Emily in Paris 4, recensione della seconda parte: la svolta romana? Funziona a metà

Lily Collins e la sua Emily volano a Roma nella seconda parte delle quarta stagione. Il risultato: troppe svolte (e troppi cliché) in troppo poco tempo. In streaming su Netflix.

Lily Collins sulle scale di Piazza di Spagna.

I cliché esistono per un motivo.

Era partita col piede giusto la quarta stagione di Emily in Paris, disponibile su Netflix, proponendo gli stessi lati positivi e negativi che l'hanno sempre caratterizzata, ma ricordandosi maggiormente della propria identità comunicativa e mostrando finalmente la scelta sentimentale della protagonista dopo anni di indecisione. La divisione della stagione in due parti ci era sembrata un'idea altrettanto vincente, anche perché spezzava la narrazione in modo convincente, chiudendo alcune storyline e aprendone volutamente altre in modo equilibrato. Con le nuove cinque puntate, arrivate un mese dopo, dobbiamo purtroppo ricrederci.

Cinque episodi come se fossero cinque stagioni

Emily In Paris Eugenio Franceschini Lily Collins Scena Serie Tv Netflix
Eugenio Franceschini è Marcello

La trama delle puntate della seconda parte di Emily in Paris 4 non basterebbe a riempire un'unica annata. Il trasferimento temporaneo a Roma di parte del cast e relativi personaggi avviene in realtà solamente negli ultimi due episodi, mentre nei primi tre accade praticamente di tutto, e passano mesi (fin troppi) tra un accadimento e l'altro.

La fortuna continua ad arridere tutti i protagonisti, chiedendo una sospensione dell'incredulità davvero eccessiva: l'Agence Grateau ha mosso i primi passi ed ha appena iniziato a stabilizzarsi eppure ha i soldi per "regalare" a Emily Cooper (Lily Collins) un posto in prima classe per tornare a Chicago per le festività natalizie, con tanto di lounge & spa all'aeroporto, oltre che per tutti i suoi outfit. Lo stesso vale per Mindy (Ashley Park), che non ha tuttora i soldi per andare all'Eurovision insieme alla sua band ma si veste sempre impeccabilmente, complice il fidanzato ricco e inserito nel mondo della moda. Entrambe finiranno invischiate in triangoli amorosi tra vecchi e nuovi volti, in un rimescolamento romantico che fatica ad attecchire come "realistico".

Emily In Paris Quarta Stagione
Emily in Paris 4: Ashley Park in una scena a Roma

Emily però ha fatto la sua scelta, come sappiamo, ma è Camille (Camille Razat) ad insidiare l'amore tra la protagonista e Chef Gabriel (Lucas Bravo), rimasto senza Stella Michelin per il suo ristorante, con la sua finta gravidanza. Siamo alle festività natalizie e succederà praticamente di tutto in quel weekend, compreso l'arrivo di Genevieve (Thalia Besson), la figliastra del marito di Sylvie (Philippine Leroy-Beaulieu), mai nominata, pronta a passare le vacanze con la coppia a Parigi. La ragazza ha appena finito l'università eppure ha già ottenuto un colloquio nientemeno che con una collega di Sylvie. Apparentemente timida e impacciata, potrebbe diventare la nuova Emily in Paris... se quel ruolo non fosse già stato assegnato. Ci troviamo di fronte ad una sorta di reboot delle circostanze di base del serial, pronto a guardare al futuro lasciandosi aperta una porta: è proprio il finale ad averci sorpreso, paradossalmente, in positivo.

Emily in Paris: la fiera dell'ovvio?

Se i francesi si sono spesso lamentati di come Emily in Paris faceva apparire la loro capitale, potrebbe capitare lo stesso a noi italiani con le puntate girate a Roma. Citazioni e omaggi a Vacanze romane e Audrey Hepburn, l'immancabile Vespa Piaggio, gli scorci e le rovine romane, la carbonara e l'amatriciana: non manca davvero nulla nel menu di cliché e stereotipi serviti agli spettatori in rappresentanza del nostro Paese.

Non si può biasimare Darren Star in fondo perché è la sua visione da straniero americano, romantica e semplificata, come noi l'abbiamo a modo nostro verso gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, però, possiamo incolparlo di aver voluto mettere davvero troppa carne al fuoco anche rispetto alla prima parte: se ci ripensiamo un attimo, coppie sono scoppiate e si sono rimesse insieme, esperienze lavorative si sono concluse e se ne sono aperte di nuove, nel giro di dieci episodi da mezz'ora (eccezion fatta per l'ultimo, di durata maggiore): nonostante si tratti di una romantic comedy, non riusciamo davvero a crederci.

Emily in Paris 4, la recensione della prima parte: tra cilché e fascino, una stagione all'insegna delle scelte

Emily In Paris Quarta Stagione Raoul Bova
Raoul Bova è l'altra guest star italiana dei nuovi episodi

Apprezzabile però, ad esempio, il non aver sfruttato il nome del personaggio di Eugenio Franceschini (la guest star italiana insieme a Raoul Bova), ovvero Marcello, quando lui ed Emily visitano la fontana di Trevi, tappa immancabile per un turista, e il non aver inserito un'inspiegabile accento napoletano ma italiani che parlano bene l'inglese senza maccheronismi di sorta. È soprattutto il contrasto tra Sylvie ed Emily, sempre più aminemiche e sempre più divise tra lavoro e vita personale che fa emergere proprio questo dilemma e binomio delle persone in carriera che faticano a bilanciare gli aspetti della propria vita. Non solo come donne, ma proprio come esseri umani di qualunque sesso.

Conclusioni

Lavorare per vivere o vivere per lavorare? Questo è il dilemma, peccato che in Emily in Paris sembri non lavorare per davvero nessuno, o meglio ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Una telefonata ad hoc, un incontro fortuito, una coincidenza memorabile: tutto finisce sempre per il meglio per i nostri protagonisti, sempre pieni di risorse. In fondo la serie Netflix è proprio il comfort show da guardare spegnendo il cervello e accendendo il cuore, però forse anche quell'organo ha raggiunto il suo limite massimo di sospensione dell’incredulità. Dobbiamo però ammettere di esserci emozionati durante gli episodi romani, che ci hanno davvero lasciato a bocca aperta nell’epilogo, e ne riparleremo.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Lily Collins e il resto del cast, oramai affiatatissimi.
  • La serie continua ad essere una favola ad occhi aperti a livello visivo.
  • Il finale: ci ha scioccato.

Cosa non va

  • Una new entry insopportabile e prevedibile.
  • Troppi eventi (e stagioni) per soli cinque episodi!
  • Cliché e stereotipi: su Roma ci danno un po’ più fastidio.