Dopo aver chiuso la sedicesima Festa del Cinema di Roma, Eternals è in sala dal 3 novembre: il film più filosofico del Marvel Cinematic Universe può contare sulla regia di Chloé Zhao, regista premiata quest'anno con l'Oscar per Nomadland. Gli Eterni del titolo sono degli esseri dai poteri straordinari mandati sulla Terra per proteggere gli esseri umani dai Devianti.
A interpretarli un cast stellare: Angelina Jolie è la guerriera Thena, Salma Hayek è Ajak, Gemma Chan Sersi, Richard Madden Ikaris. Ci sono poi Kingo (Kumail Nanjani), Sprite (Lia McHugh), Makkari (Lauren Ridloff), Druid (Barry Keoghan) e Gilgamesh (Don Lee). Kit Harington è invece Dane Withman, umano che si innamora di Sersi e non sa delle sue origini cosmiche.
Senso della vita, bene e male, progresso, amore e morte: Eternals è il film della Marvel che più si interroga su cosa voglia dire essere umani. Chloé Zhao, grande ammiratrice e amica di Terrence Malick, ha reso questo suo nuovo film il The Tree of Life del Marvel Cinematic Universe. Anche se si è ispirata molto anche a 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick: ce lo ha detto a Roma, dove l'abbiamo incontrata insieme a Victoria Alonso, vice-presidente dei Marvel Studios.
Intervista a Chloé Zhao e Victoria Alonso
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Eternals: il The Tree of Life del Marvel Cinematic Universe
Possiamo dire che questo film è il The Tree of Life del Marvel Cinematic Universe?
Chloé Zhao: Potete metterlo sul poster italiano? Vi prego! Farebbe molto felice anche Terry: non vede l'ora di guardare il film. Non oserei mai paragonare qualsiasi cosa che ho fatto a The Tree of Life! Ma grazie per averlo detto.
Kingo dice di amare i film grazie alle storie di Sprite. Quanto sono importanti le storie?
Chloé Zhao: Penso che l'arte della narrazione sia un diritto umano. Vedere raccontata la nostra storia, quelle degli altri e immedesimarci è cruciale per la sopravvivenza della nostra specie. È la ragione per cui l'Homo sapiens è diventato ciò che siamo: perché crediamo in cose che non esistono. Crediamo negli eroi ed è per questo che seguiamo qualcuno e collaboriamo.
Victoria Alonso: Le storie sono essenziali. Possiamo dire: siamo andati a cena. O possiamo dire: mio Dio, abbiamo guidato per questa strada di sampietrini e le luci erano color ambra. Poi siamo arrivati, dovevi scendere questi due piccoli gradini, c'erano tre tavoli lì e quattro di là, le persone ridevano, c'era la musica. Questo è raccontare una storia. All'improvviso quella cena è migliore. Puoi sentire il sapore della pasta in quel piatto. Possiamo dire: siamo andati a cena. Ma quando lo trasformi in un racconto è più ricco e bello. Penso sia ciò che ha fatto Chloé con questo film: prendere dei temi universali e trasformarli in una storia che li riunisce tutti in qualcosa in cui possiamo immedesimarci.
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Per i Celestiali ti sei ispirata alla cover dell'album dei Queen News of the World? Mi ci hanno fatto pensare.
Chloé Zhao: Mi piace quella cover, ma in realtà no. La base è ovviamente l'immaginazione selvaggia di Jack Kirby. E poi ci siamo fatti una domanda: qual è la tecnologia più avanzata dell'universo? E ci siamo ispirati a 2001: Odissea nello spazio e 3001: Odissea finale, in cui è descritto in modo specifico che la tecnologia più avanzata somiglierà alla natura. E probabilmente esisterà in forma minerale. Abbiamo pensato che Arishem sarebbe formato da questo materiale.
Una battuta del film è: "Questo ciclo violento deve finire". Penso che questo film sia rivoluzionario. Come si ferma questo ciclo violento? I film possono aiutare o no?
Victoria Alonso: Non puoi combattere la violenza con la violenza. Non la stai combattendo: ti stai difendendo. Ma puoi combattere la violenza con l'amore capendo che in quelle differenze c'è la ricchezza di ciò che siamo. Bisogna trovare uno strumento per combattere più forte. Pensa a come reagisci quando qualcuno ti si avvicina con un pugno: vai sulla difensiva. Nel momento in cui invece dai un abbraccio il corpo dell'altro si abbandona. È questa la battaglia. O perlomeno quella che voglio combattere io.
Chloé Zhao: Se invece pensiamo più in piccolo: a un trauma generazionale, come quello di chi ha vissuto un genocidio, o alla violenza all'interno di una famiglia, quando il figlio di quella famiglia vuole interrompere il ciclo, non lo fa mai accusando o ripetendo gli stessi errori, ma cercando di perdonare e di essere vulnerabile. È difficile affrontare il trauma ed esporsi. L'istinto è proteggerti e contrattaccare. Ma se vuoi rompere il ciclo la cosa più importante èessere vulnerabile, amare e perdonare.