Un proverbio dice che non si scherza col karma. Lo hanno bene Jen e Judy, le protagoniste di Dead to Me - Amiche per la morte, la dark comedy di Netflix che torna dopo due anni di stop dovuti alla pandemia con gli ultimi dieci episodi dal 17 novembre sulla piattaforma. Dieci puntate in cui ancora una volta le due donne si troveranno faccia a faccia con le imprevedibilità della vita, ovviamente con la morte come da titolo e con un epilogo forse un po' troppo strappalacrime rispetto al cinismo a cui ci aveva abituato la serie, come sottolineiamo nella recensione di Dead to Me 3.
Non c'è più tempo
Un elemento ricorrente nei nuovi - e ultimi - dieci episodi di Dead to Me è sicuramente il tempo. Tempo che non c'è più per tutti i personaggi, soprattutto dopo l'incidente che, ribaltando i ruoli, ha coinvolto Jen (Christina Applegate) e Judy (Linda Cardellini) da una parte e Ben (James Marsden) dall'altra. La resa dei conti è vicina per le nostre antieroine protagoniste, la cui vita è stata incredibilmente segnata dalla morte e lo sarà fino a quest'ultimo giro di boa, con sorprendenti colpi di scena a cui la serie ci ha oramai abituati. Dopo l'incidente, moltissime verità rischiano di venire alla luce, come l'omicidio involontario di Steve da parte di Jen e l'occultamento del cadavere da parte sua insieme a Judy, d'accordo con l'agente di polizia Perez. C'è però il collega di quest'ultima ed ex di Judy, zelante e volenteroso, che continua a indagare sospetto, insieme alla new entry dell'FBI (Garret Dillahunt) e alla misteriosa mafia... cioè associazione, greca.
La morsa si stringe sulle nostre sfortunate protagoniste mentre cercano di rimettere a posto le proprie vite, finite oramai letteralmente in pezzi. Il ritmo quindi si mantiene frenetico e a casa di Jen e Judy suona continuamente il campanello e c'è sempre qualche imprevisto pronto a bussare alla loro porta. Come dirà Jen: "Dovrò ricordami di distruggerlo" come se questo impedisse al tornado di eventi di travolgere la loro vita. A proposito di tempo, una nota a margine: all'attrice Christina Applegate è stata diagnosticata l'anno scorso la sclerosi multipla, che le ha reso sempre più difficili le capacità motorie, tanto che in questa terza stagione, complice l'incidente che vede coinvolto il suo personaggio, si può notare come sia spesso seduta o sdraiata. Di recente ha infatti ricevuto la stella sulla Walk of Fame, seduta e con il bastone, tipico delle persone affette da questa malattia autoimmune incurabile.
Christina Applegate svela: "I bastoni da passeggio fanno parte della mia nuova normalità".
(Dis)elaborazione del lutto
Fin dalla prima stagione la creatrice Liz Feldman con Dead to Me - Amiche per la morte ci aveva mostrato come l'elaborazione del lutto possa arrivare a volte dalle persone e dai luoghi più disparati e impensabili. Anche da chi ha involontariamente causato la morte di tuo marito. Questo percorso è continuato nella seconda stagione e ora trova un suo compimento in questa terza anche se, come dirà saggiamente il gruppo di supporto di Jen, "Il lutto è strano, se ne va, ritorna, è una porta che non si chiude mai fino in fondo".
Questo vale anche per l'altra faccia della medaglia, ovvero Ben e la sua perdita, quella del fratello gemello Steve, che gli ha sempre dato la sensazione fin da piccoli di guardarsi allo specchio, nonostante come spesso capita non potessero essere più diversi. Un elemento speculare al rapporto tra Jen e Judy, che tra alti e bassi avevamo lasciato più solido che mai e ora verrà nuovamente messo alla prova. È incredibile come sotto strati di comicità intelligente, ci sia una tale profondità in questo show anche quando sembra partire per la tangente e proporre gli sviluppi più assurdi e impensabili. Se c'è qualcosa che ci dovrebbero aver insegnato nella realtà questi due anni di pandemia, infatti, è che è la vita ad essere assurda e impensabile, il più delle volte.
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Finale a tarallucci e vino
Per utilizzare un altro proverbio, questo epilogo nonostante mantenga una certa verve comica, ci sembra un po' troppo strappalacrime rispetto a quanto ci aveva abituati in precedenza la serie. Le storyline dei due personaggi principali chiudono effettivamente un cerchio e si completano a vicenda, con la generosità e dolcezza a volte ingenua di Judy e l'apparente menefreghismo e durezza di Jen, merito soprattutto della bravura e della chimica tra Christina Applegate e Linda Cardellini. C'è un uso della luce molto interessante per svelare i caratteri complementari dei due personaggi.
Resta però un sapore agrodolce a fine visione per qualcosa di incompiuto nonostante fosse stato pensato per concludersi. Questo forse per via dell'altra tematica e dell'altro assetto narrativo mantenuti fino all'ultimo, ovvero la casualità del karma e il rapporto tra libero arbitrio e destino, ma in veste tragicomica. Peccato per i personaggi secondari, ancora una volta dimenticati per strada per lasciare ancora più spazio alle due protagoniste: non solo i figli di Jen, o Michelle, o i detective che lavorano ai casi che riguardano le due aminemiche per la morte, ma lo stesso James Marsden. Il suo Ben viene a volte surclassato e vive di riflesso a ciò che accade alle due interpreti principali. Il ciclo della vita infine si compie e per una vita tolta ce ne sarà una donata, lasciando un misto di speranza e preoccupazione nel cuore del pubblico grazie ai tre anni passati in compagnia di queste due donne ordinariamente folli.
Conclusioni
Proviamo un senso di chiusura alla bocca dello stomaco alla fine della recensione di Dead to Me 3, poiché il viaggio con Jen e Judy si è concluso tra alti e bassi, e qualche cliché sdolcinato di troppo. Non possiamo rimanere indifferenti alla loro storia, affezionati ai due personaggi e alla dimostrazione che il karma a volte… è davvero uno str****.
Perché ci piace
- Christina Applegate e Linda Cardellini mantengono la loro incredibile chimica fino all’ultimo.
- La riflessione sul karma, destino, libero arbitrio si conclude.
- I tanti colpi di scena e il ritmo velocissimo delle puntate…
Cosa non va
- … che si fa un po’ troppo rarefatto nella seconda metà.
- Il poco spazio dedicato ai personaggi secondari, compreso Ben.
- Il finale decisamente a tarallucci e vino rispetto alle premesse.