Chi scrive non segue X Factor. Non conosce le regole, né i concorrenti. Non sa chi ha vinto lo scorso anno, né sente il bisogno impellente di scoprirlo. Un'ammissione propedeutica, al netto della propria idea nei confronti del talent targato Sky. Senza essere snob e con il più profondo rispetto verso il sacrosanto mondo dell'entertainment musicale, che accende il sogno di milioni di spettatori, oltre che dare lavoro a centinaia di persone impegnate dietro le quinte. Perché, ed è sempre bene ricordarlo, la tv, il cinema e l'intrattenimento devono essere considerati veri e propri lavori, alla stregua di altri. Anzi, addirittura, più di altri: provateci voi ad impegnarvi sette mesi l'anno di fila, lontani da casa, con orari assurdi perché i set, di certo, non hanno orari statali. Spesso, in Italia, ce lo scordiamo, e cataloghiamo questo mondo come un mondo di privilegiati.
Dunque, se è cronaca corrente, legata ad uno show televisivo che Movieplayer.it segue invece da sempre, chi non conosce X Factor si è sentito quasi in dovere di approfondire la propria empatia verso quella che è stata subito bollata come "una privilegiata impreparata, una che sta lì senza sapere che Ivan Graziani è morto trent'anni fa". Del resto, si sa, l'Italia è anche il più provinciale dei paesi europei. Un paese che tende a schierarsi, come se fosse una questione di tifo. C'è solo il bianco e c'è solo il nero. Le sfumature no, non esistono. Non si considera che Francesca Michielin - di cui, anche qui, chi scrive, ignora la discografia, ma ne apprezza il suo essere pop e colta allo stesso tempo (anche perché è una fan dei Red Hot Chili Peppers, di Damien Rice e di Taylor Swift!) - è un essere umano, prima di essere "una privilegiata". Non si accetta che "una privilegiata" possa sbagliare, e di conseguenza si è in diritto di denigrarla e ridicolizzarla, umiliandola come ha fatto Morgan, rincarando inutilmente la dose prima che Sky lo sollevasse dal ruolo di giudice.
Francesca Michielin e la bellezza di poter sbagliare (anzi, di fare una gaffe...)
La cronaca: nel bel mezzo della puntata - e no, non l'abbiamo rivista, ma solo il momento divenuto preparatorio per questo articolo - Morgan se la prende con Francesca Michielin, sottolineando l'errore fatto una settimana prima. In modo gratuito - è Morgan, as usual - provoca di nuovo la cantautrice, che si stringe in una smorfia che provateci voi a non abbracciarla come ha fatto Fabrizio Longobardi aka Il Solito Dandy. Da lì, fuoco, fiamme e Fedez che, stufo, "Morgan, ma non ti basta?", in difesa della Michielin, con cui ha collaborato diverse volte oltre X Factor (come per la hit Magnifico, questa sì, la conosciamo). Questi, più o meno, sono i fatti. Ora, pur non conoscendo il mondo di X Factor, volenti o nolenti siamo stati sommersi dall'affaire Morgan, appena licenziato dall'incarico. Allora, abbiamo rimesso insieme i pezzi di una questione divenuta nevralgica tanto da occupare i posti più alti dei quotidiani generalisti (com'è che dicevano in Boris? "Un paese di musichette mentre fuori c'è la morte").
Unendo i puntini, abbiamo avuto la prova provata, proprio grazie alla sparata di Morgan, e al disagio di Francesca Michielin: oggi sbagliare è inammissibile. Se sbagli, devi essere processato dalla voce della gogna pubblica, avallata da un popolo pronto a puntare il dito. Letteralmente. Perché la gogna diventano i social, le chat di Whatsapp, le opinioni enunciate e postate come fossero oro colato da chi non riesce ad andare oltre il tifo, le convinzioni. Da chi, magari insicuro, o magari troppo sicuro di sé, è convito che nella vita non si possano fare errori, e non si possano fare errori sul palco di X Factor.
Non si considera che sbagliare è la cosa più ovvia del mondo, che la pressione, ad alti livelli, è direttamente proporzionale agli errori su cui si può inciampare: quando Francesca Michielin è caduta nella gaffe di Graziani (perché poi gli errori, gravi e imperdonabili, sono ben altri, e quindi meglio chiamare le cose con il proprio nome!) non era di certo nella comodità della propria cameretta. Non era dietro uno smartphone a sentenziare inutili e noiosi giudizi. Anzi, era stretta tra le aspettative, nel mezzo di una scaletta da rispettare in diretta, con la regia in cuffia che parla e non la smette, con addosso un pubblico famelico pronto a sghignazzare come se fossimo in un'arena dell'antica Roma. E noi, che quotidianamente vi raccontiamo il cinema e la tv, conosciamo le regole del gioco, perciò scriviamo con cognizione di causa: questo è un mondo bellissimo, ma anche molto pericoloso.
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Schiavi della perfezione, e l'errore come una vergogna
Insomma, provate ad empatizzare con Francesca Michielin, provate a mettervi nei suoi panni. E se non ci riuscite, se proprio la vostra insindacabile opinione è intoccabile, allora forse non avete mai rischiato, non vi siete mai messi alla prova, consci di poter, appunto, cadere in errore. Schiavi di una noiosa perfezione. Come si può non ammettere (in primis verso voi stessi) che gli sbagli sono parte integrante, e parte integrante di quella società che oggi, infatti, tende categoricamente a rifiutarli? In fondo, il punto è proprio questo: la standardizzazione moderna di ogni aspetto della nostra vita, sbagli compresi. Non è ammesso cadere, non è ammesso mostrarsi imperfetti. Non è consentito cedere, mostrarsi vulnerabili, quando invece l'idea predominante si sposta verso l'apparenza e verso l'effimera perfezione.
"Una generazione triste piena di foto felici", qualcuno scriveva. Niente di più vero: se l'apparenza inganna, l'apparenza oggi ha soppiantato - ingannando - il senso assoluto delle cose, facendoci perdere la cosa più bella che abbiamo: la naturalezza. Abbiamo l'ossessione di apparire senza sbagliare, perché temiamo il giudizio altrui. Giudizi, spesso e volentieri, decantati da chi vive a metà (a proposito, vedete Il migliore dei mondi di Maccio Capatonda, capirete molto), da chi crede di sapere tutto, da chi trova godimento nell'aver avuto l'ultima parola sulla questione. Un circolo vizioso, un'esasperazione moderna frutto del nostro approccio verso l'apparenza, avallato da quei megafoni egocentrici chiamati social network. Esasperazione ed esagerazione (perché a riguardo abbiamo letto delle robe da far accapponare la nostra onestà intellettuale). Tutto questo per dire: non entriamo nel merito del licenziamento di Morgan da X Factor, e nemmeno ci importa più di tanto, ma una questione sì, quella è fondamentale: se bisogna schierarsi, allora siamo dalla parte di Francesca Michielin, perché sbagliare è la cosa più umana che possa esserci. Non saremmo noi senza i nostri sbagli, senza i nostri errori, senza i nostri intoppi. Non saremmo noi senza le nostre bellissime gaffe.