"Quando ero ragazzo pensavo che la felicità fosse una meta. Così sono corso il più lontano possibile. Ma più andavo lontano più lontana diventava la mia meta. Ma non andavo verso la felicità. Ero finito in una gabbia che mi ero costruito da solo". Inizia, come di consueto, con le parole di Alessandro Borghi, alias Massimo Ruggero, la recensione di Diavoli 2x07 e 2x08, cioè del finale di stagione della serie: gli ultimi due episodi sono in onda il 13 maggio alle 21.15 su Sky Atlantic e in streaming su NOW, e saranno da allora sempre disponibili on demand, Il financial thriller internazionale targato Sky Original con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey, prodotto da Sky e Lux Vide, arriva alla conclusione della seconda stagione, forte del fatto di essere diventato una saga. Ci sarà infatti una terza stagione di Diavoli, e ancora una volta sarà un piacere vederla. Le parole di Massimo sottintendono a un ritorno a casa. Ma non è tanto fisico quanto intimo, un ritorno a se stesso, alle priorità della vita, agli affetti, ammesso che ancora ci siano e lo abbiano aspettato. Quello di Diavoli 2 è un finale di stagione che ci parla anche della sfera del privato, accanto a quella degli affari. I nodi vengono al pettine durante i primi giorni della pandemia, dell'affacciarsi in Europa del Coronavirus, ma è solo l'ultimo dei collegamenti con la nostra realtà. Nel corso della stagione 2 di Diavoli abbiamo avuto a che fare con il mercato dei dati, con Donald Trump e la Brexit, il 5G e la green economy. Un continuo rimando tra realtà e finzione, tra vero e verosimile che, arrivato al finale, si fa davvero emozionante. Arrivati al finale di stagione, vi confermiamo quello che abbiamo scritto in occasione della recensione dei primi sei episodi. Diavoli è un dramma shakespeariano, sulla lotta per il potere, che oggi è quello economico. Anche nel finale si conferma un racconto teso, attuale, politico, forse più che nella prima stagione, e più facilmente intelligibile rispetto a quella. Un prodotto di livello internazionale.
America contro Cina
Dopo che Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) è uscito dalla NYL, e ha raggiunto Dominic Miller (Patrick Dempsey) nella sua nuova struttura, prosegue la lotta senza quartiere tra le due realtà, che finisce per essere una sfida tra America e Inghilterra contro la Cina. È una guerra che si combatte a suon di acquisizioni di aziende che trattano i dati, il nuovo petrolio. É una sfida che si combatte con continui rilanci economici, e comprando non solo azioni, ma anche le persone. Dal 2016, la storia arriva ai giorni nostri, o quasi. Siamo nel 2020 e la pandemia è scoppiata. La sfida tra Massimo e la NYL passa anche da lì.
Diavoli 2, la recensione: La guerra dei dati è iniziata... su Sky e NOW
Nel cuore della pandemia
Milano, 14 marzo 2020. Partiamo da qui per raccontarvi, (senza spoiler) il finale di Diavoli. Perché, quella che all'inizio ci era sembrata semplicemente una cornice, un'introduzione a una storia che si è svolta per gran parte in flashback nel 2016, è in realtà l'approdo e il cuore della storia. Siamo nei primi giorni, quelli in cui si pensa che la pandemia sarebbe durata più o meno sei settimane, quanto il primo lockdown. "Non è solo una pandemia, è più uno stravolgimento drastico dell'intera società", avverte Massimo. Lo abbiamo capito, guardando Diavoli: la finanza è una grossa scommessa, un enorme e rischioso gioco a puntare sullo scenario in cui si crede. La risoluzione della partita di Diavoli passa anche dal Coronavirus. Ma il punto non è solo questo. L'ultimo episodio di Diavoli viaggia indietro nel tempo e ci riporta in modo prepotente in quei primi giorni di pandemia. L'incalzante scorrere delle news dei telegiornali di quei giorni, montate sapientemente accanto alle immagini della storia, ci riporta indietro a un tempo che ci è rimasto ben impresso dentro (e, tra l'altro, è quello in cui è arrivata Diavoli sui nostri schermi). Sono passati due anni: sono tanti o sono pochi, a seconda dei punti di vista. Ma, a vederli rievocati così, ci sembra ieri, e ne abbiamo un ricordo ancora vivissimo. Diavoli 2 porta la pandemia nella storia dei personaggi, e lo fa attraverso Latoyah, la moglie di Oliver Harris, che è infermiera in uno degli ospedali di Londra. Proprio in piena pandemia ci eravamo chiesti se cinema e tv dovessero raccontare il Covid 19, inserirlo nelle storie che sarebbero venute. Sono stati pochissimi i film e le serie che hanno deciso di farlo, e Diavoli lo ha fatto, in modo coraggioso, a volte anche doloroso. Le immagini delle città fantasma, di Milano e Londra deserte, sono suggestive e inquietanti, e le corsie degli ospedali sono dolenti.
Vicenda di fantasia, elementi reali
Diavoli, come 1992, 1993 e 1994, un'altra serie ambientata in un periodo storico preciso, seppure più lontano nel tempo, ha il pregio di unire una vicenda di fantasia a degli elementi storici, reali. Quello che accade in Diavoli non è vero, ma è verosimile. Gli sceneggiatori sono stati bravi a mettere nella storia una serie di spunti e di suggestioni che abbiamo vissuto in questi anni. Su tutte spicca l'uso dei social media e dei dati per diffondere disinformazione e caos. Quello che, secondo alcune teorie, sarebbe dietro la vittoria della Brexit e quella di Trump alle presidenziali americane. Ma in questa storia c'è anche, velatamente, lo scandalo di Facebook e Cambridge Analytica. A proposito di realtà, c'è anche, per un attimo, un riferimento a Vladimir Putin. E ci sono gli oligarchi russi. Diavoli 2 riesce a legarsi alla realtà anche attraverso alcuni personaggi: Nadya (Clara Rosager) sembra davvero riprendere una Greta Thunberg più adulta, e Daniel Duval (Lars Mikkelsen), come detto, riprende la figura di Julian Assange.
Come in un moderno e tecnologico film di pirati
"Quando finisce la partita, il re e il pedone finiscono nella stessa scatola", sentiamo dire alla fine di Diavoli 2. Ma è più una partita a scacchi tra in cui ci sono due re, Dominic e Massimo, rivali anche quando sono alleati e alleati anche quado sono rivali. Diavoli è una partita che si gioca tra lealtà e tradimento, tra continui cambi di campo, come in un moderno e tecnologico film di pirati. è una partita che, sempre più in questo finale di stagione, si gioca anche tra lavoro e famiglia, tra vita pubblica e vita privata. Le immagini di vita familiare, o quelle che la evocano, si fanno sempre più strada nel racconto, e ci fanno capire che le scelte dei personaggi passeranno anche da questo aspetto. Si fanno strada anche dei personaggi che nella stagione 1 erano più in secondo piano, come l'Oliver Harris di Malachi Kirby e la Eleonor di Pia Mechler (che su Movieplayer abbiamo intervistato la settimana scorsa), sempre più brillante di luce propria e sempre più al centro della vicenda, con un sottotesto sulle pari opportunità sul lavoro da non trascurare. Mentre la storia di Dominic, Massimo e della NYL, delle aziende di dati e della pandemia si chiude, si affaccia un altro tema. Quello di una finanza che sta per cambiare, e che verrà democratizzata. "C'è il mondo che vorremo e poi c'è il mondo reale". Forse il mondo che vorremmo potrebbe arrivare. Ce lo racconterà la terza stagione di Diavoli.
Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nella recensione del finale di stagione di Diavoli 2, la serie tv Sky è un dramma shakespeariano sulla lotta per il potere, che oggi è quello economico. Anche nel finale della stagione 2 si conferma un racconto teso, attuale, politico, forse più che nella prima stagione, e più facilmente intelligibile rispetto a quella. Un prodotto di livello internazionale.
Perché ci piace
- La serie è estremamente avvincente: la tensione e la suspense sono sempre altissime.
- Patrick Dempsey: il suo Dominic è un personaggio ambiguo, mellifluo, suadente e pericolosissimo.
- L'idea di portare nel racconto momenti di vita reale, di Storia recente.
Cosa non va
- Alcuni passaggi e alcuni termini tecnici di economia, anche se ben spiegati, potrebbero risultare un po' ostici.