Siamo stati costruiti per sopravvivere
Ve lo diciamo subito all'inizio della recensione di Fleishman a pezzi, la miniserie targata FX tratta dall'omonimo romanzo bestseller di Taffy Brodesser-Akner, che ha curato anche la versione televisiva, disponibile con tutti gli otto episodi in Italia il 22 febbraio in esclusiva su Disney+ nella sezione Star. Il richiamo a Woody Allen dal titolo e al suo Harry a pezzi non è un caso perché le suggestioni dello stile alleniano sono presenti in tutta la miniserie, insieme ad altre più millennial come la serie Love Life. Ma Fleishman a pezzi è davvero difficile da definire e da inscatolare in un solo contenitore, proviamo a vedere insieme perché.
Uomini a pezzi
Fleishman a pezzi (in originale Fleishman is in Trouble) è la storia di Toby Fleishman (un ottimo Jesse Eisenberg), quarantunenne neo-divorziato, che si tuffa nel nuovo (per lui) e sconosciuto mondo delle app di appuntamenti, scoprendo di ottenere un successo mai avuto in gioventù, ai tempi della scuola di medicina. Un punto per la sua autostima, da sempre claudicante. All'inizio di quella che doveva essere l'estate che darà inizio al nuovo corso della sua vita, però, accade un fatto insolito: la sua ex moglie, Rachel (una stratosferica Claire Danes) gli lascia i loro due bambini, Hannah (Meara Mahoney Gross) di 11 anni e Solly (Maxim Swinton) di 9, scomparendo senza dare ulteriori informazioni su quando si rifarà viva. È l'occasione per lui di fare un bilancio sulla propria vita e sugli eventi che lo hanno portato alla difficile situazione che sta vivendo. Complice il ritorno dei vecchi amici dell'università, Libby (una spumeggiante Lizzy Caplan) e Seth (Adam Brody, si chiama Seth anche qui avete letto bene), Fleishman dovrà capire cosa fare della propria vita, e nel frattempo proveranno a farlo anche i suoi amici che hanno le proprie vite da risolvere nella Grande Mela di oggi.
Jesse Eisenberg: da The Social Network a Lex Luthor, l'antidivo che ha conquistato Hollywood
Donne a pezzi
Libby ha lasciato il proprio lavoro da giornalista in una rivista sportiva (quindi un mondo di uomini, "ma non avrebbe potuto lavorare altrove") per fare la mamma casalinga nel New Jersey (quindi un po' fuori dalla city), sembra insoddisfatta della propria vita nonostante il marito amorevole che si ritrova (un riuscito Josh Radnor che sembra Ted dopo che ha trovato la Madre della sua storia). Seth è l'eterno single del gruppo, che lavora in una compagnia d'investimenti e sembra non riuscire o non voler avere una relazione seria e duratura, vedendo come sono finite quelle dei suoi amici. Tutto quello che vi abbiamo raccontato finora in realtà verrà smentito e ribaltato dagli episodi successivi, tanto da mettere in dubbio le certezze dello spettatore su che tipo di storia stia vedendo e soprattutto su chi sia incentrata per davvero. La voce narrante di Lizzy Caplan ci accompagna in modo scanzonato e sarcastico, come solo lei sa fare, nella vita di Libby, Toby, Seth, Rachel e degli altri personaggi che popolano una New York piena di possibilità ma allo stesso tempo una sorta di gabbia per i suoi abitanti. Soprattutto l'Upper East Side e le famiglie benestanti, che provocano un divario tra la felicità di Toby nel lavorare come medico specializzato nel fegato, che ha scelto la professione non per il denaro ma per aiutare le persone, e Rachel, agente teatrale che ha dovuto farsi da sola ed è estremamente ambiziosa.
Love Life 2, la recensione: una love story moderna più equilibrata e black
Amici a pezzi
Quella di Fleishman a pezzi è però anche una grande storia d'amicizia. Del trio Toby-Libby-Seth, delle amicizie che i tre (insieme a Rachel) si ritrovano a fare nella propria cerchia di giovani adulti e neo genitori, mentre il mondo là fuori sembra fagocitarli. Mentre prova a rispondere ad alcune domande esistenziali come "L'amore cambia da prima a dopo il matrimonio? Cos'è che fa davvero naufragare un rapporto e porta al divorzio? È inevitabile?". L'impressione guardando Fleishman a pezzi, complice il voice over di Libby, è quella di leggere un romanzo - infatti la serie come dicevamo è tratta da un libro - e Taffy Brodesser-Akner ha fatto davvero un lavoro puntuale nel trasferire in immagini ma soprattutto in dialoghi per il grande schermo il proprio lavoro cartaceo: il risultato è estremamente parlato, proprio come i film-fiume di Woody Allen.
Non è che detto che rimaniate soddisfatti dal finale, dato quante volte lo show cambia pelle e punto di vista nel corso degli otto episodi, ma vi farà sicuramente riflettere sulla generazione dei quarantenni di oggi, piena di insicurezze, dubbi, precarietà emotiva. Si concentra volutamente su una classe sociale benestante e agiata, che però non stona nel racconto e non provoca fastidio nello spettatore, che non è portato a giudicare e respingere i personaggi ma a provare a capire le loro motivazioni. Ma soprattutto porta alla luce tematiche attualissime come la depressione post-partum, la pressione sociale delle aspettative, la salute mentale, la religione e il mondo ebraico visti con occhio critico e caustico come solo gli ebrei stessi sanno fare. In questo nell'applaudire il casting fatto e gli interpreti non possiamo non citare in particolare Claire Danes, che affronta un personaggio complesso e respingente donandogli molteplici sfaccettature. Il settimo episodio è particolarmente devastante e vi farà riflettere sul punto di vista con cui si racconta una storia e sui molteplici strati e significati delle scelte narrative di un autore.
Quindi Fleishman a pezzi è una commedia romantica? È un romanzo di formazione? È una satira sociale? È tutte queste cose e molte altre messe insieme, davvero più della somma delle sue parti, e non è detto che alla fine vi piaccia, ve lo diciamo sinceramente, ma sicuramente vi colpirà nel profondo portandovi a riflettere sulla vostra vita e magari farne un bilancio insieme ai protagonisti.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Fleishman a pezzi come l’abbiamo iniziata, ovvero ricordandovi che è davvero difficile definirla, categorizzarla per farvi capire se potrebbe piacervi o meno, ma è sicuramente meritevole di attenzione per le tematiche trattate, per gli interpreti in stato di grazia e per alcuni episodi particolarmente attuali e profondi.
Perché ci piace
- Le influenze alleniane e non solo presenti nella miniserie, dai personaggi all’ambientazione al tono del racconto.
- La voce narrante di Lizzy Caplan non è un mero vezzo aggiuntivo ma parte del tessuto narrativo.
- L’interpretazione di tutto il cast, con una menzione particolare a Claire Danes.
- Il settimo episodio è particolarmente attuale e intenso.
- È tante serie e tanti generi in una…
Cosa non va
- … forse troppi, cambiando continuamente pelle e prospettiva, e questo potrebbe destabilizzare gli spettatori.
- Il finale potrebbe lasciarvi perplessi e increduli.