Ennio Doris - C'è anche domani (no, il titolo non è una rivisitazione di C'è ancora domani), dietro il suo leitmotiv che segue una lunga agiografia, è a guardar bene un film che vuole esaltare il potere delle idee. Le idee coraggiose, che vanno contro le più nere aspettative, e che invece colgono in pieno lo spirito di un tempo in cui si poteva ancora credere nel talento. Dall'altra parte, quello diretto da Giacomo Campiotti, e tratto proprio da C'è anche domani, biografia datata 2014 ed edita da Sperling & Kupfer, è una sorta di biopic all'americana, costruita senza sbavature e, di conseguenza, sciolto da ogni tipo di guizzo narrativo. Che vuol dire? Inizia e prosegue lineare, sorreggendosi su diversi blocchi temporali che alternano appunto la storia di Ennio Doris.
La sfida, in questo caso, era rendere umana la figura di un banchiere: facile con una personalità come quella di Ennio Doris che, nel suo campo (e soprattutto in Italia), è riuscito in qualche modo a lasciare il segno puntando tutto sull'empatia (almeno a giudicare dal film di Campiotti). Tanto empatico da meritarsi un biopic? A quanto pare, sì. Effettivamente la costruzione generale, che ha ben poco a che fare con il grande schermo, ed è molto molto (molto) vicina al linguaggio del piccolo, punta tutto sui buoni sentimenti, sull'etica (ogni tanto ci vuole), sull'accessibilità linguistica, sul trasporto di una vicenda resa fiabesca (ma didascalica) dalla sceneggiatura di Campiotti, firmata insieme a Carlo Mazzotta e Roberto Vella.
Ennio Doris - C'è anche domani, il lato italiano del self-made-man
Il film sfrutta come base un anno socialmente ed economicamente complicato, il 2008. Dopo il crollo della Lehman Brothers la società Occidentale sprofondò in una profonda crisi. Una crisi che si riversò in particolar modo sui piccoli risparmiatori, e su coloro che avevano investito titoli e risparmi. Che fece, Doris, in quel momento? Innanzitutto il film di Giacomo Campiotti sfrutta il momento per andare indietro nel tempo, rintracciando sia il suo percorso professionale che quello personale: dalle campagne venete fino a Milano, le vendite porta a porta e poi le prime consulenze finanziarie e l'intuizione di sviluppare un progetto che strutturasse una rete nel settore del risparmio.
Da qui, l'aggancio con la Fininvest di Berlusconi: il suo Programma Italia diventerà nel 1994 Mediolanum, e poi nel 1997 Banca Mediolanum. Abbiamo riassunto in poche righe il capitolo centrale del film, che altera poi l'Ennio Doris lontano dalla scrivania: le sue radici, il rapporto con la terra, la visione collettiva del lavoro e, soprattutto, l'amore con Lina, che diventerà sua moglie. Ad interpretare Ennio Doris troviamo sia Massimo Ghini che Daniel Santantonio (oltre al piccolo Antonio Nicolai), mentre nel ruolo di Lina ecco prima Emma Benini e poi Lucrezia Lante della Rovere.
Ma con i soldi si può comprare tutto? Forse no...
Quindi, più fili temporali che si susseguono nelle due ore di durata. Una durata decisamente imponente che, va da sé, prova a contenere l'intero viaggio di Doris. Nemmeno a dirlo, il timing è una delle note dolenti del film: probabilmente un minutaggio più snello avrebbe reso il tutto più armonico, e non forzato dal punto di vista del racconto, comunque poco incisivo, e avvolto dalla classica patina del caso che, ahinoi, proprio non riesce a staccarsi dai biopic della nostra produzione audiovisiva. Se il cast poi convince (anche se il sempre bravo Massimo Ghini lo vediamo in scena relativamente poco), è la messa in scena che, spesso, si sfilaccia sotto un'estetica davvero troppo televisiva (la scelta di distribuirlo al cinema, in tre date evento, è discutibile) che, come può, e comunque spinta da una notevole partecipazione, dipinge l'epopea di un self-made-man all'italiana.
Intuizione, questa, che va oltre il personaggio narrato da Campiotti: Ennio Doris - C'è anche domani è infatti una sorta di affresco di quanto il talento sia spesso considerato pericoloso (da chi non lo ha, e da chi è poco lungimirante), in particolar modo quel talento capace di avvicinarsi alle persone, liberandosi dalle etichette (almeno a giudicare dal film) per umanizzare ciò che invece sembra ben poco umano: il denaro. Perché l'assonanza è abbastanza diretta, e risuona in una domanda che sembra aleggiare sul film: ma i soldi, possono davvero far la felicità? Senza ipocrisie risponderemo che aiutano, ma basandoci sull'impresa d'altri tempi di Ennio Doris (è di lui che si parla, in fondo) è altresì importante avere la giusta prospettiva dei propri mezzi, puntando sempre far la scelta migliore e, possibilmente, libera da interessi troppo alti. Stessa cosa vale cinema: magari un minor didascalismo e una minor enfatizzazione avrebbero reso Ennio Doris - C'è anche domani un biopic più libero e meno canonico.
Conclusioni
Appassionato, sentito, caldo, ma anche patinato e, a volte, didascalico. La storia vera di Ennio Doris diventa un film secondo lo sguardo di Giacomo Campiotti che, tra etica, talento e speranza, costruisce un biopic che segue i canoni classici e, purtroppo, eccessivamente televisivi. Se il cast funziona (da Massimo Ghini ad Emma Benini), funziona anche l'atmosfera fiabesca, nonostante la durata sia davvero esagerata e la patina generale affievolisca le buone intuizioni.
Perché ci piace
- Il cast.
- La soundtrack.
- Un film appassionato, che sprigiona fiducia.
Cosa non va
- Ma troppo televisivo!
- La durata.
- Diversi segmenti patinati e didascalici.