Ora che è stato rinnovato per la stagione 2 e sono iniziate le riprese dei nuovi episodi, si continua a parlare di Extraordinary, la nuova comedy originale britannica di Disney+ dopo Wedding Season e la docu-serie Welcome to Wrexham. La serie, nata dalla penna universitaria di Emma Moran, ha fatto parlare di sé per il plot alla base della storia: in un presente futuristico tutti possiedono un potere, che sviluppano dopo aver compiuto 18 anni. Tutti tranne Jen, che 25enne non ha ancora avuto nessuna "rivelazione". La prima influenza che salta alla mente da questo incipit della trama è Encanto, sempre di produzione disneyana e sempre disponibile su Disney+. Ma come si associano i due prodotti audiovisivi? Sono davvero così simili oppure ci sono delle sostanziali differenze? Scopriamolo insieme in questo confronto Extraordinary vs Encanto.
In principio era Encanto...
Encanto è il 60° classico Disney, che proprio come il suo successore Strange World è stato maggiormente apprezzato quando è arrivato sulla piattaforma della Casa di Walt piuttosto che per l'uscita in sala, complice la pandemia ancora in corso a fine 2021. Diretto da Byron Howard e Jared Bush insieme a Charise Castro Smith, il film ha vinto l'Oscar, il Golden Globe e il BAFTA come Miglior film d'animazione. Ma di cosa parla? La famiglia Madrigal, a capo della cittadina al centro della storia, è per tradizione dotata di poteri magici, che sono presenti anche nella casita dove vivono. Poteri che sbocciano dopo i cinque anni e rendono speciale ognuno dei membri della famiglia, e soprattutto utile alla comunità. La povera Mirabel (Stephanie Beatriz), oramai quindicenne, è ancora senza poteri e senza una spiegazione a riguardo, e ogni volta che cerca di aiutare a modo proprio la famiglia, finisce per fare qualche danno.
I poteri sono quindi circoscritti ad un nucleo familiare che però funge da exemplum e soccorso per un intero villaggio. La capacità e il merito che ha avuto la pellicola è stata quella di riuscire a parlare di argomenti come la salute mentale (il personaggio di Bruno) e la pressione sociale (il personaggio di Luisa ma anche quello di Isabela). Il film provava infatti ad interrogarsi non tanto e non solo sul perché Mirabel non avesse i poteri - è il mistero che guida la trama e la sua risoluzione sarà legata all'aiuto del villaggio e dell'intera comunità, che non ha poteri ma non per questo è meno utile. Ma anche e soprattutto su chi era "speciale" e sentiva "tutto il peso del mondo sulle proprie spalle" come Luisa, senza poter mai fermarsi o dire che non si sentiva una persona adeguata o all'altezza delle aspettative che proprio quei poteri avevano creato. Una riflessione estremamente lucida proposta tra le righe, trattando temi maturi e complessi.
Encanto, il regista Byron Howard: "Il super potere della nostra eroina è l'empatia"
... oggi è Extraordinary
Arriviamo ad Extraordinary che allarga il bacino d'utenza, e quindi il punto di vista, della questione superpoteri. Qui è tutto il mondo - e non "solo" un nucleo familiare - a possederli, e anzi proprio perché lì ha tutto il mondo una volta compiuti diciott'anni, è diventata la nuova normalità. Si va così a normalizzare una situazione che era per pochi eletti. Ancora una volta protagonista è una ragazza goffa e indecisa, in questo caso Jen (Máiréad Tyers), venticinquenne senza alcun potere e senza alcun indizio del perché. Anche lei, come Mirabel per il cuginetto più piccolo, l'ultimo in famiglia a ricevere un potere, assiste al compleanno della sorella minore "perfetta in tutto": se la protagonista del classico Disney voleva sostenere e tranquillizzare il parente sulla buona riuscita dello svelamento delle capacità straordinarie, Jen è invidiosa e guarda alla sorella con disprezzo e invidia.
Rispetto a Mirabel, Jen è una persona molto più complessa e sfaccettata, che darà prova di avere un carattere poco altruista anche verso la propria migliore amica, Carrie. Quest'ultima è invece l'esempio lampante di quanto accada nel mondo ora che tutti sono speciali: lei ha il potere di parlare con i morti ma è molto timida e accondiscendente e quindi allo studio dove lavora viene "vista" e "usata" principalmente per il proprio potere, e non per quello che ha da dire come persona. Si è normalizzata una situazione che prima era per pochi eletti, ribaltando drasticamente il punto di vista. In questo caso una spiegazione e una risoluzione sul non-potere di Jen non l'abbiamo ancora avuta, ma confidiamo per questo nella seconda stagione ordinata e in corso di riprese.
Extraordinary, la recensione: essere straordinari in un mondo di persone straordinarie
Il bello di essere ordinari
Entrambi i prodotti quindi, tanto Encanto quanto Extraordinary, basano la propria filosofia sull'imparare ad essere ordinari in un mondo di persone straordinarie. Riuscire a comprendere che la normalità va bene, non è una brutta cosa, anzi riuscire ad essere sereni nell'essere normali è estremamente salutare. Può risultare però difficile nella società odierna, tutta basata sull'immagine e sul distinguersi dagli altri a tutti i costi, avere qualcosa di speciale e di unico dentro di noi. Che poi, a ben guardare, sia Mirabel che Jen sono "speciali" al contrario proprio perché sono le uniche nel loro mondo a non avere qualcosa che gli altri hanno.
Extraordinary, intervista al cast: "Avere un superpotere non ci completa come esseri umani"
Solo che in Encanto si tratta di un universo familiare, fatto di affetti e rapporti di sangue, e di un villaggio che conta in tutto e per tutto su di te. In Extraordinary invece è la società intera ad aspettarsi qualcosa che, se non glielo puoi dare, ti rende un reietto: tutti fanno finta che non sia importante, quando invece per loro lo è. C'è tutta una riflessione tra le righe non solo sulla pressione sociale ma sulla cultura di massa, su come si normalizzi qualcosa che era per pochi e quindi forse perda anche di significato, visto come vengono trattati i superpoteri nello show, che spesso diventano anche lavori per chi li possiede. Chissà se riusciremo mai ad imparare ad essere semplicemente noi stessi, ordinari e straordinari ognuno a modo proprio.