Dostoevskij, intervista a Gabriel Montesi: "La competizione? Fa male alla salute"

Di arrivismo, sentirsi sbagliati e attraversare il lato oscuro: Montesi e Federico Vanni ci parlano di come il set dei fratelli D'Innocenzo li abbia cambiati per sempre. Su Sky e NOW.

Gabriel Montesi e Federico Vanni presentano Dostoevskij

Il poliziotto Enzo Vitello (Filippo Timi) è incaricato di scoprire chi sia il "killer delle lettere": un assassino lascia lunghe pagine scritte a mano accanto a ogni vittima. Non sono pensieri qualsiasi: il lessico è articolato, i ragionamenti complessi. Per questo motivo viene soprannominato dalla polizia "Dostoevskij", come il celebre autore russo. E questo è anche il titolo della miniserie dei fratelli D'Innocenzo, su Sky e NOW.

Dostoevskij Filippo Timi Carlotta Gamba
Un'immagine di Dostoevskij

Accanto al protagonista ci sono due figure: il collega di una vita, Antonio Bonomolo, forse il suo unico amico, che lo protegge continuamente, e un nuovo arrivato, Fabio Buonocore, più giovane e ambizioso, che sfida immediatamente l'autorità di Vitello, perché vuole prenderne il posto. A interpretarli è una coppia d'attori di rango, Federico Vanni e Gabriel Montesi, ormai onnipresente nel cinema italiano.

Tra serial killer e poliziotti tormentati, sono loro il "cuore buono", se vogliamo, dell'opera dei D'Innocenzo. E, soprattutto, quelli che fanno con cura e attenzione il proprio lavoro. Ma in una "città di figli sbagliati", com'è il mondo desolante creato dai registi e sceneggiatori, fare attenzione alle cose è forse controproducente. L'abbiamo chiesto agli attori nella nostra intervista. Montesi non ha dubbi: "La competizione è ciò che fa cadere la vita".

Dostoevskij: intervista a Gabriel Montesi e Federico Vanni

Parlavamo di "una città dei figli sbagliati": non è presente soltanto in Dostoevskij, ma è un po' un filo conduttore dell'opera dei D'Innocenzo. Come ci si sta?

Montesi: "Eravamo immersi in questo mondo fatto di una pasta di un certo tipo, che ci ha fatto sentire tutti dentro. I colori, i costumi erano pazzeschi. Sul set i fratelli D'Innocenzo mettevano della musica per farci entrare in un mood. Siamo stati molto aiutati. E devo dire che ci ho creduto di essere un cittadino!".

Per Vanni invece: "Al di là del significato che ha la città dei figli sbagliati nel film, credo che la bellezza di Fabio e Damiano sia quella di occuparsi di un pianeta di figli sbagliati. Perché in qualche modo credo che ognuno di noi nella vita si sia sentito, almeno una volta, sicuramente sbagliato. Non so se anche figlio sbagliato. Loro hanno questa capacità di mettere la lente su queste criticità che fanno parte della nostra vita".

Il coraggio dei fratelli D'Innocenzo

Dostoevskij Occhio
Una scena di Dostoevskij

I registi e sceneggiatori non hanno paura di mostrare l'oscurità. Di più: mettono su schermo lo sporco, il marcio, l'indicibile. È bello far parte di un progetto così pieno di coraggio? Vanni: "È stata sicuramente un'esperienza magica. Innanzitutto perché il livello artistico era il massimo che si può trovare oggi in Italia. E poi perché lavorare su questi aspetti, apparentemente così lontani da ognuno di noi, ci aiuta, almeno a me ha aiutato, a capire che potrei essere io uno di questi personaggi. Potrei essere sia dalla parte di Dostoevskij, sia di Vitello. Dentro di noi ci sono tutte queste anime. E quindi avere la possibilità di giocarci, perché per fortuna il nostro mestiere ci permette di non viverle davvero, ti aiuta, per osmosi, di capire un sacco di cose. Da un lavoro del genere se ne esce diversi da quando si è cominciato".

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La competizione è un male?

Il personaggio di Montesi, Buonocore, è molto ambizioso dicevamo. Lavora tanto e lo fa anche in modo onesto, a differenza di altri colleghi. Quando sente puzza di qualcosa che non va, entra subito in azione. E però, nonostante sia quello che forse è più nel giusto di tutti, risulta antipatico. Facendo un'iperbole, è un po' come il tennista Sinner per alcuni: si impegna tanto, ha l'aria pulita. E quindi dicono che è antipatico. Perché in Italia chi fa onestamente il proprio lavoro spesso è giudicato così?

Dostoevskij Dinnocenzo Film Serie Cast
I fratelli D'Innocenzo e Montesi sul set

L'attore: "Perché Buonocore non vince le partite a differenza di Sinner! Perché in realtà non è un vero vincente. Poi, certo, il termine vincente è da mettere in discussione. Ma se guardi bene in realtà è un po' uno sfigato. Purtroppo però c'è questo atteggiamento, di vedere male chi fa bene il proprio lavoro in modo onesto. È una questione di attenzione alle cose: al contenuto, agli argomenti, che secondo me si dovrebbero prediligere. La cosa importante sono le scelte, soprattutto per noi attori. La competizione, l'arrivismo, è ciò che fa cadere la vita. Bisognerebbe trovare una giusta attenzione per le cose, in modo più concreto, pensando a cosa sia davvero la vita. In questo modo riusciremmo a dare meno importanza alle cose effimere, che sono quelle che portano a un livello di colesterolo troppo alto. Quando la competizione è troppo alta stiamo male".