Recensione Bride Wars - La mia miglior nemica (2009)

Il film di Winick non scontenterà le aspettative di chi cerca un prodotto fresco, divertente e smaliziato, e che per quanto permesso dal genere di appartenenza riesce anche a far riflettere sul significato reale della parola amicizia, e a sdrammatizzare sulle piccole, grandi ossessioni delle donne.

Due spose per un matrimonio

Ebbene sì, anche nel terzo millennio, dopo decenni di lotta per l'emancipazione femminile, molte battaglie vinte ma altrettante ancora da combattere, le donne sognano l'abito bianco. E, a quanto sembra, più che mai lo sognano oltreoceano, dove quello dei matrimoni non è soltanto un'arte ma soprattutto un business, grazie al quale la fortunata di turno possa trasformarsi in una sorta di Barbie dotata di vita propria, accessoriata di pizzi, merletti, amichette, fiori, cagnolini e, ultimo e forse anche per importanza, anche un fidanzato. Non si pensi poi che una tale aspirazione sia appannaggio esclusivo di ragazzotte di provincia, cresciute col mito della famiglia tradizionale e della crostata sul davanzale.

No, questo è un sogno che accomuna proprio tutte, belle e brutte, ricche e povere, single o accoppiate: ma per Liv e Emma i progetti sono ancora più precisi e circostanziati, e prevedono che la cerimonia abbia luogo nel mese di giugno all'Hotel Plaza, in memoria di un mitico pomeriggio infantile in cui di un simile matrimonio furono testimoni. Finalmente, dopo anni di impazienza, alle due amiche si prospetta l'occasione di coronare il proprio sogno, e, entrambe con le idee ben chiare in testa, si recano dalla più famosa ed apprezzata organizzatrice di matrimoni della città, ovvero Marion St. Claire. La cui segretaria, però, commetterà un tragico errore, destinato a compromettere la solidità del rapporto di amicizia tra le due ragazze: fisserà infatti le due cerimonie per lo stesso giorno, rendendo ovviamente impossibile all'una fare da damigella all'altra. Dopo un comprensibile momento di panico, Liv ed Emma realizzano che l'unica soluzione possibile è che una delle due sposti la data delle nozze, ma entrambe non sembrano affatto intenzionate a rinunciare al Plaza, infrangendo così le proprie speranze di bambina. Inizierà così una lotta titanica tra le due donne, che a colpi di capelli rovinati e filmini poco edificanti cercheranno ognuna di sabotare il matrimonio dell'altra, travolgendo con la propria furia i malcapitati fidanzati: ma mentre nel caso di Liv il compagno si mostrerà paziente e comprensivo, Emma non sarà altrettanto fortunata, trovandosi ad avere a che fare con un ragazzo restio ad accettare il suo nuovo, stranamente aggressivo, comportamento. Si, perchè tra le due Emma, paziente e servizievole insegnante di scuola media, è sempre stata quella a dover cedere alle dispotiche richieste di Liv, avvocato di successo e accentratrice d.o.c., ma nel corso di questa battaglia per il proprio diritto ad essere "la numero uno", almeno per un giorno, anche lei dovrà trovare l'aggressività necessaria per farsi valere.

E dal canto suo, Liv capirà che la sua smania di controllare tutto, cose e persone indistintamente, non le garantisce certo la felicità, e che la propria pretesa di perfezione, prima di tutto verso se stessa, non fa che allontanarla dalle persone che tengono a lei. Quello che sembrava un evento in tutto e tutto tragico, quindi, si rivelerà un importante catalizzatore di crescita personale e, alla fine dei conti, non migliorerà soltanto Liv ed Emma come singoli individui, ma anche come parte del loro rapporto, che scopriranno essere in grado di superare anche una così accanita rivalità. Indubbiamente la pellicola di Gary Winick descrive bene, seppur in maniera comprensibilmente schematica, le particolarità di un'amicizia al femminile, fatta di corse insieme nel parco, risate e confessioni quando si è un po' brille, e qualche immancabile rimprovero affettuoso. Così come sono ben curate le fasi di disperazione e smarrimento che ci si trova ad attraversare quando si deve fare a meno di qualcuno che sa tutto di noi, sa sempre cosa dirci per farci stare meglio e sa come smorzare (ma anche come scatenare...) i nostri difetti peggiori; e nel caso descritto dal film questo qualcuno non è certo l'uomo, che è anzi visto quasi come un accessorio, una macchia indistinta sullo sfondo delle vite di Emma e Liz, tanto che la crisi di coppia che poi porterà alla soluzione della diatriba tra le ragazze risulta quasi una sorpresa per lo spettatore, tanto flebili erano i segnali che dovevano farla presagire. Certamente è stata una scelta quella di focalizzarsi quasi esclusivamente sul tema dell'amicizia, della complicità e insieme della rivalità fra donne, ma una maggiore attenzione alle problematiche accessorie non avrebbe guastato, anche per indagare più a fondo le sfaccettature del rapporto tra le due ragazze.

Questa mancanza non risulta però invalidante ai fini della godibilità della pellicola, che anche grazie alle due brave protagoniste, Anne Hathaway nel ruolo di Emma e Kate Hudson in quello di Liz, non scontenterà le aspettative di chi cerca un prodotto fresco, divertente e smaliziato, e che per quanto permesso dal genere di appartenenza riesce anche a far riflettere sul significato reale, quello di tutti i giorni e delle cose più banali, della parola amicizia, e a sdrammatizzare sulle piccole, grandi ossessioni delle donne.

Movieplayer.it

3.0/5