiscriminatamente verso il basso: una massa mastodontica di oggetti che a un certo punto prendono vita dando forma a giganteschi mostri fatti di rifiuti. Per salvarsi Rudo risveglierà un potere straordinario, facendo anche l'incontro di altri esseri umani sopravvissuti alle ostili condizioni del luogo.
Una forte critica sociale
Consumismo, scellerato sfruttamento delle risorse, disparità sociali, sono queste le tematiche che permeano in profondità i primi due episodi dell'anime. Un inizio incoraggiante che dimostra la volontà di mettere in scena quello che a tutti gli effetti è, sì, uno shonen classico ma che allo stesso tempo tenta di distinguersi dalla massa affrontando attraverso le vicende di un mondo distopico, argomenti incredibilmente attuali. Nel mondo di Gachiakuta possiamo vedere inevitabilmente riflesso il nostro con la sua sempre maggiore polarizzazione della ricchezza, lo sfruttamento incontrollato delle risorse e la conseguente produzione e accumulo di materiali di scarto, di beni di consumo che ben presto diventano spazzatura perché ritenuti obsoleti o danneggiati.

Il concetto, poi, che negli oggetti si possa infondere un'anima è tipico della tradizione e del folklore nipponico. Quando ci si prende cura di qualcosa ecco che quel qualcosa è in grado di restituire il favore simboleggiando che è la cura e l'amore per gli oggetti (o le persone) a costruire un circolo virtuoso che tende al bene, in netto contrasto con quelle cose che, lasciate a se stesse generano mostri. Il consumismo stesso genera mostruosità in grado di inghiottirci.
Un protagonista ancora acerbo

Per parlare con completezza dei personaggi dovremo aspettare qualche altro episodio ma, almeno per ora, Rudo ci appare come un protagonista interessante anche se piuttosto stereotipato: il classico ragazzino che scopre all'inizio della storia di avere poteri straordinari e che, proprio per questo, dovrà crescere e imparare ad usarli. Ci aspettiamo quindi una maturazione del personaggio nel corso dell'anime, attraverso il proseguimento del suo viaggio, dei plot twist e di una vendetta basata per ora su premesse acerbe.
Le animazioni che non deludono
A colpirci invece è stato lo stile grafico fatto di linee marcate e mutevoli e un character design accattivante che ribadiscono come Kei Urana sia, tra i nuovi autori, una delle più interessanti e promettenti nel panorama del fumetto orientale. Se poi tutto questo viene completato dai graffiti dell'artista Hideyoshi Andou e dalle animazioni dello studio Bones (Full Metal Alchemist: Brotherhood, Soul Eater, My Hero Academia e tanti altri) il risultato non può che essere buono. Anche se, ovviamente i primi due episodi sono principalmente introduttivi, la fluidità nei movimenti mentre il protagonista si arrampica su palazzi e sporgenze, in pieno stile parkour, o mentre combatte, non sono niente male e fanno ben sperare per una qualità complessiva della serie mediamente alta.

Insomma, le nostre prime impressioni su Gachiakuta si sono rivelate più che positive ma, per sapere se potrà entrare a far parte dell'Olimpo degli anime più celebrati e osannati a livello globale dovremo decisamente aspettare ancora. Dopotutto, non c'è fretta: da una storia che racconta gli outsider, che esprime con forza quanto sia importante l'unicità di ogni cosa, ci aspettiamo un percorso, almeno all'inizio, fuori da ogni schema o previsione.
Conclusioni
Gachiakuta è un anime interessante in grado di muovere, almeno nei primi due episodi, una critica efficace al consumismo sfrenato, alle disparità socieli e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse. Un’opera pop che punta ad un’eredità pesante ma che, allo stesso tempo, pur utilizzando i cliché del genere Shonen, riesce a risultare originale. Buone le animazioni dello studio Bones e il character design dei personaggi: accattivante con un tratto deciso e dinamico.
Perché ci piace
- Il character design dei personaggi.
- Le tematiche trattate, estremamente attuali.
- Il worldbuilding, ben pensato ed efficace.
Cosa non va
- Per ora rimane un po' troppo nella comfort zone del genere Shonen.