Il cinema, sempre di più, sempre più spesso, guarda indietro invece che guardare avanti. Si rifugia nelle certezze, nei tempi declinati al passato, in una dimensione - per certi versi - confortevole. O almeno, più confortevole rispetto al presente. Un viaggio nel tempo che scava nei ricordi felici ma, per notevole intuizione, come in questo caso, anche nei ricordi più oscuri. Quei ricordi che non ci fanno dormire la notte, tra le lenzuola e un soffitto che sembra crollare. Del resto, rielaborando (anzi, stravolgendo) il concetto di nostalgia, Marco Martani, che ha scritto il film traendolo liberamente dal testo teatrale Zero di Massimiliano Bruno, si tuffa nelle pieghe violente del tempo, ricordando, fin dal titolo, i giorni lontanissimi di quando Eravamo bambini.
Il film, presentato ad Alice nella Città, è infatti un mix di inflessioni, tenendo in piedi l'equilibrio di un thriller che si fa dramma umano, saldamente agganciato (più o meno) ad un approccio pop, sia nella scrittura sia nei colori scelti. Eravamo bambini è un revenge movie, ma anche un oggetto a sé stante, che gioca con gli incubi e con i personaggi, sottolineando un concetto vecchio ma sempre efficace: il passato torna sempre. Inutile scappare. Prima o poi bisogna fare i conti con le questioni lasciate in sospeso, costi quel che costi. Sarà questa la prerogativa del film di Martani, che con coraggio sceglie la strada più oscura, puntando dritto ad un notevole finale.
Eravamo bambini, la trama: fare i conti con il passato
Va detto che Eravamo bambini, nel suo andare avanti e indietro, ci mette un po' a carburare, facendoci entrare nel climax corale. Siamo in un paesino della costa calabra quando "Cacasotto" (Francesco Russo), così chiamato da tutto il paese, viene arrestato per aver minacciato un carabiniere. La dinamica è strana, anche perché il ragazzo viene beccato, da solo, in mezzo ad un bosco; in città lo conoscono tutti per la sua indole bonaria. Qualcosa non torna. Interrogato, si iniziamo a tirare le fila della storia, prestando sincera attenzione.
Il collegamento, allora, corre diretto con altri suoi amici, che non vedeva da anni, e ognuno alle prese con una vita complicata: Walter (Lorenzo Richelmy), Margherita (Lucrezia Guidone), Gianluca (Alessio Lapice), Andrea (Romano Reggiani). Ognuno di loro riceve un sms, avvisandoli che "il giorno è arrivato". Ma di che giorno parlano? Lo scopriremo, perché i cinque amici sono accumunati da un trauma insanabile a cui hanno assistito da ragazzini. Un trauma in qualche modo legato ad un altro amico, Peppino (Giancarlo Commare), figlio di un influente politico della zona.
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Un buon cast e un buon ritmo (grazie al montaggio)
Ed è quindi un trauma quello che fa implodere Eravamo bambini, tenuto sapientemente in sospeso dalla messa in scena, reggendosi poi grazie al sorprendente montaggio di Luciana Pandolfelli, capace di dare vigore alla sceneggiatura firmata da Martani e da Bruno. Il film funziona nella sua onestà di intenti e nel suo ritmo volutamente altalenante, mimetizzando le vite "interrotte" dei protagonisti, in qualche modo riprese grazie ad uno scopo comune, facendo sì che ci sia il giusto pretesto per raccontare l'inevitabilità della vita.
Più in generale, Eravamo bambini riesce a convincere pur non stravolgendo, bensì sfruttando al meglio sia il materiale narrativo di partenza sia l'approccio cinematografico (abbiamo parlato del montaggio, e citiamo anche la fotografia di Valerio Azzali), oltre ad essere poi supportato da un'ottima idea di casting. Da Lucrezia Guidone a Francesco Russo, fino a Lorenzo Richelmy, ogni interprete crede molto nel proprio personaggio, sovraccaricandolo il necessario ma, intanto, costruendolo in relazione alla coralità generale. Ci credono loro, e ci crediamo noi. Li affianchiamo, quasi accompagnandoli, in una resa dei conti altamente cinematografica, capace di enfatizzare il concetto di amicizia a qualunque costo, senza scendere a compromessi di un perdono che non fa parte del loro (e del nostro) mondo.
Conclusioni
Vero, pochi picchi narrativi, tuttavia, come scritto nella recensione, Eravamo bambini sfrutta al meglio il materiale originale a disposizione, giocando di montaggio e di climax, tenendo ben coeso il cast corale quanto il linguaggio generale, in bilico tra la tensione, il passato e il presente. Tutto, in chiave da thriller umano.
Perché ci piace
- Il cast, tutti in parte.
- Il montaggio.
- La storia, tra thriller e vendetta.
Cosa non va
- Pochi picchi narrativi.