Chi dice che Capodanno sia il momento dell'anno in cui tutto ci appare possibile, in cui la speranza per il futuro sembra concretizzarsi sotto i nostri occhi non ha mai visto i protagonisti del nuovo film di Alessandro Genovesi, Soap opera, scelto per inaugurare la nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, dove figura nella sezione Gala. Chiamati a raccolta dal regista milanese, Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis, Diego Abatantuono, Ale e Franz danno vita ad una notte di San Silvestro piena di colpi di scena.
Nello stesso palazzo, ovattato dalla neve, si incrociano le storie di Francesco, ancora innamorato della sua ex, di Paolo, alle prese con domande esistenziali profonde circa la sua sessualità e di Francesca (Elisa Sednaoui) il cui ex fidanzato si è appena suicidato. Ci sono anche Alice (Chiara Francini), stella di uno sceneggiato televisivo che ha una predilezione per gli uomini in divisa e i fratelli Gianni e Mario, conviventi forzati a causa di un incidente stradale che ha gravemente ferito uno dei due.
Dal teatro al cinema
Nato per essere una miniserie teatrale, Soap opera è stato poi completamente riscritto per il cinema, dov'è approdato grazie all'interessamento della Colorado Film e di Medusa che lo distribuirà, il prossimo 23 ottobre, in 450 copie. "Dalla prima stesura sono cambiate ovviamente molte cose, ma ho da subito coinvolto questi attori - ha spiegato Genovesi -, sono stato attore di teatro per oltre quindici anni e sono abituato all'idea della compagnia e a lavorare con persone familiari. Questa possibilità mi dà un vantaggio dal punto di vista umano, perché sono amici, e poi vantaggi artistici perché si riesce a cucire tutto su misura. E' un progetto a cui tenevo molto, molto personale".
Girato completamente nei teatri di posa di Cinecittà, in 35 mm, il film ha una matrice teatrale molto evidente nelle ambientazioni palesemente fittizie. Eppure a questo impianto così codificato, corrisponde, secondo il regista, un cuore emotivo altrettanto forte. "Mi interessava che il film fosse accogliente, quadi un luogo in cui tutti vorrebbero vivere - ha detto -, al di fuori delle case dei personaggi c'è freddo, ma dentro è caldo, accogliente appunto".
Una sfida per il pubblico
Con le sue ambientazioni colorate e iperrealistiche e le situazioni paradossali, Soap opera prova a distanziarsi dalle commedie popolari tout court. "Questo è il mio mondo, la mia ironia - ha spiegato-. E' un film molto semplice che ruota attorno all'amore; è una pellicola che ti consente di mettere dentro davvero tante cose. Non so se il pubblico sarà pronto ad accettare la sfida, posso dire quello che chiedo io quando vado al cinema, cioè essere proiettato in un mondo che non c'è, fatto di creatività e fantasia. Non sono amante del realismo se non nella recitazione. Anzi, per essere precisi non mi piace questo mondo e rappresentarlo al cinema mi sembra troppo. Non a caso i miei registi del cuore sono Michel Gondry, Spike Jonze e Charlie Kaufman".
Per Genovesi insomma la formula del successo è piuttosto precisa. "Visto che le commedie sono quelle che fanno guadagnare più soldi al botteghino, sarebbe ingiusto lavorare in maniera poco curata. Ecco perché ho fatto di tutto perché questo film non fosse sciatto a livello visivo e becero nel linguaggio. Ho rispetto per il pubblico. Chiamatelo pure coraggio, se volete, ma questo atteggiamento fa parte del mio lavoro".