In Italia, con le nostre tempistiche (tardive), proviamo a realizzare anche qualche prodotto di genere in tv che provi ad uscire dai ranghi e dal seminato della fiction. Tanto Rai quanto Mediaset. Nasce così Doppio Gioco, la novità con protagonisti Alessandra Mastronardi e Max Tortora. Quattro prime serate a partire dal 27 maggio, co-prodotte da RTI e Fabula Pictures.
Doppio Gioco: una spy story tutta italiana

Nella serie Mediaset la protagonista è Daria (Alessandra Mastronardi), una ragazza dal passato traumatico: ha perso il padre da piccola in un brutto incidente, rimanendo sola al mondo insieme al fratello Davide (Domenico Diele), oggi avvocato. Lei invece è diventata una sorta di truffatrice, col vizio del gioco d'azzardo ereditato dal padre, che le ha insegnato tutti i trucchi "del mestiere". Primo fra tutti, interpretare il linguaggio del corpo e del viso delle persone per poter giocare con loro, e guadagnarci. Un'abilità pericolosa che oggi le costa la detenzione in comunità insieme ad alcuni lavori socialmente utili all'Aeroporto di Fiumicino.

Qui conosce Jamilah (Kyshan Wilson), una ladra dal passato altrettanto travagliato, e il maggiore Ettore Napoli (Simone Liberati), che sta seguendo, insieme al proprio esigente capo (Diego Ribon), l'arrivo a Roma di un pericoloso criminale internazionale di nome Gemini (Max Tortora). Una missione sotto copertura per i Servizi Segreti, in cui il direttore vuole coinvolgente anche la giovane donna, nonostante le perplessità di Napoli. Passato e presente si scontrano in una serie di colpi di scena abbastanza ben assestati, per imbastire la spy story centrale.
Diversificare

Diversificare sembra essere la parola d'ordine in Doppio Gioco. La regia di Andrea Molaioli prova ad inseguire gli stilemi del genere, mescolando family drama e spionaggio, tra dettagli e scene d'azione, rinfrescando un po' il ritmo della serie. Allo stesso tempo, però, sono evidenti tutti i limiti del caso, anche a livello di scrittura e di recitazione, con il trio formato da Alessandra Mastronardi, Max Tortora e Simone Liberati forse fuori parte, troppo bravi ragazzi e brave ragazze. Questo risulta maggiormente evidente quando ci sono degli ammiccamenti palesi alle grandi spy story del mondo anglosassone.

Anche il gioco di sguardi, compresi campi e controcampi della parte dedicata al poker, risulta a tratti forzato e non completamente convincente. Proprio il bluff sembra diventare una sorta di metafora della vita dei personaggi, costretti a vivere tutti, a proprio modo, una doppia vita rispetto a quella pubblica ed ufficiale, lontano da occhi indiscreti. Nemmeno la durata extralarge delle puntate per rispettare i canoni della prima serata generalista aiutano ad alleviare il ritmo e la resa visiva. E nemmeno la possibile storia d'amore (immancabile) tra i protagonisti riesce a convincere appieno.

Paradossalmente, forse, Doppio gioco avrebbe funzionato di più come procedurale, mentre la storia personale della protagonista sarebbe rimasta come storyline orizzontale, tenendo unite tra loro le puntate, sfoltendole così anche a livello di tensione narrativa.
Conclusioni
Doppio Gioco è un interessante tentativo di fare qualcosa di diverso tra le fiction Mediaset, ma purtroppo non del tutto riuscito. Vuoi per i chiari riferimenti ad un modello anglosassone ed europeo difficile da applicare da noi; vuoi per gli interpreti troppo lontani dai loro soliti personaggi; vuoi per alcune scelte stilistiche, di un setting e dinamiche estere inseriti in un contesto italiano, che invece risulta maggiormente credibile su alcuni colpi di scena. Forse come procedurale da caso della settimana avrebbe ottenuto un risultato diverso.
Perché ci piace
- Utilizzare i generi della spy story, del gioco d’azzardo, dell’action…
- La reunion Alessandra Mastronardi-Max Tortora.
- I colpi di scena.
Cosa non va
- …ma non riuscire a mescolarli e “italianizzarli” al meglio.
- Il cast non totalmente in parte.
- La (lunga) durata delle puntate, ancora vecchio stampo.