Per il loro esordio cinematografico, Mine, hanno trasformato la Spagna nel deserto africano, hanno fatto fare degli scarponi giganti su misura per l'imponente piede di Armie Hammer, a cui hanno donato il primo ruolo da protagonista assoluto, e hanno fatto fruttare un budget limitato in modo che il film sembrasse molto più costoso: il risultato è stato il consenso di critica e pubblico, con una distribuzione che ha toccato diversi paesi del mondo.
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Classe 1980 e '81, Fabio Resinaro e Fabio Guaglione si godono il successo del loro primo film, per cui hanno ricevuto la nomination ai David di Donatello come migliori registi esordienti, e che presentano in questi giorni anche al pubblico di giovanissimi del Giffoni Film Festival, ma già pensano ai prossimi progetti. Una cosa che colpisce di loro è il rapporto che hanno con i social: si confrontano quotidianamente con il pubblico, con cui scambiano opinioni e foto delle locandine del film provenienti da ogni parte del mondo.
Registi 2.0: il rapporto diretto con il pubblico grazie ai social
È difficile immaginarsi registi come Stanley Kubrick dialogare in modo così diretto con il pubblico (Kubrick in effetti non è forse l'esempio migliore), secondo loro questo è un aspetto positivo? "Quando il film è uscito in Italia è stato interessante viverlo attraverso i social" ci ha detto Guaglione, continuando: "Ci scrivevano direttamente migliaia di persone e faceva effetto perché il film, avendo anche una sorta di messaggio, o comunque rivolgendo una domanda allo spettatore, ha portato all'arrivo di letture completamente differenti. Alcune testimonianze sono state anche molto toccanti: dei perfetti sconosciuti ci raccontavano le loro storie personali, a volte non proprio piacevoli, l'impatto quindi è stato potente. Fa strano vedere che un prodotto low budget, la post produzione è stata fatta praticamente in casa, sia arrivato nei cinema di tutto il mondo: Indonesia, Francia, Taiwan... ci mandano i dvd da diversi paesi insieme a delle torte tipiche del posto. È strano!". "Non ci aspettavamo che il messaggio del film fosse recepito in modo così personale da tante persone" ha ammesso Resinaro, spiegando meglio: "È stato sorprendente ma anche molto, molto piacevole".
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Ride, il nuovo progetto, e la "generazione Mazinga"
La nuova avventura dei due registi è Ride, che non dirigeranno, ma di cui cureranno la produzione insieme a Lucky Red e che hanno scritto insieme a Marco Sani: si tratta di un progetto particolare, interamente girato con delle GoPro, a riprova che questa nuova generazione di registi italiani ama sperimentare non solo generi ma anche tecniche narrative: "Ride non è la mossa classica che ci si poteva aspettare" ci ha confessato Guaglione, spiegando meglio: "È un film che abbiamo scritto e produrremo, insieme a Lucky Red, ma a dirigerlo sarà un esordiente, Jacopo Rondinelli, che ha fatto molti videoclip e spot pubblicitari. Noi seguiremo tutte le fasi di lavorazione. Il film è la fusione di più linguaggi: ci sono riprese sportive realizzate con le GoPro che raccontano una storia thriller con venature di fantascienza. Il film è il risultato di una contaminazione abbastanza inedita, forse non l'ha ancora fatta nessuno perché può venir fuori una cosa assurda... Non lo so! Noi proveremo a fare una cosa interessante e speriamo di inserirci ancora di più in quell'ondata di prodotti che sono frutto di quella generazione che è cresciuta a pane, cartoni animati giapponesi e fumetti americani: la fusione di questi linguaggi, cinema, fumetto e cartoni, è dovuta al fatto che adesso sta salendo al potere, tra virgolette, la generazione Mazinga, cioè i ragazzi che hanno amato un certo tipo di cose e ora le vogliono fare a loro volta. Siamo un insieme di persone che vuole fare ciò che ama".
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D'accordo Resinaro: "È un momento molto interessante: siamo bombardati dai social media, da YouTube, da questi filmati realizzati con un linguaggio nuovo. La nostra generazione ha vissuto la nascita di tutte queste nuove forme di comunicazione e contemporaneamente si porta dietro un bagaglio cinematografico più classico: noi stiamo tentando di fonderli in una nuova configurazione che è molto interessante. Ride è proprio un esempio di questo: da una parte ha il linguaggio action camera sportivo, che adesso va per la maggiore, inserito, per la prima volta, in uno schema di film di genere thriller con venature horror".