Dafne, la recensione: la determinazione di una ragazza senza fronzoli

La recensione di Dafne, film diretto da Federico Bondi, presentato nella sezione Panorama della 69esima Berlinale.

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Dafne: Carolina Raspanti durante una scena del film

Prima di leggere questa recensione di Dafne, chi ha un po' di memoria storica festivaliera da cinema d'autore italiano, ricorderà che non è la prima volta che Federico Bondi punta la sua macchina da presa sulle donne. Così era stato per Mar Nero (2008), con quell'incontro di anime insolite interpretate da Ilaria Occhini e la giovane attrice rumena Dorothea Petre. E Dafne, presentato nella sezione Panorama della 69esima Berlinale, possiede la forza delle donne sin dal titolo e gioca abilmente tra finzione e realtà sulla fusione tra Dafne e l'attrice che la interpreta, Carolina Raspanti.

Dafne è una giovane donna determinata, caparbia ed entusiasta, che con attenzione quasi maniacale si prende cura di tutte le persone che le stanno attorno, dai genitori ai colleghi di lavoro. La interpreta Carolina Raspanti, alla sua prima esperienza sul grande schermo, scrittrice e portatrice di sindrome di Down, di cui ci si accorge solo per gli inconfondibili tratti somatici che accomunano chi ha un cromosoma in più. Durante una vacanza in montagna con i genitori, la mamma muore a causa di un malore. Le certezze di Dafne si sgretolano, il padre è disperato, è tempo di cambiare e crescere.

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Il diritto di piangere

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C'è un aspetto che distingue Dafne da tutti gli altri e non è certo la sindrome di Down. Dafne è sempre autentica, dice ciò che pensa ma soprattutto esprime senza vergogna le emozioni. Federico Bondi punta tutto su questa libertà, su questa capacità e la mette in mostra. Sotto lo sguardo di parenti preoccupati ed un padre senza più riferimenti, Dafne rifiuta calmanti che le eviterebbero di piangere disperatamente per la morte della madre. La ragazza sembra sapere una grande verità: a volte bisogna attraversare il dolore, viverlo e quindi anche sfinirsi di pianto.

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In viaggio con papà

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Dafne: Carolina Raspanti in un momento del film

Federico Bondi sceglie il viaggio per permettere alla sua protagonista di prendere coscienza di sé. Dafne diventa adulta riscoprendosi in un altro ruolo, quello di figlia che si prende cura di suo padre. Risolleva il genitore dall'oblio del dolore per la perdita della moglie e lo fa trovando il proprio modo di onorare ricordi e tradizioni della madre scomparsa pur mescolandoli con i suoi gusti e le cose per lei fondamentali come il lavoro e gli amici. Pur non volendo fare un film sulla diversità, Bondi dedica alcune scene a Antonio Piovanelli che nel ruolo del padre di Dafne, racconta della nascita della sua bambina, dei timori verso quella sindrome tanto temuta quanto mai approfondita e di come la sua vita sia cambiata in positivo. C'è cosi tanta normalità nella diversità che Dafne ha anche uno strano effetto calmante per chi teme chiunque abbia una minuscola caratteristica fuori dal comune.

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Quasi un documentario

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Dafne: una scena del film con Carolina Raspanti

Se non sapessimo che Carolina non è Dafne e che pur assomigliandosi, le due sono persone distinte, penseremmo di essere di fronte ad un documentario. Con questa difficile scissione tra finzione e realtà, Bondi gioca continuamente, con i lunghi piani sequenza, inquadrature che accompagnano ma non invadono gli spazi dei personaggi. Lo spettatore entra nella routine di Dafne e suo padre, pranza e cena con loro, si chiede se sia il caso di smettere di fumare solo perché Dafne riesce ad essere più convincente degli altri sul fatto che faccia male alla salute. Anche i numerosi detti, citati da Dafne a supporto di ogni raccomandazione che fa al padre o ai suoi amici, diventano rinnovata saggezza e prendono forza. Dafne è Carolina, non ci sarebbe film senza il carisma di una neo-attrice che nella vita come nella finzione si dice una ragazza senza fronzoli e spiazza per la sua sognante concretezza. Chi non ama i film parlati che comunicano attraverso la quotidianità dei dialoghi e un'estetica da cinema del reale, potrebbe avere qualche riserva su Dafne. Tutti gli altri possono tranquillamente lasciarsi trasportare dall'energia della protagonista che, se mai vorrà lasciare il suo amato lavoro alla Coop, si è sicuramente guadagnata un futuro da attrice.

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3.5/5