Disincanto: Parte 4, la recensione: il mio regno per un cavallo ridente!

La recensione della quarta parte di Disincanto, la serie animata di Matt Groening su Netflix che mette alla berlina il genere fantasy.

Ep 220 Bean Falling From Window Color 400 Rgb
Disincanto 4: Bean in una scena della quarta parte della serie

Con la recensione di Disincanto 4, la quarta parte (ossia la seconda metà della seconda stagione) della serie animata di Matt Groening realizzata per Netflix, si torna nel mondo irriverente ideato dal creatore dei Simpson, che con l'aiuto dello streaming si è potuto concedere un approccio più serializzato, attento come mai prima alla progressione narrativa e allo sviluppo psicologico dei personaggi. Il tutto sullo sfondo di un regno magico che fa esplicitamente il verso all'immaginario collettivo di fiabe in salsa Disney, un regno distorto dove rutti e alcool sono più frequenti del bacio del vero amore (e la cosa acquista connotazioni ancora più spassose in lingua originale, dato che circa metà del cast fisso fa anche parte di vari franchise Disney, in particolare Tress MacNeille che da una ventina d'anni presta la voce a una delle sorellastre di Cenerentola). E al quarto giro la certezza rimane: Dreamland è divertente da vedere ma non ci andremmo mai. N.B. La recensione, senza spoiler, si basa sulla visione in anteprima della stagione completa.

Evoluzioni infernali

Ep 216 Zog Bean Underwater Castle Color 400 Rgb
Disincanto 4: un'immagine della quarta parte della serie

Al termine del precedente blocco di episodi di Disincanto avevamo lasciato Bean in discesa verso l'Inferno, prigioniera della madre che vuole costringerla a sposare Satana. Elfo è stato portato via dagli orchi, mentre Luci, essendosi sacrificato nel tentativo di salvare la principessa, è stato ammesso in Paradiso (cosa che gli dà molto fastidio, per ovvie ragioni). Ma le strade dei tre personaggi si incroceranno di nuovo a breve, e da lì parte il viaggio di ritorno verso casa, con l'intenzione di rimediare ai danni provocati da Dagmar. Anche il re Zøg, dopo una breve trasferta dalle conseguenze spirituali, sembra essere tornato come prima, ma ora è più che felice di affidare le vere responsabilità alla figlia. Tutto a posto? Non proprio, perché minacce di vario tipo non mancano mai, e alcune di queste potrebbero essere direttamente legate alle insicurezze di Bean, che prima non aveva mai seriamente voluto trovarsi in una posizione di autorità...

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Personaggi accattivanti

Ep 212 Pops Candy Wagon Color 400 Rgb
Disincanto 4: una scena della serie animata

Se nelle prime fasi dello show il principale elemento di fascino era vedere Matt Groening in un contesto nuovo, quello dello streaming, dove è teoricamente libero di fare come vuole senza crucciarsi della censura (anche se in realtà lo humour più adulto non va mai veramente oltre i livelli visti in Futurama, e una gag legata alla nudità maschile in questa stagione è praticamente riciclata da I Simpson - il film), col passare degli episodi è divenuto evidente che il punto di forza fosse un altro: libero dalla necessità di creare storie autoconclusive per il pubblico della domenica sera, dove la continuity è spesso e volentieri un optional (basti pensare a quante versioni ci sono state del primo incontro fra Homer e Marge, a seconda del decennio in cui è stato scritto l'episodio), Groening ha gradualmente costruito un universo la cui cifra stilistica è proprio il racconto che continua, si evolve, matura. Certo, lo status quo non è mai lontano dall'essere ripristinato (vedi Luci che torna fra i vivi), ma prima di arrivarci è lecito aspettarsi dei viaggi strabilianti, anche a livello visivo: la rappresentazione dell'Inferno nella premiere è tra le vette dell'animazione in qualunque creatura di Groening, con un dinamismo da capogiro nella seconda parte dell'episodio.

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Ep 220 Bean Kissing Luci Color 400 Rgb
Disincanto 4: una scena della serie

Ed è proprio tale ricchezza, narrativa, tematica e formale, a giustificare le lunghe attese tra una metà di stagione e l'altra (parte della strategia di Netflix che per l'animazione ha spesso diviso i cicli in più parti a causa delle tempistiche richieste), anche se d'altro canto questo fa sì che, arrivati in fondo, l'attesa per ciò che verrà dopo sia ancora più grande. Perché nel corso di questi quaranta episodi (e nulla suggerisce che non ce ne saranno altri) ci siamo affezionati a Bean, Elfo e Luci in un modo diverso rispetto alla famiglia gialla di Springfield o alla squadra del Planet Express. Questi personaggi vivono in un regno lontano in un'epoca remota, ma le loro storie sono quelle più "umane", con sfumature e sfaccettature che vanno oltre la pura dimensione comica, grazie a una scrittura che applica con maggiore criterio quello che Groening e soci avevano già fatto con la fantascienza: è un'ottima parodia del genere e, al tempo stesso, un bel racconto che aderisce ai canoni dello stesso, per cinque ore alla volta, tra decapitazioni, viaggi ultraterreni e riletture strambe delle avventure di Pinocchio.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione della quarta parte di Disincanto, sottolineando come la strepitosa creazione fantasy di Matt Groening sia ancora tra le vette dell'animazione originale di Netflix, tra gag irriverenti e personaggi dai destini toccanti.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • Le gag sono ancora micidiali.
  • L'animazione raggiunge livelli sempre più alti.
  • La scrittura e le voci originali danno ai personaggi uno spessore da applauso.

Cosa non va

  • Quanto bisognerà aspettare i prossimi episodi?