A partire dal suo coming out, il 14 febbraio 2014, con un discorso commosso e appassionato ad una conferenza della Human Rights Campaign, Ellen Page è diventata uno dei volti simbolo della rivendicazione dei diritti degli omosessuali nel panorama hollywoodiano. A ventotto anni, Ellen Page è indentificata ancora oggi da gran parte del pubblico per il ruolo della pungente ragazza incinta di Juno, che nel 2007 riportò uno strepitoso successo iniziato proprio al Festival di Roma, dove ottenne il Marc'Aurelio d'Oro come miglior film.
Sono passati otto anni dal trionfo di Juno e dalla consacrazione di Ellen Page, candidata all'Oscar per la commedia di Jason Reitman. Oggi l'attrice canadese, nata in Nova Scotia, è di nuovo a Roma nella doppia veste di interprete e produttrice di uno dei titoli più attesi di questa decima edizione del Festival: Freeheld - Amore, giustizia, uguaglianza, il dramma tratto dall'omonimo documentario incentrato sulla battaglia condotta da Laurel Hester, una detective di polizia di New Jersey malata di cancro, e dalla sua compagna Stacie Andree. Fra il 2005 e il 2006, le due donne si impegnarono per veder riconosciuti i propri diritti al cospetto dei cinque freeholder, i rappresentanti della Contea di Ocean, affinché Stacie potesse usufruire della pensione della sua partner.
Nel film Stacie ha il volto di Ellen Page, mentre la sua compagna Laurel è impersonata da una grande attrice del calibro di Julianne Moore (anche lei una storica paladina per la causa LGBT); completano il cast Michael Shannon, Steve Carell e Josh Charles, mentre la sceneggiatura è firmata da Ron Nyswaner, già autore dello script di Philadelphia nel 1993. Al Festival in compagnia del regista Peter Sollett, Ellen Page ha parlato di Freeheld, in uscita nelle sale italiane il 5 novembre grazie a Videa, e ha spiegato come mai si è sentita così coinvolta in questo progetto, nella speranza che la portata emotiva del film possa contribuire ad infrangere il muro dell'intolleranza e a far compiere ulteriori passi avanti verso una completa uguaglianza fra eterosessuali e omosessuali.
Il cambiamento è in arrivo: Ellen Page e i diritti LGBT
Ellen, come ti sei accostata al ruolo di Stacie e quanto sei rimasta colpita, a livello personale, da questa drammatica vicenda?
Ellen Page: Per prepararmi a questo ruolo ho trascorso molto tempo con Stacie; ho visto molte volte il documentario Freeheld, ma passare del tempo con Stacie e parlare con lei è stato ancora più importante per comprendere la sua esperienza e cosa ha provato. Il documentario mi ha fatto piangere, è stato tristissimo prendere coscienza di quello che lei e Laurel hanno dovuto attraversare. Personalmente, mi sento molto vicina a storie riguardanti la lotta per i diritti.
Come hai scoperto la storia di Stacie e Laurel?
Ellen Page: Quando avevo ventun anni, i due produttori del film mi invitarono a vedere il documentario, proponendomi il ruolo di Stacie in un lungometraggio. Ho accettato immediatamente e sono stata coinvolta anche nella fase di produzione; purtroppo realizzare film drammatici, soprattutto se con protagoniste femminili, è sempre un processo molto lungo, quindi ci sono voluti diversi anni. Persone come Laurel e Stacie sono una grande fonte di ispirazione, e sono state anche loro ad aiutarmi a diventare una persona più libera e serena, prendendo le giuste decisioni.
Credi che Freeheld possa contribuire a risvegliare la coscienza delle persone, anche qui in Italia dove ancora manca un riconoscimento per le coppie gay?
Ellen Page: Lo spero davvero! In America la Corte Suprema ha approvato i matrimoni gay ed è stato un passo molto importante, ma per quanto riguarda i diritti c'è ancora parecchia strada da fare; per esempio, negli Stati Uniti in trentuno Stati ancora si può rischiare il licenziamento se si appartiene alla comunità LGBT. Ma del resto, fino a pochi decenni fa il diritto al matrimonio gay era un traguardo che si pensava irraggiungibile in America, e mi auguro che il film possa mostrare cosa significa davvero la discriminazione nella vita di un individuo. Se le persone si accorgessero di cosa vuol dire essere discriminati, magari cambierebbero idea sulla necessità di estendere i diritti a tutti. Gli effetti dell'intolleranza sono catastrofici, e un cambiamento in tal senso è solo questione di tempo.
Freeheld parla apertamente del problema dei diritti anche a livello professionale: per quanto ti riguarda, hai riscontrato casi analoghi nel mondo del cinema?
Ellen Page: All'inizio ero stata persuasa a non fare coming out per il bene della mia carriera, e non mi sentivo libera di essere me stessa. Però credo che le cose a Hollywood stiano progressivamente cambiando. E per quanto mi riguarda, dopo il coming out mi sento molto più libera e ispirata: è un evento che ha avuto un grande impatto sia sul mio lavoro sia sulla mia vita privata, e che considero totalmente positivo. Se più persone facessero coming out, sarebbe più facile abbattere le discriminazioni contro gli omosessuali.
I sogni di Ellen
Cosa puoi raccontarci della sua esperienza professionale accanto a Julianne Moore?
Ellen Page: Lavorare con Julianne è stato molto speciale. Non l'avevo mai incontrata di persona prima di Freeheld, ma Julianne è una persona davvero generosa e siamo riuscite subito a stabilire un profondo legame e a sviluppare una grande intimità. Julianne ha interpretato numerosi personaggi gay nella sua carriera e crede profondamente nell'uguaglianza, e penso che anche lei sia stata toccata dalla storia di Laurel e Stacie.
Dopo il suo coming out, si sente in qualche modo lei stessa una fonte d'ispirazione per la comunità gay?
Ellen Page: Ho incontrato molte persone che mi hanno detto di essere state aiutate dal coming out di una celebrità così giovane e con una grande visibilità pubblica. Sono felice di aver avuto la possibilità di aiutare altri giovani omosessuali, o anche persone più mature.
Cosa pensi dei gay pride, manifestazioni la cui utilità è spesso oggetto di discussione anche all'interno della comunità LGBT, come accade in parte anche all'interno di Freeheld?
Ellen Page: All'interno di ogni movimento ci sono diverse opinioni su strategie e metodi da adottare. Per quanto mi riguarda, io amo i gay pride, credo siano una splendida opportunità di esprimere se stessi, di divertirsi e di celebrare l'identità LGBT, soprattutto per chi è costretto a reprimere se stesso. Ma nell'attivisimo ci sono sempre punti di vista differenti, e il film rispecchia anche i contrasti sul modo migliore per portare avanti una battaglia per i diritti.
Pensi che nel tuo futuro professionale potrebbero esserci altri personaggi analoghi?
Ellen Page: Se leggo un copione e mi sento coinvolta ed eccitata, allora sento di voler far parte del film: un copione deve toccarmi a livello emotivo. Sì, senz'altro potrei tornare ad interpretare un personaggio omosessuale.
Freeheld è anche un film sui sogni: qual è il tuo sogno?
Ellen Page: È un sogno molto simile a quello di Stacie, d'altronde io sono una romantica: anche a me piacerebbe condividere la mia vita con qualcuno, e anch'io vorrei un cane!
La parola al regista
Peter, lavorare a Freeheld ti ha permesso di assumere una visione più consapevole sulla questione dei diritti della comunità LGBT?
Peter Sollett: Sono sempre stato a favore dell'uguaglianza dei diritti; avevo già un quadro generale di riferimento ma ho trascorso tre anni ad approfondire queste tematiche, anche stando a contatto con Stacie Andree, che è stata coinvolta nella lavorazione ed è una persona stupenda. Lavorare con Ellen, inoltre, è stata una grande ispirazione. Un film ti permette di calarti per due ore nei panni di qualcun altro, e quindi genera un'empatia fra i personaggi e lo spettatore: un'empatia da cui magari può nascere un sentimento di comprensione.
Quale peculiarità volevi conferire a una narrazione che è già stata portata sullo schermo nell'omonimo documentario?
Peter Sollett: La ragione per cui abbiamo realizzato Freeheld, dopo il documentario di Cynthia Wade premiato con l'Oscar, era quella di espandere la conoscenza di questa storia, raggiungendo un pubblico più vasto. Il documentario racconta le ultime settimane di vita di Laurel, mentre a me interessava mostrare anche la sua storia d'amore con Stacie fin dalle origini. Abbiamo sentito una profonda responsabilità nei confronti di Stacie e sono grato che abbia sostenuto il nostro film.
Cos'hai provato a dirigere Julianne Moore, specialmente dopo la sua performance in Still Alice, in cui era sempre alle prese con una malattia?
Peter Sollett: Julianne Moore è un'attrice magnifica ed è stato emozionante averla nel cast. Still Alice però è uscito al cinema mentre noi eravamo già nella fase di post-produzione di Freeheld, e lei ha vinto un meritatissimo Oscar per quel film, quindi quella performance non ha avuto un'influenza diretta sulla direzione scelta per il personaggio di Laurel.
Quali sono state le sequenze più coinvolgenti da realizzare?
Peter Sollett: Le scene più difficili da girare sono state quelle relative all'idillio della coppia: vedere Julianne ed Ellen recitare i loro ruoli nei momenti più romantici e felici, come durante il loro primo appuntamento nella scena sulla spiaggia, è stato molto malinconico, sapendo quale destino attendeva i due personaggi.
Com'è nata la collaborazione con Steve Carell, alle prese con un ruolo dai risvolti brillanti?
Peter Sollett: Julianne aveva già lavorato con lui e ci ha aiutato a coinvolgerlo nel progetto. Steve nel film è meraviglioso, benché abbia trovato difficile calarsi nei panni di un personaggio così provocatorio come Steven Goldsmith, impegnato ad attuare una precisa strategia politica. Carell è riuscito a raggiungere l'equilibrio ideale nella resa del personaggio.
Data la tipologia di film, ti stai già preparando a una campagna per gli Oscar?
Peter Sollett: Non so davvero come rispondere... pensare alle campagne per i premi è il lavoro di qualcun altro, non il mio.