Doctor Who 12, recensione: inizia una nuova era per il Dottore

Recensione della dodicesima stagione di Doctor Who, con il ritorno di Jodie Whittaker nei panni del Dottore, dal 14 giugno su Rai 4.

Doctor Who
Doctor Who 11: una foto della premiere di stagione

Correva l'anno 2018, e sugli schermi televisivi inglesi Jodie Whittaker esordiva nei panni del Tredicesimo Dottore, la prima incarnazione femminile del celeberrimo personaggio ideato negli anni Sessanta. Una scelta contestata da una certa sezione del fandom, nonostante il cambio di sesso fosse già parte integrante della mitologia dei Signori del Tempo e l'idea di un Dottore donna fosse stata proposta già negli anni Ottanta, e non del tutto aiutata da una stagione claudicante, dove il desiderio di essere accessibile per i neofiti prese il sopravvento su tutto il resto, inclusi gli elementi tradizionali della serie (solo nello speciale di Capodanno, effettivamente un finale di stagione sotto falso nome, ci fu la consueta apparizione dei Dalek). Poco più di un anno dopo siamo arrivati al secondo round, come potrete leggere in questa recensione di Doctor Who 12, ed è evidente già nella doppia premiere, che Rai 4 propone con messa in onda consecutiva (formula mantenuta anche per gli episodi successivi, mostrati a un ritmo di due al giorno per una settimana), che le ambizioni narrative sono tornate quelle di un tempo, con la promessa di un'annata epocale. N.B. La recensione è priva di spoiler, salvo alcune considerazioni in un paragrafo appositamente contrassegnato.

Spia e lascia spiare

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Doctor Who: una scena della stagione 12

La dichiarazione d'intenti di questa stagione di Doctor Who è evidente già nella scelta dei titoli per i primi due episodi: Spyfall: Part One e Spyfall: Part Two, indice del ritorno delle storie doppie, completamente assenti nell'undicesima annata, e allusione esplicita a un altro grande franchise britannico con un protagonista dai mille volti, quello di James Bond. Il rimando è a Skyfall, che nel 2012 segnò il cinquantenario dell'incarnazione cinematografica di 007, un anno prima della medesima celebrazione per il Dottore. E un altro omaggio, più sottile, all'illustre storia dello show è insito nella scelta di Stephen Fry come ospite speciale in questa duplice premiere: il noto attore e autore doveva infatti firmare un episodio ai tempi della gestione di Russell T. Davies, ma dovette rinunciare per motivi pratici (la sceneggiatura fu tenuta da parte per la stagione successiva a quella prevista inizialmente, e Fry non aveva tempo per le numerose revisioni richieste per questioni di continuity). L'icona della comicità inglese interpreta C, il capo dell'MI6, il quale convoca il Dottore e i suoi compagni d'avventura - Yaz, Graham e Ryan - per indagare su una serie di morti misteriose, legate al magnate Daniel Barton. Il Dottore contatta l'agente O, specializzato nel monitoraggio di attività extraterrestri, e si rende conto abbastanza presto che il caso ha implicazioni ben più gravi di quanto avesse immaginato prima, con ripercussioni che attraverseranno l'intera stagione...

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Spaziando tra i generi

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Doctor Who: Jodie Wihittaker in una scena dell'episodio Resolution

Se la stagione precedente sapeva di esperimento, un tentativo di reinventare parzialmente lo show rimuovendo molti dei tratti caratteristici, in questa sede è evidente che lo showrunner Chris Chibnall sia un appassionato e conoscitore allo stesso livello di Davies e Steven Moffat, proponendo nuovamente una trama a lungo termine che promette di scavare nella storia dei Signori del Tempo (ironia della sorte, la premiere è dedicata alla memoria di Terrance Dicks, storico sceneggiatore della serie classica che è venuto a mancare lo scorso agosto e ideò molti aspetti fondamentali dello show tra cui il termine "rigenerazione"). E lo fa a partire da una storia di spionaggio che rispetta e al contempo mette alla berlina le convenzioni di genere, soddisfacendo e sovvertendo le aspettative dello spettatore con un'ambizione e un'irriverenza che nell'undicesima annata erano state volutamente accantonate. Ciò che non è cambiato è la performance di Jodie Whittaker nei panni del Dottore, che rimane fedele allo stesso principio della scorsa stagione: salvo per una gag inevitabile nella premiere sul nuovo aspetto del personaggio, Chibnall e l'attrice trattano questa nuova incarnazione come tutte le altre, riconoscendone l'aspetto inedito (valido ogni volta che il Dottore cambia faccia) ma anche il carattere sempiterno, che ci accompagna dal 23 novembre 1963.

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Un'eterna bugia (attenzione, spoiler!)

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Doctor Who: Jodie Whittaker nella dodicesima stagione

Se la trama verticale è già molto coinvolgente di suo, il vero motivo di interesse rimane comunque quella orizzontale, che si impone con prepotenza nel cliffhanger del primo episodio con la rivelazione che O (Sacha Dhawan, già parte della famiglia whoviana tramite il film biografico An Adventure in Space and Time, dove interpretò il primo regista della serie classica) è in realtà la nuova incarnazione del Maestro, tornato con fattezze maschili dopo essere stato Missy nelle fasi finali della gestione di Moffat (anche se, forse in vista di sviluppi futuri, la cronologia esatta è per ora avvolta nel dubbio). Quella di Dhawan è una versione più vicina a quella di John Simm, con la giusta dose di follia che emerge da tutti i pori (il momento in cui si scopre la sua vera identità è un bijou di recitazione volutamente sopra le righe), riconfermandolo come villain carismatico e irresistibile, arrivato questa volta a distruggere Gallifrey (un altro lascito di Dicks, che coniò il nome del pianeta natale del Dottore). Distruzione motivata, dice lui, dalla scoperta di una bugia che i Signori del Tempo tramandano da diverse (ri)generazioni, bugia che avrà ripercussioni sulla vita intera del Dottore, e che si ricollega in parte a un presunto errore di continuity della serie classica. Insomma, dopo la partenza col freno a mano tirato nel 2018, la gestione di Chibnall adesso pigia sull'acceleratore come se non ci fosse un domani. E data la premessa dello show, non è necessariamente una frase fatta.

Conclusioni

Chiudiamo con non poco entusiasmo la recensione di Doctor Who 12, una stagione che torna alle atmosfere epiche e ambiziose che siamo soliti associare allo show, dopo l'approccio un po' più sottotono dell'undicesima annata. Al secondo giro, lo showrunner Chris Chibnall e la protagonista Jodie Whittaker esplorano più nel dettaglio la natura stessa del Dottore, con risultati a dir poco intriganti.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Jodie Whittaker si riconferma una grande interprete del Dottore.
  • Il ritorno di personaggi e situazioni classiche è molto gradito.
  • Le implicazioni mitologiche sono molto interessanti.

Cosa non va

  • Chi preferiva il cambio di rotta nella stagione precedente potrebbe rimanere deluso.