Diavoli 2, la recensione: La guerra dei dati è iniziata… su Sky e NOW

La recensione di Diavoli 2: la serie financial thriller con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey, dal 22 aprile su Sky Atlantic e in streaming su NOW, ci parla di una nuova guerra, quella per la conquista dei dati, e prova a portarci dentro le questioni chiave del mondo di oggi.

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Diavoli 2: un primo piano di Alessandro Borghi

"I dati sono il nuovo petrolio. Ma il petrolio può finire, i dati no". È tutto in questa frase il senso di quello che vi stiamo per raccontare nella recensione di Diavoli 2, la serie financial thriller internazionale Sky Original con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey, dal 22 aprile su Sky Atlantic e in streaming su NOW (e disponibile on demand su Sky). La seconda, attesissima stagione di Diavoli ci parla di una nuova guerra, quella per la conquista dei dati, cioè di tutto quello che riguarda ognuno di noi. E, viaggiando attraverso le vite di Massimo Ruggero e Dominic Morgan, squali della finanza senza scrupoli, prova a portarci sempre più dentro le questioni chiave del mondo in cui viviamo oggi, quelle su cui ci interroghiamo sempre più. Così, in quella che è una storia shakespeariana di lotta per il potere, affrontiamo i temi dei dati, dell'intelligenza artificiale, della green economy, dei social network e delle criptovalute. Torniamo indietro ai tempi della Brexit e dell'elezione di Donald Trump per arrivare ai giorni nostri, quelli della pandemia, con lo spettro della Cina come possibile nemico di una guerra senza armi. Diavoli si conferma un racconto teso, attuale, politico, forse più che nella prima stagione, e più facilmente intelligibile rispetto a quella. Un prodotto di livello internazionale. La serie, distribuita da NBCUniversal Global Distribution in più di 160 territori, è prodotta da Sky Italia e Lux Vide con Big Light Productions, ed è realizzata in collaborazione con Sky Studios, Orange Studio e OCS.

2016: La Brexit è alle porte e Trump è in campagna elettorale

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Diavoli 2: Patrick Dempsey e Alessandro Borghi in un confronto

Milano, 13 marzo 2020. La seconda stagione di Diavoli inizia (come ci avevano raccontato i creatori due anni fa) in Italia, nei primi giorni della pandemia, in pieno lockdown, in una città fantasma. Piazza Duomo e deserta, come il locale in cui, due uomini, ancora loro, sono uno di fronte all'altro come in un film western. Ma è solo il punto di partenza. Torniamo infatti indietro fino al 2016, in quel momento in cui la Brexit è alle porte e Trump è in piena campagna elettorale per essere eletto presidente degli Stati Uniti d'America. Nessuno sembra credere a queste possibilità, eppure sappiamo com'è andata. Sono passati quattro anni da quando Massimo Ruggero è riuscito a sventare il piano di Dominic Morgan contro l'euro. Massimo è ancora il CEO dell'NYL, e ha deciso di intraprendere una politica di acquisizioni filocinesi, facendo entrare dalla Cina nuovi investitori e membri del team. Dominic Morgan, che a sua volta ha creato una nuova società, comincia a fare la corte a Massimo per averlo di nuovo accanto a sé, in quella che considera una silenziosa guerra fra Cina e USA per il controllo tecnologico dei dati di milioni di persone. È una guerra che non si fa con missili e carri armati, ma con piattaforme social, Bitcoin e 5G. Per arrivare al 2020, ai giorni della pandemia globale.

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La finanza è come un gioco d'azzardo

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Diavoli 2: Alessandro Borghi in una scena della serie Sky

È giusto che riparta da qui Diavoli, la serie a cui vogliamo bene anche perché ci ha tenuto compagnia nell'aprile del 2020, in piena pandemia. Le immagini di Piazza Duomo deserta e di un locale fantasma dove Dominic e Massimo si incontrano sono di grande impatto, e c'è il coraggio di parlare di qualcosa di cui quasi nessuno parla più. Ma è solo un antipasto di un racconto che prova a tuffarsi nei nodi critici degli ultimi sei anni. "Noi non temiamo i cambiamenti, li sfruttiamo" dicono i protagonisti della serie. Lo abbiamo capito già dalla stagione 1: la finanza è un po' come un gioco d'azzardo, si punta su uno stato, un'azienda, una moneta, un avvenimento. Se si vince, si vince l'intera posta, in caso contrario si perdono miliardi. E così vediamo i nostri (anti)eroi puntare sul "remain" in occasione del referendum sulla Brexit restando sorpresi, come tutti noi, dal risultato. Nei primi sei episodi, che abbiamo visto in anteprima, non si sono ancora svolte le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, ma sentiamo dire che "Trump non ha chance". Sappiamo come andrà a finire.

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Diavoli: Alessandro Borghi in una scena della serie Sky

Il pericolo cinese

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Diavoli 2: Patrick Dempsey alla finestra

Ma non è solo in questo l'attualità di Diavoli. Lo script della stagione 2 intercetta quel senso di diffidenza verso l'esterno che ha portato l'America a votare Donald Trump e a quella guerra silenziosa contro il colosso cinese. Un nemico, secondo la tesi di Dominic Morgan, che è stato creato dallo stesso Occidente, che ha insegnato ai cinesi l'economia e la produzione, sperando di insegnare loro anche la democrazia, ma loro si sono presi solo la prima parte, senza accogliere la seconda. Per questo, secondo Dominic, i preziosissimi dati in mano loro sono un pericolo. Ma in Diavoli 2 si parla anche di crimini dell'odio, quel fenomeno di atti di violenza verso le minoranze andati in scena in concomitanza con la Brexit, di Intelligenza Artificiale, di green economy. Si parla dei social network in grado di generare messaggi in grado di influenzare le scelte delle persone E anche del fatto che una serie di applicazioni tecnologiche, in caso di pandemia, potrebbero fiorire. Ci sembra una serie molto più politica rispetto alla stagione 1. Lo era anche quella, ma parlava più genericamente di chi approfitta delle disgrazie altrui e di movimenti speculativi che finiscono per gravare sulle vite della gente. Qui si punta il dito verso obiettivi più precisi.

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Come un gangster movie o un film di pirati

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Diavoli 2: Patrick Dempsey in primo piano

Diavoli è comunque sempre la serie che abbiamo amato: il montaggio frenetico e la scrittura assicurano una tensione costante, e i colpi di scena non mancano. Anche se le armi sono sempre le operazioni finanziarie, Diavoli funziona sempre più come un gangster movie o un film di pirati, in cui i cambi di campo, sempre portati dalla convenienza e quasi mai dai valori, sono all'ordine del giorno. Se però la stagione 1 si basava su concetti economici e movimenti più tecnici e più complicati da capire, la stagione 2 gioca su meccanismi più chiari e più semplici, e in questo senso è più facile da seguire. Una delle critiche fatte alla serie, a leggere i social media, era questa, e il tiro è stato corretto. Diavoli diventa ancor più una serie da divorare.

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Diavoli: Alessandro Borghi in una scena del settimo episodio

Il lato femminile della storia

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Diavoli: Laia Costa nel nono episodio

Certo, sembra mancare il lato femminile della storia, e con esso i sentimenti. Tutti i primi episodi di Diavoli 2 non lo nascondono, e vivono sulla magnetica presenza/assenza di Sofia Flores, il personaggio di Laia Costa che era uno dei motori della stagione 1. Si sente anche la mancanza di Nina, la moglie di Dominic interpretata da Kasia Smutniak. Le due donne erano la dolcezza e la passione della serie che, senza di loro, è un po' più maschile. I nuovi personaggi femminili, comunque, non mancano: Li Jun Li è Wu Zhi, nuova Head of Trading della NYL, e nuovo interesse amoroso di Massimo, e Clara Rosager è Nadya Wojcik, nuova geniale protetta di Dominic. È un personaggio molto particolare; una ragazza nello spettro dell'autismo, ma un genio della matematica. Sempre una Greta Thunberg più adulta, e la regia sottolinea il suo spaesamento con delle soggettive, che comunicano mania di persecuzione, alternate a delle inquadrature con un grandangolo e sfocate che danno un senso di confusione attorno al suo personaggio.

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C'è qualcosa di shakespeariano

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Diavoli: Alessandro Borghi nel settimo episodio

"Massimo è ferito e debole, al pari di Dominic". Lo dicono i loro avversari, anche se sappiamo che una tigre ferita è ancora più pericolosa. Ma proprio l'assenza delle due donne di cui sopra ci fa riflettere sui due protagonisti. C'è qualcosa di shakespeariano in questi due personaggi feriti più volte, che hanno vissuto sulla loro pelle tanti lutti e tante perdite, ma che continuano stoici a lottare, incapaci da uscire dal loro ruolo che ha causato loro tanto dolore. Alessandro Borghi è completamente nella parte di Massimo Ruggero, e, nella versione originale che consigliamo, recita in inglese con la propria voce, mentre nella versione italiana è doppiato da Andrea Mete. I suoi occhi di ghiaccio sono ormai proverbiali, ma la sua interpretazione è ricca di impercettibili sfumature. Patrick Dempsey è il suo alleato o la sua nemesi, non lo sapremo fino alla fine, ed è sempre più ambiguo e mellifluo, sorrisi e occhi dolci, e una mente che non si ferma mai. Cosa accadrà tra i due, lo scopriremo solo vivendo. Cioè guardando Diavoli 2.

Conclusioni

Nella recensione di Diavoli 2 vi abbiamo parlato di una storia shakespeariana di lotta per il potere che affronta temi attuali come quelli dei dati, dell'intelligenza artificiale, della green economy, dei social network e delle criptovalute. Diavoli si conferma un racconto teso, attuale, politico, forse più che nella prima stagione, e più facilmente intelligibile rispetto a quella. Un prodotto di livello internazionale.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • La serie è estremamente avvincente: la tensione e la suspense sono sempre altissime.
  • Patrick Dempsey, in un ruolo ambiguo, mellifluo, suadente, e Alessandro Borghi, sempre più convincente.
  • L'idea di portare nel racconto momenti di vita reale, di Storia recente.

Cosa non va

  • Alcuni passaggi e termini tecnici di economia potrebbero risultare un po' ostici, ma nella stagione 2 sono più comprensibili.