Entra in sala leggermente teso! Ma i primi ed immediati complimenti e strette di mano amichevoli servono ad allentare l'ansia cresciuta nell'attesa di conoscere l'iniziale giudizio della stampa venuta a vedere La finestra di fronte . Ed il regista Ferzan Ozpetek può così promettere scherzosamente (?) di diminuire l'uso di ansiolitici e parlare a cuore aperto di questa sua "creatura" che non ha bisogno di particolare sostegno potendo camminare sulle sue sole gambe confidando nella potente forza di emozioni e sentimenti diretti e sinceri.
Come è nata l'idea di questa sua nuova storia? _ Ferzan Ozpetek _ : Anni fa incontrai vicino a Ponte Sisto un signore anziano, con i soldi in mano, che diceva di non sapere chi fosse. All'inizio pensai, come Giovanna, che fosse un imbroglione, ma lui mi disse che erano 30 anni che non usciva di casa ed era spaventato dalla città, dai suoi cambiamenti. In Davide la confusione ha la sua ragione di fondo nel senso di colpa per essere sopravvissuto al lager, diversamente da tanti altri. Da qui siamo partiti, io e Gianni Romoli, intrecciando questa storia con quella di una coppia piena di problemi. Lui s'occupa della scrittura vera e propria, io rileggo, correggo e Gianni subisce.
C'è molta attesa per questo suo nuovo film dopo il successo del bellissimo Le fate ignoranti.
_ Ferzan Ozpetek _ : E' vero ma posso dire che non ha influenzato il mio modo di lavorare: c'è sempre molto di me, della mia vita nelle storie che voglio raccontare. Ci sono poi le gioie, le risate e le lacrime di tutti i miei attori che insieme a me, sul set, costruiscono, giorno per giorno, le emozioni del film.
Nei suoi film ci sono quasi sempre personaggi in cerca della loro identità e circondati da un fascinoso mistero: perché questi temi ed atmosfere le interessano così tanto? _ Ferzan Ozpetek _ : Credo che sia comune a tutti la ricerca costante della propria identità così come il mistero stesso è il vero sapore della vita: uscire la mattina da casa ed andare incontro a tutti quei segnali misteriosi che ti possono cambiare la vita stessa è la grande magia della nostra esistenza quotidiana.
Ed invece da dove nasce la scelta di un tema così forte come il valore della memoria? _ Ferzan Ozpetek _ : Personalmente quando sto a casa mi capita spesso di pensare a quelle persone che prima l'hanno abitata... mi chiedo chissà quelle mura... quelle pareti di quanti momenti felici o tristi saranno stati testimoni. Ed in una città come Roma le mura sono impregnate di ricordi, di storie così ricche di valori ed energia che credo sia un patrimonio assolutamente da salvaguardare... ed oggi più che mai la memoria è molto utile!
Come ha lavorato con gli attori? _ Ferzan Ozpetek _ : Sinceramente quando ho scelto Raoul Bova mi sono arrivate vere lettere di protesta, che peraltro ancora conservo, di gente che mi accusava di essermi venduto... di essere diventato "commerciale". Invece io credo che sia un grande attore ma è pieno di paure... è come se avesse addosso un altro Raoul che necessariamente deve buttare via! All'inizio il suo timore di lasciarsi andare metteva in soggezione anche me ma quando siamo riusciti a creare un rispettoso clima di fiducia si è creato tra di noi un meraviglioso rapporto e sono certo che dopo questo film tutte le sue potenzialità verranno fuori. Con Giovanna Mezzogiorno invece abbiamo molto lavorato sulla sottrazione.... durante le prove tendeva a recitare ma io invece ho voluto puntare sui suoi meravigliosi occhi. E sul set tra di noi è nata un'intesa straordinaria: bastava semplicemente che ci guardassimo perché lei, prima che io glielo dicessi, sapeva esattamente quello che volevo da lei!
Che ricordo le è rimasto di Massimo Girotti? _ Ferzan Ozpetek _ : Ha illuminato tutto il set! La scena che più amo del film è quella in cui Giovanna scopre il numero che lui ha tatuato sul braccio. Lo sguardo di Massimo è struggente... è come se si vergognasse, come se si dispiacesse per essere sopravvissuto alle deportazioni. Non riesco a credere che Massimo non ci sia più.