"Parte uomo, parte cane, tutto poliziotto." Così potremmo recitare, parafrasando la frase di lancio di Robocop negli anni '90, per lanciare il film d'animazione Dog Man in uscita il 30 gennaio. Una battuta, uno scherzo, ma non così lontano dalla realtà come quello che abbiamo visto fin qui ci conferma: il film è infatti tratto da una serie di fumetti per ragazzi di Dav Pilkey molto popolare in America, tradotta per lo schermo dal regista Peter Hastings che delle opere dell'autore sta diventando l'adattatore ufficiale, arrivando a questo nuovo progetto targato Dreamworks Animation dopo aver già lavorato a Capitan Mutanda qualche anno fa.
Da un fenomeno all'altro, quindi, per proseguire un cammino e confermare quanto di buono era riuscito a fare con il progetto precedente. Ed è proprio grazie a quell'esperienza che Hastings ha potuto stringere un forte rapporto con Pilkey con il quale ci ha raccontato di essere "in sintonia in quanto a umorismo ed emozioni che ci piace trasmettere", un legame che l'ha reso felice di potersi dedicare anche a Dog Man. "Si tratta di una serie di libri molto speciale e penso che molti genitori lo scoprano quando si ritrovano a leggerli per i propri bambini: pensano che sia molto sciocco e leggero, invece si ritrovano un umorismo molto sofisticato con tante emozioni."
I tanti livelli di un'opera per tutti
Umorismo, emozioni e in generale tanti livelli di lettura che rendono l'opera di Dav Pilkey adatta a lettori di età diverse. È anche questo che gli ha permesso di diventare il fenomeno che è negli Stati Uniti e che il film potrebbe contribuire a rafforzare anche da noi. "Potrebbe sembrare un film per ragazzi" ci ha detto infatti Peter Hastings, "ma tutti si divertiranno guardandolo." E lo si intuisce già dal primo trailer, in cui l'ironia che pervade l'opera è già evidente, grazie a "umorismo autoreferenziale, disegni buffi e sequenze d'azione assurde, ma anche tanto cuore e tante emozioni." In più, ci tiene ad aggiungere il regista, "c'è una storia che parla di famiglia che è veramente interessante."
Lo stesso mix che ha permesso agli originali cartacei di vendere milioni di copie e diventare così popolari, tanto da rendere "importante essere fedeli a essi e portarli in vita in modo grandioso."
Dog Man, dalla carta allo schermo
Inevitabile quindi chiedere ad Hastings come abbia lavorato a questo adattamento così delicato e che scelte abbia fatto per rendergli giustizia. "I libri sono pieni di cose divertenti, ma hanno una grande libertà narrativa. È stato importante estrapolare una singola storia", un singolo filo da seguire, ma con un'idea ben chiara in mente: "il tono e lo stile dei libri è molto forte ed è a quello che ho dovuto essere fedele" mentre ha potuto prendersi libertà per quanto riguarda l'intreccio. "Nei libri ci sono molti momenti degni di nota, divertenti o emozionanti, e sono quelli che ho voluto mantenere" costruendo qualcosa di originale attorno a essi.
Un equilibrio tra fedeltà e libertà che in DreamWorks hanno sempre adattato di volta in volta al progetto, cambiando approccio a seconda del film: "per esempio Shrek è un libro di 15 pagine" ha spiegato Hastings per farci capire come e quanto a volte sia necessario allontanarsi dal materiale di partenza.
Nel caso di Dog Man, in ogni caso, ha adottato per lo stile visivo lo stesso approccio usato anche per la storia: "era importante mantenere il tono dei disegni. La premessa dei libri è che sono scritti da due bambini di 10 anni, quindi i disegni sono semplici e in qualche modo sciocchi, anche se molto affascinanti. Ed è quello che ho mantenuto." E quella semplicità dei personaggi è ciò che hanno portato in vita: "i protagonisti sono fatti di disegni semplici, ma abbiamo usato usato il disegno a mano in modo elaborato, così ci sono linee storte e pennellate, tanti dettagli che richiamano in modo organico lo spirito dei libri, ma che in realtà sono molto sofisticate." Un approccio traslato anche sui fondali: "nei libri c'è una città e c'è uno skyline, così l'abbiamo costruita per intero, ma le finestre sono fuori posto e storte, in modo da mantenere anche qui il fascino dell'originale. I fan dei libri saranno felici di come appare il film!"
Raccontare ai bambini
Il target primario di Dog Man è ovviamente di un pubblico di giovani, quindi chiediamo ad Hastings quali sono le difficoltà nel fare un film che si rivolga ai più piccoli. "Bisogna non trattarli come alieni" ci ha detto, "molto di ciò che ho fatto è per bambini, ma è anche per me. Voglio che mi piaccia. Bisogna solo assicurarsi che ciò che si fa non sia inappropriato per i bambini, basta quello. Non cerco di mettere battute per bambini e altre per adulti, ma cerco di fare in modo che l'insieme sia accessibile a tutti, che funzioni per tutti. Ognuno può fruire della storia a livelli differenti." Non cade nel tranello di raccontare col freno a mano tirato per paura di non raggiungere il suo pubblico, anche perché i bambini "sono abituati a guardare di tutto", e soprattutto "non faccio mai qualcosa pensando che sia stupido ma che ai bambini piacerebbe. In questo modo rispetto sia me stesso che i bambini."
I cani come ispirazione
Il protagonista di Dog Man è un cane... almeno in parte. Hastings ha guardato agli animali reali come fonte di ispirazione? "Assolutamente sì! Ho avuto tanti cani e penso che siano incredibili. Non riesco a capire perché ai cani piacciano gli umani, credo sia la loro colpa più grande, ma è anche la loro più grande qualità: semplicemente amano gli esseri umani. Ma quando inizi a lavorare a un film con un cane all'interno, inizi a osservarli, a notare come inclinano la testa, come alzano la zampa o piagnucolano, e ti sintonizzi maggiormente con loro. Il protagonista è metà uomo e metà cane, ma in realtà è decisamente più cane che essere umano, è super leale, molto amichevole e ti leccherà la faccia!" E basta guardare al trailer del film e il primo materiale pubblicato per rendersi conto di quanto sia vero.
La forza dell'animazione
Inevitabile chiedere a Peter Hastings anche un pensiero sull'attuale stato dell'animazione come media, che negli ultimi anni appare sempre più solido. "Se guardi all'ultimo paio d'anni, ci sono stati molti successi animati e c'è molta voglia di vederne sempre di più. Funziona anche perché coinvolge le famiglie, diventa un evento familiare, ma in giro si vede tanta animazione di grande qualità, con tanti stili diversi e un livello molto elevato."
E ci sono film o studi che rappresentano anche un'ispirazione per lui? "Non sono un tipo da top10 e penso che ci sia qualcosa a cui attingere in tutto, anche nei progetti peggiori. Amo la vecchia animazione 2D che è stata fatta anni fa, ma sono ammirato anche ogni volta che c'è una nuova innovazione nella CGI. Amo i classici, ma anche l'animazione moderna. Mi piace il primo Kung Fu Panda, un gran film con un grande personaggio, ma DreakWorks ha prodotto tanti ottimi film, come Dragon Trainer per esempio. E ovviamente amo Hayao Miyazaki, adoro Totoro e Kiki consegne a domicilio. È fantastico vedere qualcuno che fa un filo d'erba che sia reale e bellissimo. E poi i film animati di Spider-Man, che riescono a fare qualcosa di cui nel settore si parla da tempo, ma che nessuno era riuscito a fare."