La Marvel Animation, la divisione dei Marvel Studios dedicata all'animazione, ha trovato una propria strada nel corso degli ultimi anni, inserendosi parallelamente ai prodotti live action nel Marvel Cinematic Universe. Dopo What If...?, I Am Groot, X-Men '97, Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, torniamo in terra africana con Eyes of Wakanda, dal 1° agosto su Disney+.

Dopo la presentazione al Festival Internazionale dell'Animazione di Annecy, ecco approdare in streaming un excursus interessante sulle potenzialità del linguaggio e del pretesto narrativo spionistico, che si allontana da Riri Williams, protagonista di Ironheart, per poi farcela ritrovare. Eyes of Wakanda è una parentesi con una sua identità, aspettando Marvel Zombies, l'atteso spin-off di What If...? tratta dall'omonima run fumettistica che arriverà ad ottobre.
Eyes of Wakanda: una spy story tutta africana

La serie animata Disney+ si presenta come una sorprendente spy story. È prodotta ancora una volta da Ryan Coogler, che ha dato vita al mondo di Black Panther e alla recente Ironheart, per uniformare il racconto, e diretta dal suo stretto collaboratore e storyboard artist, Todd Harris. I protagonisti? I cosiddetti Hatut Zaraze, una task force segretissima e volontaria dedita a mantenere il segreto sul Wakanda in giro per il mondo. La loro missione? Recuperare artefatti di Vibranio dai potenziali nemici che potrebbero fare un uso molto pericoloso di quel materiale così innovativo e prezioso, come abbiamo già scoperto all'interno del Marvel Cinematic Universe.
La nuova serie Marvel va in giro per lo spazio (e per il tempo)

In ognuno dei quattro episodi che formano Eyes of Wakanda i coraggiosi guerrieri protagonisti, di volta in volta diversi, non attraversano solamente il globo nelle loro missioni avventurose e sempre potenzialmente letali, ma anche le epoche storiche. Passiamo così dall'Alba degli Antichi Greci alla Guerra di Troia, fino alla Cina del 1400, per arrivare ad un passato/futuro distopico. Harris si è divertito a farci credere che alcune delle più grandi leggende e dei miti che accompagnano i libri di storia siano state in realtà influenzate da agenti segreti wakandiani sotto copertura.
Questi agenti sono sempre rimasti nell'ombra, proprio come lo Stato che li ha visti nascere e prima dell'apertura al mondo da parte di T'Challa alla fine di Black Panther. Per gli appassionati di mitologia e storia, questo stratagemma può sicuramente essere un suggestivo espediente per avvicinarsi al nuovo progetto Marvel (senza aspettarsi fedeltà storica, ovvio).
Un'animazione convincente (e dinamica)
Con le voci nella versione originale di Winnie Harlow, Cress Williams, Patricia Belcher, Larry Herron, Adam Gold, Lynn Whitfield, Jacques Colimon, Jona Xiao, Isaac Robinson-Smith, Gary Anthony Williams, Zeke Alton, Steve Toussaint e Anika Noni Rose, la serie animata propone un variegato mix di toni e colori non solo a livello di doppiaggio ma anche di messa in scena.

L'animazione è adulta e meno fotorealistica rispetto ai precedenti titoli. Fluida e a tratti pittorica, unisce tecnologia e antichità, proprio come il Wakanda stesso, testimoniando l'identità del progetto. Le sequenze d'azione cercano di sfruttare al meglio il linguaggio che hanno a disposizione, anche se a tratti possono risultare quasi superflue. Una testimonianza del precedente lavoro di Todd Harris nell'MCU e nella saga di John Wick.
Il messaggio finale della serie Disney+

Le missioni spionistiche di Eyes of Wakanda diventano, come spesso capita, un pretesto per parlare di altro. In questo caso si parla del ruolo di ognuno di noi, semplici cittadini, all'interno del grande disegno degli eventi. E si parla della bramosia, spesso immotivata, che si aggancia all'egocentrismo di un'umanità che ha scordato di fare la cosa giusta.
Conclusioni
Eyes of Wakanda è una serie animata che si divide tra passato, presente e futuro come le sue storie e missioni in giro per il mondo. Una parentesi suggestiva dopo Ironheart e prima di Marvel Zombies, che sfrutta bene i quattro periodi storici, utilizzando un’animazione dinamica e funzionale. Mescolando tradizione, folklore e visione futuristica in modo efficace, ci ricorda quanto siamo il risultato degli eventi del nostro passato.
Perché ci piace
- L’identità wakandiana alla base del racconto.
- I quattro periodi storici scelti.
- L’animazione utilizzata…
Cosa non va
- …che potrebbe lasciar perplesso qualcuno.
- Le libertà creative potrebbero infastidire i puristi storici.
- Alcune sequenze action possono risultare superflue.