Recensione Heimat 2 - Cronaca di una giovinezza (1992)

La ricerca di un'altra identità in un'altra città assume i contorni del grande romanzo di formazione.

Dalla prima alla seconda patria

La seconda serie di Heimat non è la prosecuzione della prima, ma una sua filiazione, tant'è che non parte da dove la prima finisce (anni '70, alla morte di Maria) e che non si chiama Heimat 2 - Cronaca di una giovinezza (è un errato adattamento italiano) ma Die Zweite Heimat, ovvero "La seconda patria".

Hermann Simon nato durante la prima serie di Heimat, figlio di Maria e di Otto l'orologiaio (ma che porta comunque il nome Simon), all'inizio degli anni '60 lascia la sua heimat, il suo paesino d'origine (Shabback), per andare a studiare composizione a Monaco. Si sente tarpato nel villaggio di provincia, ha aspirazioni internazionali, è sostanzialmente diverso da tutti quelli che lo circondano, soprattutto dai suoi familiari (che lo costringono ad interrompere la sua prima e felice storia d'amore con una ragazza più grande) e sente che a dividerli è un incolmabile gap culturale. Per questo parte ripudiando la sua prima patria e cercandone una seconda.
Inizia così Die Zweite Heimat, la seconda serie di Heimat, 13 episodi della durata media di 2 ore ciascuno che narrano un arco di tempo più breve rispetto alla prima serie, solo 13 anni (uno per film). 13 anni nella vita di Hermann Simon e nella vita delle persone con cui entra in contatto a Monaco, studenti, artisti, soprattutto musicisti ma anche matematici ed ex nazisti, 13 anni tumultuosi nella Monaco rivoluzionaria degli anni '60.

Lo stile è il medesimo della prima serie: austero a tratti e felliniano e sognante in altri, e anche se cambia la logica dietro alle virazioni dal bianco e nero al colore rimane immutato il desisderio di cogliere emozioni, sentimenti ed affezioni raccontando i particolari delle vite umane e del rapporto che queste intrattengono con i propri luoghi d'origine. Certamente al centro c'è sempre Hermann e la sua decisione di abbandonare la prima patria per trovarne un'altra, questa ricerca scatena la seconda serie che con il suo svolgersi cerca di sviscerare le possibilità di un distacco simile e le implicazioni che può avere. Ogni episodio come detto rappresenta un anno, ma non lo narra per intero, lo fa per metonimia, narrandone solo pochi giorni o settimane. Eventi importanti e salienti nella vita dei dodici protagonisti (ogni film è incentrato su una figura e due - il primo e l'ultimo - sono su Hermann).

Forse anche superiore alla prima serie in quanto a completezza maturità e mezzi, Die Zweite Heimat è decisamente più cinematografico, più pianificato e gode del fatto di poter narrare un arco di tempo che non è troppo dissimile dal tempo della lavorazione (13 anni filmati in 4), tempo in cui gli attori crescono, cambiano e portano avanti i personaggi.
E ancora una volta sono i personaggi e la loro incredibile umanità a rendere Die Zweite Heimat un'opera gigantesca, toccante e profonda nel senso più completo. E quando nell'ultimo episodio Hermann prende l'estrema ed inaspettata decisione, quello è assolutamente un grande momento di cinema.