Recensione Winx Club - Il segreto del Regno Perduto (2007)

Arriva il lungometraggio delle Winx, calibrato esclusivamente su un target preadolescenziale, che poco ha da dire, sul piano della fruizione in sala, ad un pubblico anche solo di poco più maturo.

Fatine under 10

Quelle nate dalla matita di Iginio Straffi non sono solo delle piccole eroine di una fortunata serie tv. No, le Winx in brevissimo tempo sono diventate molto di più. Un fumetto, una linea di prodotti per la scuola, un giocattolo con tutte le varianti del caso, una serie di trucchi per bambine.
Una gigantesca operazione di merchandising che ha innescato un vero e proprio fenomeno di costume tra i preadolescenti, anzi, tra le preadolescenti di oggi.
Non stupisce dunque che sarebbe arrivato prima o poi anche il lungometraggio, la pellicola ispirata al magico mondo delle fatine alla moda.
Così come non stupisce che la Rai, che detiene i diritti di proiezione delle opere di Straffi, sia intervenuta pesantemente nel finanziamento del progetto Winx - Il segreto del regno perduto, costato ben oltre i venti milioni di euro nel suo complesso, coinvolgendo, nelle varie fasi della lavorazione, più di 400 persone per vedere la propria stesura definitiva.

L'idea di Straffi, che sta alla base del lancio e del grande sforzo compiuto per la realizzazione del film, è quella di sfidare quelli che lui chiama "i primi della classe" nel mondo dell'animazione, vale a dire Dreamworks ma soprattutto Pixar, creando una sinergia di forze che abbia la sua base e il suo centro in Italia, ma che attragga talenti da tutto il mondo, con uno sguardo attento e curioso al panorama europeo.
Se la sfida che viene posta da Straffi si dispiega su un piano meramente tecnico, Winx esce dal paragone - ma c'è veramente bisogno di dirlo? - con le ossa rotte. Il 3D nel quale vengono riconvertite le fatine dalla bidimensione televisiva è assolutamente migliorabile. Si intravede un notevole sforzo legato alle ombre, agli elementi più delicati di questo tipo di animazioni come il drappeggio dei vestiti e i capelli, ma l'espressività dei personaggi è quasi nulla, e i movimenti e l'assemblaggio generale ancora macchinoso.

Bisogna purtroppo anche segnalare, cosa magari non rilevante per questo genere di lavori ma pur sempre indicatore importante di una certa cura del prodotto finito, una generale mancanza di script. Particolarissimi nomi di luoghi e personaggi si incrociano in un dettaglio esasperato, non supportato da un impianto narrativo degno di nota. Il bene contro il male, le fatine contro le streghe; questo, e poco, pochissimo altro, basta a descrivere quel che accade in un'ora e mezza, perduta in snodi narrativi non risolti o in raccordi improvvisati.

Si punta tutto su un pubblico preadolescenziale, nonostante il tentativo, del tutto naufragato, di Straffi di "fare un film anche per le mamme e i papà", chiudendo la porta a qualsiasi ulteriore livello di analisi o di fruibilità del prodotto.
Scelta che magari, a livello di budget (Winx - Il segreto del regno perduto viene distribuito in sala nella bellezza di 600 copie) e di incassi pagherà, e profumatamente, ma che non può non far storcere il naso, pur con tutte le attenuanti, sull'effettivo valore della pellicola, relegata ad un pubblico under 10 e all'alimentazione di un florido mondo commerciale d'intrattenimento per piccole aspiranti fatine.