"I sogni son desideri". Una frase che non può che portare alla mente i Walt Disney Animation Studios e quanto abbiano, in 100 anni di attività, segnato in modo inequivocabile i bambini di tutte le età e generazioni. Bambini di ieri che sono diventati gli adulti di oggi, che educano e crescono i propri figli a loro volta - quindi le nuove generazioni - per trasmettere e tramandare quest'eredità animata che è stata così fondamentale (e traumatica) nella rispettiva crescita. La stessa infanzia che torna ciclicamente ogni qualvolta si rivede una scena iconica di un Classico Disney, oppure si ascolta un brano musicale da esso tratto.
Che è un po' quello che è accaduto durante la serata di apertura dell'ottava edizione del BCT - Festival Nazionale del Cinema e della Televisione a Benevento, che nella suggestiva cornice del teatro romano antico all'aperto, coadiuvata dall'orchestra sinfonica locale e dalla mattatrice Diana Del Bufalo, ha voluto (ri)portare in quei luoghi magici e imperituri il numeroso pubblico presente (pagante, dettaglio da non sottovalutare). Un pubblico numeroso nonostante la pioggia battente e le avversità meteorologiche della giornata, a dimostrazione non tanto e non solo della "forza social" dell'attrice, ma anche e soprattutto di quella Disney.
Disney per tutte le età, o forse no
La pioggia e il tempo incerto, visto il coinvolgimento dell'orchestra dal vivo e di altri macchinari tecnici ha permesso a Diana Del Bufalo di intrattenere gli spettatori, notando che tra il pubblico figuravano soprattutto adulti più che bambini. Questo forse testimonia ancora una volta il fatto che il pubblico oggigiorno sia terribilmente nostalgico e voglia provare a rivivere la gioia e il benessere dell'infanzia e dell'adolescenza, soprattutto in tempi frenetici e di crisi economica come quelli che stiamo vivendo. Così come i bambini ora diventati adulti e a capo delle varie major, che vanno a riscoprire vecchi classici, come sta facendo la Disney riproponendone sequel e adattamenti live action, piuttosto che materiale totalmente nuovo.
Anche perché, diciamocelo, quando ha provato a farlo, con titoli come Raya e l'ultimo drago, Encanto (dove Diana Del Bufalo ha doppiato Isabela) e Strange New World, non le è andata proprio bene. Tant'è che durante la serata lo spettacolo ha abbracciato tutte le epoche della Disney, riproponendo cover anche di brani e film più recenti, compresi titoli Pixar come Toy Story o strumentali come Pirati dei Caraibi, accompagnati dal corpo di ballo vestito a tema. Durante le performance abbiamo potuto constatare come l'entusiasmo degli spettatori, sia grandi sia piccini, si sia accesso soprattutto nelle riproposizioni dell'animazione, normale o mista, legata ai titoli passati. Da Mary Poppins a La bella e la bestia, da Aladdin a La sirenetta, da Pocahontas a Gli Aristogatti e Il Re Leone. Con un'unica grande, immancabile, eccezione: Frozen e quel fenomeno che è stato All'alba sorgerò. Case history che già conosciamo.
Nostalgia portami via
Diciamo sempre che i classici Disney sono senza tempo perché valgono per qualsiasi età. Questo vale, come abbiamo appurato sul campo, soprattutto per i "vecchi" titoli. Con una suggestione: sono le major che continuano a riproporre il passato perché vogliono andare sul sicuro, oppure è il pubblico che lo richiede? Tra i partecipanti allo spettacolo, oltre alla voce narrante di Francesco Pannofino, c'erano gli ANIMEniacs Corp.: un gruppo di cantanti di Pisa uniti proprio dalla passione per la Disney. Un simbolo della nostalgia canaglia, che hanno fatto diventare un lavoro e che ci ha fatto scoprire degli assoluti talenti, soprattutto nei brani di gruppo come il coro delle Muse in Hercules. Come ultimo esempio per riflettere insieme, sulla domanda che vi facciamo, poniamo il caso di Inside Out 2 (leggi la nostra recensione).
Il sequel Pixar non ha tradito le attese (parliamo di un franchise amatissimo), che si sono tradotte in biglietti venduti la pellicola sta infrangendo record su record non solo al box office italiano ma anche in quello mondiale. Motivo di soddisfazione (in un momento di magra), ma che ci porta a riflettere sul tema: forse gli spettatori sono in realtà disposti a tornare in sala, ma solo per i bei film (e Inside Out 2, al netto delle somiglianze fisiologiche col primo capitolo, lo è). Dunque, cara Disney, oltre alla nostalgia, serve la bellezza. Mai come adesso, non resta che puntare sulla qualità.