Direttamente dagli archivi di Shondaland, la prolifica casa di produzione di Shonda Rhimes, arriva in Italia una serie ancora inedita anche se monca. Come spiegheremo infatti nella recensione di For the People, dal 14 luglio su TIMVISION con le due stagioni inedite, la serie è stata cancellata qualche anno fa da ABC per ascolti non eccelsi.
In principio era il TGIT
For the People era stata pensata per rinfoltire il TGIT (Thank God It's Thursday, un gioco di parole con il modo di dire "Thank God It's Friday - Per fortuna è venerdì" negli Usa), ovvero la serata di programmazione del network di proprietà Disney capitanata dalla serie più seguita del canale e prodotta da Shondaland, Grey's Anatomy. A quest'ultima si sono affiancanti e susseguiti vari show, tra cui lo spin-off Station 19 tutt'ora in onda e Le regole del delitto perfetto con Viola Davis, gli unici ad aver tenuto banco rispetto ad altri durati poco o nulla, come Off the Map, The Catch e appunto For the People. Questo perché il legal drama creato da Paul William Davies e prodotto da Shonda Rhimes (che oramai produce solamente e non scrive, eccezion fatta per la recente Inventing Anna di Netflix) ripete le caratteristiche che hanno fatto la fortuna di Shondaland ma senza metterci qualcosa di davvero nuovo e originale.
Shonda Rhimes: "anatomia" di un successo costruito con impegno e intelligenza
Shondaland Style
For the People vuole raccontare la storia di sei giovanissimi avvocati, alla prima vera esperienza lavorativa, che si trovano a gestire casi federali di altissimo profilo. Sede principale delle vicende è il Tribunale del Distretto meridionale della Corte Federale di New York dove i promettenti avvocati devono dimostrare il loro valore ai propri superiori (Ben Shenkman e Hope Davis), trovandosi però a lavorare ai lati opposti della legge: infatti dopo il giuramento alcuni sono assegnati all'ufficio del procuratore, altri divengono difensori d'ufficio. I protagonisti sono però tutti (o quasi) caratterizzati come fin troppo ambiziosi, a partire dalle due protagoniste, le migliori amiche Sandra Bell (Britt Robertson, che sembra avere una "maledizione seriale" su di sé dopo la cancellazione anche di Life Unexpected e The Secret Circle) e Allison Adams (Jasmin Savoy Brown, che in Italia abbiamo conosciuto in Yellowjackets), dividono l'appartamento e lavorano per la difesa insieme al timido e di buon cuore Jay Simmons (Wesam Keesh). All'altra parte sono stati invece assegnati l'arrivista Leonard Knox (Rege-Jean Page, proprio lui il Duca di Bridgerton che già aveva avuto modo di ambientarsi a Shondaland), la pignola Kate Littlejohn (Susannah Flood) e Seth Oliver (Ben Rappaport), con cui Allison ha una relazione e dovranno capire come gestire questa nuova fase della loro vita.
Il tribunale è una giungla
Il concetto alla base della serie è che il tribunale è una vera e propria giungla fatta di squali e bisogna essere fin troppo sicuri di sé per farcela. Una metafora della vita e del passaggio da studenti a lavoratori, da giovani ad adulti. La prima scena capitanata da Tina Krissman (Anna Deavere Smith) e Nicholas Byrne (Vondie Curtis-Hall) sembra strizzare l'occhio fin troppo al pilot di Grey's Anatomy e a quelli di Richard e Miranda agli allora specializzandi appena arrivati. Una serie di schemi ripetuti che risultano solamente ridondanti, soprattutto se i personaggi sono più o meno tutti da un lato con poco appeal, dall'altro quasi detestabili. Non solo: anche l'idea del mescolare relazioni sentimentali e lavorative tra piani alti e piani bassi è trita e ritrita nello Shondaland, soprattutto per come viene gestita. I casi scelti per gli episodi sono ovviamente bandiera di una denuncia al sistema statunitense e alle tematiche care alla produzione e all'attualità, come il razzismo, l'omofobia e così via. Ma il risultato è solamente un insieme di mal amalgamati schemi e plot twist narrativi già utilizzati, dimenticabili alla fine della visione.
Conclusioni
Arrivati alla fine della recensione di For the People riassumiamo le caratteristiche che non hanno fatto la fortuna della serie: utilizzare il marchio di fabbrica Shondaland senza inserirci qualche elemento davvero innovativo, puntando tutto sulla poca umiltà dei protagonisti (che risultano così respingenti per lo spettatore) e su schemi narrativi triti e ritriti, come la mescolanza di relazioni sentimentali e professionali e le tematiche legate all’attualità.
Perché ci piace
- La metafora del tribunale come giungla così come la vita quotidiana
- Mescolare relazioni sentimentali e professionali, superiori e dipendenti, tematiche attuali…
Cosa non va
- …che risultano però tutti elementi già visti e non innovativi all’interno dello stile produttivo di Shonda Rhimes
- I protagonisti sono quasi tutti respingenti per lo spettatore