Sembra essere passata un po' in sordina Fondazione, la serie di fantascienza creata da David S. Goyer e tratta dalla saga di romanzi di fantascienza scritta da Isaac Asimov. Nonostante la straordinaria messa in scena che riesce a portare sul piccolo schermo un'operazione complessa e quasi impossibile (data la non immediatezza della storia) con un tripudio di effetti speciali capaci di dare forma a un universo affascinante e iperdettagliato, la serie disponibile su Apple Tv+ sembra non aver fatto presa al pubblico, almeno stando alle reazioni social. Un vero peccato. Perché nonostante questa presenza quasi invisibile, passata senza troppi proclami ma già rinnovata per una seconda stagione, Fondazione è uno dei prodotti audiovisivi più originali e stratificati dell'ultimo anno. In dieci puntate, in cui allo spettatore è stata richiesta una certa dose di pazienza, ben ricompensata, si è svolta una storia ambientata nel futuro, attraverso salti temporali inaspettati e colpi di scena imprevedibili, che sembra dialogare con il nostro presente. Arrivati per l'ultima volta ai titoli di coda si ha l'impressione che il finale di stagione abbia portato con sé un significato tutt'altro che banale.
La connessione
Il primo elemento che salta all'occhio, al di là degli intrighi narrativi legati al puro piacere del racconto è l'importanza che, nell'universo della serie, viene data agli esseri umani. Nonostante un forte richiamo ai calcoli matematici e alle leggi della scienza che trovano comunione all'interno della Psicostoria di Hari Seldon, ovvero la previsione del futuro solo in base a complesse operazioni matematiche, Fondazione trova la sua forza nella connessione. L'universo non è solo connesso attraverso il potere esercitato dall'Imperium di Cleon, ma proprio da un rapporto di cause e conseguenze che si ripercuote tra i diversi pianeti, i diversi credo religiosi e persino tra persone che, a prima vista, sono distanti, nel tempo e nello spazio. Connessioni tra i vivi e i morti, tra il passato, il presente e il futuro, tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale. La storia della Fondazione voluta da Hari Seldon è la voglia di dare voce a questa connessione di un coro di voci, ritornare alla moltitudine dopo anni in cui la voce del controllo è stata solo una: quella del tradizionale Imperatore, sempre uguale a sé stesso attraverso la clonazione. Una voce che vive grazie all'eco e che, come l'eco, è destinata a farsi sempre più flebile. Ambientato millenni nel futuro, l'universo di Fondazione rappresenta, mascherato da strati e strati di fiction, il nostro stesso pianeta, sempre più composto da voci diverse che ormai stanno cambiando la tradizione. Il futuro diventa specchio del presente. Il presente si connette a un futuro immaginato.
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La speranza
È curioso notare come la psicostoria sia portatrice di catastrofi e di rinnovato entusiasmo per la vita. Da una parte presuppone la fine dell'universo, la caduta definitiva di un lignaggio e, soprattutto, di un modo di vivere e concepire la vita. Dall'altro è il rinnovo stesso dell'esistenza, il motore che, benché programmato e quasi impossibile da modificare, sottolinea la forza del libero arbitrio umano. Fondazione, così come presuppone il titolo della serie e il progetto di Hari Seldon, vuol dire speranza. In un clima di rinnovato ottimismo, di fede e fiducia, la colonia vive non per migliorare il proprio presente e l'attuale condizione di vita, ma per porre le fondamenta del futuro. Sacrificano sé stessi per pensare a un universo migliore che non vivranno mai. Il loro pensiero è rivolto alle nuove generazioni. Sotto questa luce è davvero difficile non riuscire a rimanere abbagliati dal messaggio ricco di fiducia nel prossimo, proprio in un periodo storico in cui si pone sempre più l'accento sui confini da non oltrepassare e su una certa dose di xenofobia. Nell'ultimo episodio, attraverso la storia del matrimonio tra due civiltà diverse come gli Anacreon e Thespis, Hari Seldon riesce a costruire un rinnovato legame tra avversari, ricordando che la tradizione e la Storia sono scritte dai vincitori. Sta a ognuno di noi voler cambiare quei paletti predefiniti e dare vita a una storia nuova.
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Il salto nel buio
L'Imperium, enorme e potente. Un gigante troppo narcisista, impegnato ad osservare l'immagine comparsa davanti allo specchio. Un sistema destinato al fallimento. Fondazione è contro l'immobilismo. Bisogna cambiare, bisogna variare, bisogna rompere le tradizioni che fissano dei recinti. L'invito della serie è quello del progresso, che può avvenire solo rompendo certi sistemi ormai obsoleti che hanno soffocato la capacità di pensare al futuro. Come viene pronunciato da Salvor, prima di iniziare un viaggio nell'ignoto, serve coraggio. Il coraggio di compiere un vero e proprio salto nel buio, lasciandosi alle spalle le conferme ormai sin troppo noiose. La nascita, l'abbandono della casa e della famiglia, la voglia di scoprire, l'ottimismo del diventare coloni, lanciarsi nel cosmo alla ricerca di una sconosciuta: sono tutti momenti di un percorso chiamato vita che rinnovano costantemente il ruolo. Fondazione si fa così un vero racconto collettivo, non solo per la vastità di personaggi interessati, ma anche per la pluralità di identità che gli stessi rappresentano con il passare del tempo. In caso contrario si diventa come gli Imperatori, esseri potenti ma vuoti, incapaci persino di ricevere visioni divine, simboli di un immobilismo che non appartiene né al presente né al futuro. Come nelle migliori storie di fantascienza, la serie targata Apple Tv+ invita lo spettatore a guardare le meraviglie del possibile, portando un futuro remoto alla nostra portata.