A due anni dal film che gli ha regalato l'Oscar per la regia a soli 31 anni, La La Land, con First Man - Il primo uomo, nelle sale italiane dal 31 ottobre, Damien Chazelle torna a parlare di stelle, questa volta non quelle di Los Angeles ma dello spazio, raccontando la storia dell'astronauta Neil Armstrong, interpretato da Ryan Gosling.
Presentato in anteprima mondiale come film d'apertura della 75esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film - qui potete leggere la nostra recensione di First Man - Il primo uomo - è il racconto intimo di una delle più incredibili imprese compiute nella storia dell'umanità. Un aspetto interessante dei film ambientati nello spazio è che, più ci si allontana dalla Terra, più, per contrasto, riusciamo a capire chi siamo. Una possibilità narrativa che ha intrigato fin da subito Damien Chazelle, che abbiamo incontrato proprio alla Mostra di Venezia: "Credo che l'idea del viaggio sulla Luna abbia qualcosa di spirituale e mitologico: è un racconto di ricerca fondamentale. Sembra un mito anche se è successo davvero. Ero affascinato dal togliere tutti gli strati e scoprire la realtà dietro al mito: le persone che ci sono riuscite non si sentivano parte di un mito, entravano in queste piccole navicelle e si lanciavano nello spazio. Volevo capire la psicologia dietro a un comportamento del genere, per loro normale. E mi interessava cosa avesse lasciato quell'esperienza in qualcuno come Neil: quali risposte stesse cercando, se riguardassero la missione sulla Luna o no. Cosa abbia rappresentato per lui resta un mistero: è ciò che mi ha attirato maggiormente."
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Da La La Land a First Man: le varie sfumature del dolore
Se La La Land sfoggia toni sgargianti, First Man - Il primo uomo ha una palette cromatica tutta virata su blu e verdi, quasi a far apparire il Neil Armstrong di Ryan Gosling come un asteroide disperso nel vuoto, o filtrato attraverso il vetro di un acquario. Il finale di La La Land sono due anni che ci fa piangere, quello di First Man ci fa morire le lacrime in gola per quanto è potente: Chazelle ha un debole per chi è costretto ad affrontare sentimenti come la perdita e il dolore e riesce a trasformarli in qualcosa di grande valore: "L'ironia della storia di Neil è che era alimentato dal dolore e dalla perdita: credo che la maggior parte delle persone, me compreso, si sarebbe fatta distrarre o bloccare da ciò che ha vissuto lui, ma invece Neil era uno strano individuo che, dopo ogni fallimento, tornava più ostinato di prima. O almeno questa è la mia interpretazione della sua storia. Ciò che trovo toccante di questo film è che racconta l'elaborazione del lutto e del dolore di una persona che cerca di dare un posto a quelle emozioni, andando nel posto più lontano possibile dalla Terra, ma capisce che, per quanto lontano vada, non può soffocare quei sentimenti, non può sfuggire a quel tipo di dolore. C'è qualcosa in questa storia, quella di qualcuno che cerca, invano, di scappare da sentimenti schiaccianti, che ha commosso sia me che Ryan e ci ha fatto gettare le basi del personaggio."
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Damien Chazelle: l'uomo ossessionato dalle ossessioni
Andrew Neiman (Miles Teller), il batterista protagonista di Whiplash, Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling), gli aspiranti attrice e pianista di La La Land, ora Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna: Chazelle è ossessionato da chi ha delle ossessioni, quasi ne fosse dipendente. Gli abbiamo chiesto perché e la risposta è stata quasi una seduta di psicanalisi: "Forse è una qualità che a volte vedo in me stesso: mi fisso su un obiettivo e raccontare storie su questo aspetto mi dà la possibilità di analizzare pro e contro di questa ossessione. Per me è difficile analizzare me stesso: guardandomi dal prisma di un film come questo è più facile vedermi chiaramente. Quel tipo di ossessione ha aiutato Neil e, nel suo caso, è riuscito a camminare sulla Luna e a compiere un'impresa incredibile, che però gli è costata molto: volevo essere completamente onesto su questo nel film, non volevo indorare la pillola omettendo i sacrifici che ha richiesto, non solo per lui, ma anche per sua moglie e le persone che lo circondavano." In First Man - Il primo uomo scopriamo inoltre una passione di Armstrong rimasta inedita ai più, quella per i musical: "Visto? Come non amarlo? Abbiamo questo in comune!" ci ha risposto sorridendo il più giovane regista premio Oscar della storia.
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