Fino alla metà della seconda stagione, ci siamo sempre detti perplessi dalla differenza, non tanto nella qualità, ma nell'appeal degli episodi autoconclusivi di Fringe rispetto a quelli integrati nella storyline principale della serie. Una perplessità che evidentemente ha colpito anche la produzione che sin dal winter finale di febbraio ha dato una maggior compattezza a quanto sta andando in onda in USA, integrando anche le storie più autonome nel flusso narrativo principale, che fa capo al segreto relativo all'origine di Peter.
Una nuova impostazione, raggiunta gradualmente e senza stravolgere quanto fatto in precedenza, che getta le basi per una terza stagione, già ordinata dalla Fox, che ci auguriamo possa aggirare il problema degli ascolti, sempre altalenanti a causa della grossa concorrenza del giovedì sera e quindi non direttamente dipendenti dalla qualità dello show.
Quello che sorprende degli ultimi due episodi andati in onda, The Man from the Other Side e Brown Betty, è quanto la serie sia giunta ad un livello di maturità tale da poter essere coerente con sè stessa anche in momenti così diversi tra loro ed apparentemente del tutto autonomi come il caso del secondo, realizzato per integrarsi nella settimana voluta dalla Fox per celebrare il successo di gLee.
L'idea di realizzare un musical basato su Fringe era al tempo stesso coraggiosa e pericolosa, ma il risultato non lascia i dubbi sull'efficacia dell'operazione: più che un vero e proprio musical, Brown Betty ha toni da noir che si sposano alla perfezione con il momento narrativo della serie.
I numeri musicali non sono molto numerosi, giusto il necessario per giustificarne la promozione in quanto episodio appartenente al genere, ma la realizzazione spicca per la cura dei dettagli, per l'efficacia della fusione tra un'ambientazione che strizza l'occhio agli anni '50 con l'inserimento di elementi tecnologici contemporanei. Un momento a sè nello sviluppo della serie e della stagione, ma nel pieno rispetto dei personaggi e del momento emotivo in cui si trovavano nel contesto di Fringe, soprattutto arrivando dopo il drammatico finale di The Man from the Other Side, che aveva visto Peter arrivare a comprendere quanto gli era stato tenuto nascosto proprio prima che il padre potesse trovare il momento giusto per confessarglielo di persona.I due momenti che vedono Joshua Jackson e John Noble faccia a faccia, all'inizio ed alla fine dell'episodio, ed i sentimenti opposti messi in scena, rendono giustizia alla bravura dei due attori, confermando quanto riescano con pochi sguardi e battute a rendere il complesso mondo emotivo dei loro personaggi.
I grandi passi avanti fatti dai due Bishop nel loro rapporto vengono annullati dalla scoperta di Peter e da ora in poi è tutto di nuovo in gioco. Dai comunicati relativi agli episodi successivi si evince che Jackson sarà presente, nonostante la fuga del suo personaggio, e ci sarà da vedere se gli autori sapranno gestire allo stesso modo le nuove dinamiche che si verranno a creare tra i personaggi.
Un ulteriore motivo di interesse sarà la figura del Segretario, figura misteriosa per cui Newton sta lavorando, che qualcosa ci fa pensare possa essere Walternate, il Walter dell'universo parallelo. Ma in attesa di saperne di più, attendiamo il doppio finale di stagione, Over There, che a detta degli autori riserverà un altro grosso twist che ci preparerà alla terza stagione.