Star Wars, Harry Potter, Il Signore degli Anelli: qualsiasi sia la vostra saga del cuore, esiste un'escape room ispirata a quei film. Perché non realizzare quindi una pellicola in cui una Escape Room è il cuore di tutto, così che poi possa diventare una vera e propria attrazione una volta usciti dalla sala? Questa idea, che sa molto di "inception", è venuta alla Original Film, che ha affidato ad Adam Robitel la regia di Escape Room, horror ambientato proprio in una serie di terrificanti stanze a tema. Tra i protagonisti del film, nelle sale italiane dal 14 marzo, anche Deborah Ann Woll, la vampira Jessica della serie tv True Blood e Karen Page in Daredevil.
Costato 9 milioni di dollari, il film, uscito in America a gennaio distribuito da Sony Pictures, al momento è a quota 133 milioni di incasso in tutto il mondo, candidandosi di diritto a potenziale capostipite di un nuovo franchise horror di successo. Ad augurarselo per primo, in questa intervista a Adam Robitel, è il proprio il regista del film, già autore di un'altra fortunata saga horror, Insidious: "Ogni stanza è un mondo a sé, le possibilità sono infinite: se il pubblico risponderà bene al film sarei felice di raccontare nuove storie e fare di Escape Room un franchise" ci ha detto al telefono.
Girato in Sudafrica ma ambientato a Chicago, Escape Room segue le disavventure di sei sconosciuti, Ben (Logan Miller), Zoey (Taylor Russell), Jason (Jay Ellis), Amanda (Deborah Ann Woll), Mike (Tyler Labine) e Danny (Nik Dodani), che si ritrovano, dopo aver ricevuto un invito sotto forma di puzzle, alla Minos Escape Room. Se riusciranno a risolvere tutti gli indovinelli potranno vincere 10mila dollari. Quello che inizialmente sembra un gioco, si rivela presto una gara per la sopravvivenza, con pericoli mortali, modellati su fobie e paure di ognuno di loro.
Escape room: thriller psicologico tra divertimento e horror
Nonostante le stanze presenti nel film - a proposito qui potete leggere la nostra recensione di Escape Room - siano congegnate alla perfezione, sia dal punto di vista visivo che di indovinelli, Adam Robitel prima di approcciarsi al film praticamente non le conosceva: "Prima del film non sapevo cosa fossero, ne ho provata qualcuna ma non sono molto bravo, il mio ragazzo invece sì: è capace di pensare molto velocemente. È stato bello vedere le persone partecipare a un' Escape Room ispirata al film, l'abbiamo allestita all'Escape Hotel per il junket americano." In certi momenti però le suggestioni di Escape Room, più che da stanze a tema, sembrano arrivare direttamente dai videogame: "Ormai il cinema deve fare i conti col mondo dei videogame, che ha una fetta di mercato sempre più grande e offre storie e personaggi molto interessanti."
Non solo intrattenimento però: ogni stanza riflette la psiche di uno dei protagonisti, dando una forma a paura e fobie. Uno degli aspetti più interessanti del film: "Per me era molto importante" ha ammesso il regista, proseguendo: "Maria Melnik, una degli sceneggiatori, ha dato spessore psicologico al tutto. Se fosse stato semplicemente un film in cui le persone morivano una dopo l'altra in una serie di stanze sarebbe stato un prodotto uguale a tutti gli altri. Invece ogni stanza ricorda il trauma che un personaggio ha subito. Per me la più spaventosa è sicuramente quella del fuoco: l'idea di bruciare vivo mi terrorizza."
Un altro aspetto molto interessante di Escape Room è l'utilizzo degli spazi: quanto è stato difficile girare in set così stretti con tutti quegli attori? "È stato una sfida e a volte faceva anche paura, soprattutto quando i miei attori hanno dovuto indossare delle maschere per via del fuoco e dei vapori. Per un regista è sempre una sfida sfruttare gli spazi al meglio in modo cinematografico: in questo film ancora di più."
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Il senso del gruppo e il bisogno di mettersi alla prova
Ognuno dei sei protagonisti ha un vissuto e un carattere differenti: un elemento molto interessante del film è come, in un contesto completamente diverso dalla quotidianità, una personalità che normalmente viene considerata forte all'interno delle escape room diventi invece debole, e viceversa: "Sulla carta il personaggio di Amanda sembra il più adatto a sopravvivere perché ha un addestramento militare, invece vediamo che nell'economia complessiva del gruppo non è così, perché pensa solo a se stessa. Per sopravvivere è fondamentale essere sempre presenti, pensare velocemente e adattarsi alle sfide quotidiane."
Ognuno dei protagonisti accetta di partecipare all'escape room perché si trova in un momento difficile della propria vita: a volte mettersi alla prova è l'unico modo per ricominciare da capo e dare una scossa alla nostra esistenza? Il regista è d'accordo: "A volte serve: la vita di tutti i giorni ci chiude dentro uno schema che si ripete. Ci alziamo, lavoriamo e così via. A volte bisogna mettersi alla prova. Soltanto quando siamo costretti a cambiare cambiamo veramente: quindi sfidarsi con qualcosa che ci mette paura, o che per noi rappresenta una sfida, è necessario per mantenerci vivi."
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Il cameo alla Hitckcoch tagliato e l'amore per Dracula
Dando un'occhiata al cast di Escape Room su Imdb è possibile vedere anche il nome del regista, che in passato è stato anche attore, nel ruolo di un certo Gabe. Che però non è nel film! Come mai ha deciso di tagliarsi? "È vero, risulto ancora accreditato ma ho dovuto tagliare il mio cameo. Se ci sarà un sequel magari la prossima volta lo inserirò sul serio." Sbirciando l'account Instagram di Adam Robitel abbiamo invece notato il suo amore per il personaggio di Dracula: gli piacerebbe dare una nuova interpretazione del Principe delle Tenebre, magari grazie a una serie tv? "Mi piace Dracula, ma sarebbe difficile dare una nuova interpretazione di un personaggio che è stato affrontato molte volte. Se potessi decidere, punterei l'occhio sull'aspetto della seduzione che si mescola all'horror, un elemento forse poco esplorato negli ultimi anni. Per quanto riguarda l'interprete ideale invece non saprei: è davvero difficile rispondere."