Una pagina di Facebook che ha raccolto più di cinquantamila iscritti che si dichiarano indignati per la lesa maestà nei confronti del film originale diretto da Mario Monicelli si accompagna alle polemiche della critica sulla necessità del cinema italiano di produrre un film in costume che ripropone gag ormai datate e anacronistiche con l'unico scopo di conquistare i gusti del pubblico moderno dei cinepanettoni. Insomma, Amici miei - Come tutto ebbe inizio, il prequel della serie 'cult' nata nel 1975 con la regia di Monicelli nasce come era prevedibile non sotto la migliore delle stelle. A dirigere questo nuovo capitolo della saga è il regista fiorentino Neri Parenti che, avvalendosi della collaborazione degli stessi autori del primo film, Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Tullio Pinelli (che hanno lavorato per anni a questo soggetto ed ai quali nei titoli di coda è dedicato il film) e degli sceneggiatori Fausto Brizzi e Marco Martani, ha ambientato le avventure dei cinque bontemponi protagonisti nella Firenze di fine '400, alla corte di Lorenzo de' Medici detto Il Magnifico.
Ad interpretate i cinque amici caustici e spietati sono Christian De Sica, Michele Placido, Giorgio Panariello, Paolo Hendel e Massimo Ghini, tutti presenti alla conferenza stampa di presentazione insieme a Massimo Ceccherini, che vediamo nel ruolo di un bizzarro campione di calcio, al produttore Aurelio De Laurentiis e al regista Neri Parenti. Nel cast anche Alessandro Benvenuti che veste i panni oltremodo goliardici del Magnifico. Girato per lo più in Toscana, tra Certaldo, Pistoia e Firenze, e prodotto interamente dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis (che ha anche prodotto i due film della 'serie' successivi a quello iniziale del 1975) il film sarà nelle sale in circa 500 copie da mercoledì 16 marzo.
Come ha affrontato Neri Parenti questa difficile prova di riportare dopo tanti anni sul grande schermo i protagonisti della saga di Amici miei?
Qual è secondo lei il punto di forza di questa nuova avventura ambientata nel passato?
Neri Parenti: Posso dire che siamo stati molto attenti a non approfittare di questo grande tesoro che era la storia originale, ci troviamo di fronte ad un altro film e mi auguro che la gente colga queso nostro tentativo di trasportarlo lontano nel tempo per poter agire al meglio. Questo salto indietro al '400 fiorentino ci ha consentito di affrontare un certo tipo di burle che oggi sarebbe stato impossibile confezionare al cinema con molta meno ingenuità rispetto al passato.
Signor Placido, in che misura sente che le appartiene lo spirito della commedia?
Michele Placido: Dipende molto dal tipo di film e dalla tua capacità di attore di 'trasgredire' da un genere per tuffarti in un altro. Se ci pensate bene Amici miei non è un film comico, questi sono personaggi tristi, freddi, cinici, le loro bischerate sono solo il frutto della loro paura della morte e della noia. Ho iniziato la mia carriera proprio nel 1974 con Romanzo popolare di Mario Monicelli, appena un anno prima dell'uscita di Amici Miei. Sarà una coincidenza ma in questo mio finale di carriera mi si chiede sempre più spesso di spingere sul pedale del carattere e da un certo punto di vista mi fa piacere, specialmente quando si tratta di dar nuova linfa ad un film epocale come è stato Amici miei.
Da fiorentino doc, come ha vissuto Paolo Hendel la partecipazione a questo Amici Miei - come tutto ebbe inizio?
Il suo personaggio non è avvicinabile a nessuno di quelli originali, secondo lei è stato un po' avvantaggiato da questo fatto?Christian De Sica: Decisamente sì, io interpreto un nobile che solo in rare occasioni inciampa in qualche espressione toscana. E' stato un onore per me partecipare ad un progetto importante come questo, pensate che il giorno che sono arrivato sul set e che ho visto che avevano ricostruito a Cinecittà la Firenze del '400 mi sono sentito il cuore in gola, mi sentivo William Holden, insomma uno dei protagonisti del cinema di una volta, quello fatto di maestranze che sudano e faticano come noi, di ricostruzioni di cartapesta, scenografi, figuranti e costumisti. Oggi questi film si fanno a Sofia o comunque fuori dall'Italia ed è stata una gioia tornare a far parte di un progetto che si può definire a tutti gli effetti di genere.
A chi si è ispirato per trovare i toni giusti per questo personaggio? Riporta in mente in qualche momento un cult come Brancaleone e le crociate...
Cosa avete temuto maggiormente di questa operazione? Si andava a toccare un film di culto come Amici miei molto amato dal pubblico...
Neri Parenti: Sarebbe stato da incoscienti non temere le critiche, ma ero molto confortato dal fatto che l'idea nascesse dalle stesse menti che avevano concepito il film iniziale. Sapevo di non star rifacendo un Amici miei ambientato nel 2011. Credo che i cinquantamila iscritti alla pagina di Facebook contro il film alla fine non siano poi tanti, sono pochissimi rispetto ai venti milioni di utenti del social network, è una pagina nata il 26 aprile dell'anno scorso, tra l'altro il giorno del mio compleanno, e da cinquantamila che erano oggi sono sempre cinquantamila. Credo che sia il mio discorso che quello di queste persone contrarie al mio film siano mossi dall'immenso amore per la storia originale, il mio è stato prima di tutto un omaggio che ho voluto fare alla mia città e il frutto di una promessa che feci tanti anni fa alle persone con cui ho lavorato per anni. Dissi loro che prima o poi lo avrei fatto questo film ed alla fine ci sono riuscito.
Perchè il film è dedicato ai tre autori del soggetto originale e non a Mario Monicelli, scomparso solo qualche mese fa?
Non avete pensato anche al fatto che un film in costume sarebbe stato un po' un pericolo?
Aurelio De Laurentiis: Assolutamente no, guardate Il discorso del re quanti premi ha vinto. I film o arrivano al cuore dello spettatore o non ci arrivano, ci sono quelli che riescono a stabilire un contatto popolare e altri che rimangono più distaccati e per un pubblico di nicchia.
Ha mai ricevuto critiche da parte del suo amico Monicelli durante la lavorazione del film?
Aurelio De Laurentiis: Ho parlato con lui fino a tre o quattro giorni prima della morte, purtroppo da tempo ormai non ci vedeva più, non poteva più leggere né vedere film ovviamente, e non si sarebbe mai permesso di sparare sentenze a favore o contro un film che non aveva la possibilità di vedere. Io dal canto mio non ho potuto coinvolgerlo come avrei voluto ma non ho mai sentito da parte sua alcuna dichiarazione negativa sul mio film.