Dead Men Voting
La sera in cui David Murch è ospite di un talk show televisivo, sembra una delle tante che riempiono il circo mediatico all'approssimarsi delle elezioni presidenziali americane. Murch è un consulente di campagna elettorale del presidente degli Stati Uniti, e quando una donna gli chiede come mai suo figlio sia morto in Iraq, egli risponde con malcelato calcolo che il suo più grande desiderio, sarebbe che i ragazzi mandati in guerra potessero tornare per spiegare quanto sia importante combattere per il loro Paese. David Murch però non immaginava che dopo qualche giorno il suo desiderio sarebbe stato esaudito.
Per Masters of Horror - la serie televisiva ideata da Mick Garris e che riunisce i più celebri autori e registi legati al mondo del cinema dell'orrore - Joe Dante firma l'episodio più discusso e coraggioso, ma sicuramente meno convenzionale, se si considerano gli archetipi del genere celebrato dalla serie. Il regista mette subito in chiaro che i suoi zombie, cadaveri straziati dei soldati morti in Iraq, non sono affamati del sangue e della carne dei vivi, ma di giustizia e sono del tutto intenzionati a votare alle prossime presidenziali ed a scuotere le coscienze degli americani, anestetizzate dalle troppe bugie. Per quanto le apparizioni spettrali dei soldati e il loro lento e silenzioso incedere possano incutere timore, il vero orrore è l'immensa carneficina voluta dal Presidente e dai suoi loschi compari e sostenitori. E come ha sostenuto senza mezzi termini lo stesso Joe Dante in occasione della presentazione di Homecoming all'ultimo Festival di Torino, "questo è un film dell'orrore perchè la maggior parte dei personaggi sono repubblicani".
Pur non essendo particolarmente riuscito dal punto di vista tecnico, e sul piano recitativo, Homecoming ha i suoi punti di forza nell'equilibrio tra la corrosiva satira che punta l'indice contro l'attuale governo americano, e le toccanti testimonianze dei soldati tornati dal fronte, che non esitano a raccontare l'orrore vissuto, anche in diretta televisiva. Nonostante l'idea di Dante non sia del tutto nuova - l'ideatore dell'epidemia di morti viventi raccontata in chiave politica resta sempre il maestro George A. Romero - Dante è molto più diretto nel suo messaggio, i suoi riferimenti ai personaggi chiave del partito repubblicano sono molto poco velati, e soprattutto il regista riesce a denunciare con efficace ironia l'abitudine della classe politica di capovolgere qualsiasi situazione, anche la più sfavorevole, a proprio vantaggio, almeno agli occhi degli elettori. I soldati morti che si alzano dai loro lettini di metallo, liberandosi di un ingombrante sudario a stelle e strisce, vengono indicati come un segno di approvazione divina nei confronti del presidente repubblicano.
Di sicuro la scelta di mostrare Homecoming ad un pubblico televisivo è coraggiosa e sorprendente, se consideriamo i temi trattati, ma anche la storia che praticamente si svolge quasi sempre dentro o davanti al piccolo schermo, quasi a volerne denunciare l'elevato potere di persuasione.
Dopo l'iniziale e comprensibile timore, gli americani che hanno la fortuna di essere ancora vivi, cercano un dialogo con i loro morti tornati dal fronte, per ascoltare le loro ragioni, la loro voce e per dargli un po' di calore e conforto. Particolarmente toccante è la scena in cui un uomo accetta di dare ospitalità nel proprio locale ad un giovane morto vivente, un ragazzo come tanti che potrebbe essere suo figlio. Nonostante l'elevata dose di satira quindi, il film di Dante non è freddo e distaccato, ma riesce anche ad emozionare e - si spera - a far riflettere.
Movieplayer.it
3.0/5