Si avvicina alla pausa invernale, che durerà fino a fine febbraio, la terza stagione di Fringe e lo fa proseguendo con la strada impostata sin dallo scorso settembre, alternando il percorso delle due Olivie nei due universi paralleli e portandone avanti le storie integrandole con storyline verticali autoconclusive ma capaci di arricchire il contesto in cui sono inserite: sia 6995 khz che The Abducted si presentano come casi da monster of the week, ma riescono a portare avanti o comunque arricchire alcuni aspetti della mitologia della stagione.
E' la conferma di una strada intrapresa ad inizio 2010 e fruttuosa in termini qualitativi più che quantitativi, considerando che l'appeal presso il pubblico televisivo USA è rimasto più o meno simile, con il solito forte incremento ricevuto con i dati provenienti dalle visioni successive a quelle nel suo timeslot originale.
E' un episodio che vede il ritorno dietro la macchina da presa di Joe Chappelle dopo la buona prova della premiere dello scorso settembre ed il ritorno ai testi di Robert Chiappetta & Glen Whitman, assenti dalla prima metà della stagione precedente, a dimostrazione di una compattezza raggiunta dallo show che permette anche a nuovi innesti e rientri di realizzare episodi ben integrati nella continuity. The Abducted vede l'esordio alla regia di Fringe per Chuck Russell (Nightmare 3 - I guerrieri del sogno, L'eliminatore, The Mask - da zero a mito, Il re scorpione), al servizio della sceneggiatura scritta da David Wilcox e Graham Roland che segue il ritorno di un rapitore seriale noto come Candyman a causa delle secrezioni di glucosio nel suo sudore. In questo caso il collegamento alla mitologia della serie è dato dall'identità di una delle sue vittime passate, il figlio del Broyles del mondo alternativo. E' un collegamento che permette di aggiungere sfumature ad un altro personaggio del mondo parallelo in cui l'agente Dunham è intrappolata e che dà modo a Lance Reddick di rappresentare sfaccettature diverse del suo personaggio.
Agente Broyles a parte, una linea narrativa importante dell'episodio è quella che segue Olivia, ormai consapevole di chi sia e di voler/dover tornare a casa; la sua è la tappa finale di un percorso, ancora una volta in compagnia del tassista Herny (Andre Royo) che la porta ad un nuovo tentativo di passare da un mondo all'altro, un nuovo tentativo riuscito solo per pochi istanti, il giusto necessario per lasciare un messaggio da consegnare a Peter Bishop, per un finale che lascia lo spettatore con un brivido ed in attesa del successivi Entrada e Marionette, che separano la serie dalla pausa natalizia.
Movieplayer.it
4.0/5