Dangerous Animals, recensione: di squali e altri animali ancor più pericolosi

Sean Byrne ci porta nel mezzo dell'oceano australiano popolato di squali per raccontarci la lotta della protagonista con un pericoloso predatore: l'essere umano. Al cinema con Midnight Factory dal 20 agosto.

Un'immagine di Dangerous Animals

10 anni dell'etichetta Midnight Factory di Plaion, 10 anni di grandi titoli che mettono la tensione al centro del racconto, che la sfruttano come motore narrativo per film thriller o horror. E quale stagione migliore dell'estate per proseguire questo cammino, quando tradizionalmente il nostro paese si affida a questo tipo di pellicole per intrattenersi, per di più con un titolo che usa l'oceano australiano come suggestivo background e segue le vicende di una protagonista in vacanza. Con Dangerous Animals, il regista Sean Byrne confeziona un thriller psicologico che pone l'attenzione su uno dei più pericolosi e perversi predatori del pianeta: l'essere umano.

Dangerous Animals: in vacanza tra gli squali

Dangerous Animals Hassie Harrison Foto
Hassie Harrison è Zephir

Australia, estate. Zephir è una surfista americana in vacanza, solitaria e decisa, che viaggia a bordo del suo furgone a caccia di onde e senso di libertà. Se però l'oceano le concede quello che cerca, il suo bisogno e desiderio d'indipendenza si scontra con i pericoli di un territorio popolato di pericolosi predatori. Uno su tutti: l'uomo. La ragazza viene infatti rapita da uno psicopatico di nome Tucker e si risveglia ammanettata a bordo del peschereccio del maniaco, nel mezzo dell'oceano e senza possibilità di fuga. E c'è di peggio, perché l'imbarcazione non è solo una prigione, ma un vero e proprio luogo di tortura e morte: Tucker ha infatti l'inquietante abitudine di dare le sue prigioniere in pasto agli squali, filmandole mentre vengono sbranate vive. Riuscirà Zephir a evitare questo cruento destino e fuggire?

Il gioco perverso di Tucker... e Sean Byrne

Zephir contro Tucker. Da una parte una Final Girl nelle migliori tradizioni degli slasher, genere a cui il film in qualche modo si allinea, dall'altra uno psicopatico eccessivo e sopra le righe a cui Jai Courtney dona una buona dose di inquietudine e perversione: se il meccanismo di tensione messo in piedi da Sean Byrne in Dangerous Animals funziona è anche perché questa coppia di antagonisti si rivela efficace, perché Hassie Harrison rende credibile la sua indipendente, caparbia e determinata Zephir mentre parallelamente il Tucker di Jai Courtney evoca imprevedibilità e disagio in ogni scena che lo vede protagonista.

Dangerous Animals Jai Courtney Telecamera
Lo psicopatico Tucker di Jai Courtney

In lui Sean Byrne incentra il senso stesso del suo film e nel gioco perverso del personaggio si riflette quello di Dangerous Animals, che come il suo villain si rivela imprevedibile, teso e spiazzante. Sin dalla prima scena in cui il thriller gioca con il pubblico, suggerisce di essere un certo tipo di film per poi scoprire le sue carte e diventare qualcosa di differente, noi spettatori siamo messi nelle condizioni di aspettarci qualsiasi cosa.

Un interessante cambio di prospettiva

Dangerous Animals Hassie Harrison Scena Tensione
La protagonista di Dangerous Animals in azione

Un cambio di prospettiva che si rivela fin da subito e che mantiene nello sviluppo narrativo del film la stessa ambiguità relativa agli animali pericolosi di un titolo che ammicca agli squali ma parla in realtà dell'essere umano. Non una riflessione profonda e particolarmente articolata su cui continuare a ragionare al termine della visione, ma uno spunto intrigante su cui costruire i presupposti stessi del film e del suo meccanismo di tensione. E che risulta efficace proprio in quanto tale, perché Dangerous Animals non pretende mai di essere più di quello che è, ma funziona proprio per questo, perché ha il merito di rappresentare una buona scelta per una serata estiva all'insegna di brividi e tensione, tra personaggi che tengono la scena con decisione e regia che li asseconda con efficacia nel veicolare una sana dose di sangue e violenza. E a volte non serve molto di più!

Conclusioni

Sean Byrne confeziona un thriller psicologico che funziona e tiene la tensione, affidandosi a un cast ridotto ma efficace: se la Zephyr di Hassie Harrison è una buona Final Girl, Jai Courtney è eccessivo e sopra le righe ma riesce a rendere inquietante il suo perverso Tucker. L'ambiguità del titolo tra gli squali che affollano le acque australiane e le perversioni del pericolo umano è riuscita e inquietante e si riflette nella costruzione di Dangerous Animals, che si presenta come film di mostri per rivelare la sua anima più propriamente slasher. Un riuscito thriller per una serata estiva all'insegna della tensione.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La protagonista Zephir, la final girl interpretata da Hassie Harrison.
  • Il villain Tucker di un Jai Courtney eccessivo e sopra le righe.
  • La costruzione della tensione del regista Sean Byrne.

Cosa non va

  • Non è un film che lascia particolari spunti di riflessione... ma a volte non ce n'è bisogno.