Matt Groening è, con ogni probabilità, una delle personalità che ha più influenzato l'immaginario collettivo dell'ultimo quarto di secolo.
Dopo aver rivoluzionato l'approccio dell'animazione statunitense grazie alla creazione della famosa famiglia gialla di Springfield, è passato alla fantascienza più nerd, citazionistica ed esilarante di Futurama, che proprio ora sta salutando, per l'ultima volta (?), il suo affezionatissimo pubblico.
Per una di quelle improbabili quanto poetiche coincidenze, anche Disincanto, la sua ultima fatica e il suo personalissimo punto di vista sul fantasy, è giunta al termine con la sua quinta stagione, ora disponibile su Netflix.
Dove eravamo?
Scherzate, vero?
Riassumere le intricate vicende della principessa Tiabeanie Mariabeanie de la Rochambeau Grunkwitz, detta Bean, e del suo bislacco party di amici, nemici e semplici conoscenti, richiederebbe una esorbitante quantità di spazio e parole.
E all'ultimo che l'ha chiesto l'hanno preso a frecciate...
Ma proviamo a fare almeno il punto della situazione, per dovere di cronaca.
Il Regno di Dreamland è stato sconvolto, negli ultimi mesi, da una serie di eventi più o meno nefasti che hanno avuto inizio quando la ribelle, e orgogliosamente alcolizzata, Principessa Bean ha rifiutato di convolare a nozze, tra l'altro uccidendo il malcapitato pretendente.
Ma è stato un incidente, come lei stessa vi direbbe.
Da quel momento è stato il caos: Bean ha iniziato a girovagare per il mondo in compagnia di uno spiritello demoniaco di nome Luci e di un ingenuo e stralunato elfo di nome... be', Elfo.
Durante i loro vagabondaggi hanno incontrato eremiti sciroccati, megere, cavalli ridenti, elfi, giganti, sirene e perfino automi, prodotti della misteriosa stienzia del reame di Steamland.
Ah, e poi ci sono Satana e Dio, ognuno con la sua agenda.
Nel frattempo Dreamland ha visto salire e scendere dal trono, con estrema e preoccupante rapidità, una serie di altri personaggi: dopo che il più o meno legittimo Re Zog, il padre di Bean è stato ricoverato in un manicomio, esperienza di cui vi starnazzerà volentieri, è stato il turno di vari perversi ministri fino alla "ritornata in vita" Regina Dagmar, la bellissima madre di Bean (e di una marionetta posseduta da uno spirito maligno...) ed ex moglie di Zog. Che, per inciso, di ex mogli ha una collezione.
Il problema è che Dagmar è molto, molto malvagia, che ha intenzione di sfruttare Bean per appropriarsi di ogni oncia di magia e che è davvero molto, molto malvagia.
La resa dei conti
Il capitolo finale della saga di Bean inizia con la sua morte. O meglio, con la sua apparente morte dopo lo scontro contro il suo clone malvagio (ora decapitato), creato dalla madre nel tentativo di impossessarsi, una volta per tutte, del potere magico della ragazza.
E, se queste sono le premesse...
Salvata dalla seducente sirena Mora, Bean decide di usare ogni arma possibile contro la Regina Dagmar, per cui ritorna a Steamland a fare incetta di armi e di qualunque diavoleria stientifica su cui riuscirà a mettere le mani. Coincidenza vuole che a Steamland ritroverà anche il padre, il di lui grande amore della vita e ben tre fratellastri, tutti in attesa di essere liberati dal freak show in cui sono stati rinchiusi.
Nel frattempo Elfo, Luci e la riluttante Ragazza del Mocio stanno facendo tutto il possibile per organizzare la resistenza contro Dagmar, impedendole di far ricongiungere testa e corpo della Bean malvagia.
Al suo ritorno, Bean dovrà trovare la forza e la determinazione necessarie per fronteggiare la madre una volta per tutte, il tutto mentre Dio è momentaneamente deceduto a causa di una mattonata e l'intero universo sta per essere inghiottito dall'oscurità.
Ordinaria amministrazione, insomma.
La fine della favola
Niente da rilevare sul fronte puramente tecnico: animazioni, regia e direzione artistica nn subiscono stravolgimenti in questa ultima stagione, mantenendo lo stesso livello di quelle precedenti.
Complessivamente, comunque, giunti alla conclusione possiamo dire che Disincanto è stata un'affascinante e imperfetta meteora, un oggetto strano e anomalo nell'universo di Groening. Lontano dalla struttura episodica de I Simpson e di Futurama e con uno sviluppo quasi totalmente orizzontale, ha provato a concentrarsi su una storia arzigogolata e a tratti anche cupa e anarchica, introducendo una miriade di personaggi di contorno e di ribaltamenti di fronte.
Il risultato finale è un pastiche che alterna momenti francamente esilaranti a un senso di spaesamento dovuto alla difficoltà di tener traccia di eventi o character visti anni fa.
Questo ha, purtroppo, avuto un impatto negativo anche sulla possibilità di affezionarsi ai personaggi minori, che invece è sempre stata una delle cifre più riuscite delle opere di Groening. Vero è che Re Zog resta un personaggio dalle eccezionali potenzialità comiche, e che il terzetto Bean/Elfo/Luci regala sempre bei momenti, soprattutto nel momento in cui vengono sovvertite e prese in giro le aspettative narrative del genere, ma resta la sensazione che sul risultato finale abbia pesato troppo il ritmo altalenante della storia e, soprattutto, la messa in onda delle varie stagioni a troppa distanza l'una dall'altra.
Ne è venuto fuori, appunto, uno strano oggetto che non vuole essere, orgogliosamente, una serie essenzialmente comica al contrario dei suoi predecessori, ma non riesce a mantenere sempre la coerenza narrativa necessaria a sviluppare una propria identità.
Intendiamoci: resta un'esperienza assolutamente godibile. Se siete appassionati del genere fantasy e dotati di una sana dose di umorismo (anche macabro) e ironia dissacrante, Disincanto è decisamente da vedere. Magari recuperando tutte le stagioni in binge watching.
Ultima nota di merito al buon lavoro fatto con il doppiaggio e all'adattamento italiano, a cui va concesso l'onore delle armi per l'essersi sobbarcati l'impresa, obiettivamente disperata, di rendere nella nostra lingua gli infiniti giochi di parole e gli astrusi e oscuri riferimenti presenti nell'originale.
Conclusioni
La recensione dell'ultima stagione di Disincanto diventa, per forza di cose, una recensione alla serie nella sua totalità, e il nostro giudizio finale è sostanzialmente positivo. Anche se la scelta di proporre una storia continua è risultata a tratti controproducente, e se resta l'impressione che molte potenzialità non siano state sfruttate fino in fondo, siamo comunque di fronte a un fantasy atipico, dissacrante e divertente, con tanto di lieto fine sui generis, che ha provato a trovare una sua identità oltre il peso, enorme, dei Simpson e di Futurama.
Perché ci piace
- Re Zog.
- Un fantasy parodistico e strabordante di citazioni.
- Il tentativo di andare oltre la struttura episodica...
Cosa non va
- ... anche se non pienamente riuscito.
- La realizzazione tecnica a tratti è carente.
- Quell'accidenti di tema musicale iniziale vi si imprimerà nel cervello.