Cyrano mon amour, la recensione: La genesi di Cyrano de Bergerac

La recensione di Cyrano Mon Amour, esordio alla regia di Alexis Michalik sulle origini di uno dei testi più rappresentati del teatro francese.

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Cyrano Mon Amour: Jean-Michel Martial in una scena del film

È il 27 dicembre 1897 e a Parigi gli attori si inchinano. I titoli di coda scorrono a sipario alzato e proseguono evocando quello che sarebbe diventato il più grande successo del teatro francese con 40 chiamate e 20 mila rappresentazioni nel corso del ventesimo secolo. Come vi spiegheremo nella recensione di Cyrano Mon Amour, il film in uscita il 18 aprile rispolvera la gloria di Cyrano de Bergerac portando in scena con straordinaria leggerezza e con i toni di una commedia brillante la genesi del capolavoro di Edmond Rostand, allora appena ventinovenne.
Uno Shakespeare in love in salsa francese, dove si susseguono scambi di persona e dialoghi serrati, in un tam tam di porte che si aprono e si chiudono, intrighi e personaggi che entrano ed escono di scena con ritmi da pochade.

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La trama: una commedia ironica tra cinema e teatro

La storia della commedia che segna l'esordio alla regia di Alexis Michalik, inizia quindici anni fa quando il regista rimane folgorato dal film con cui John Madden nel 1999 raccontava di come un giovanissimo e quasi misconosciuto William Shakespeare, soffocato dai debiti e privo di ispirazione, si fosse nonostante tutto ritrovato a scrivere una delle sue opere più note, Romeo e Giulietta. La spinta definitiva arriva dall'incontro con un dossier sulla genesi di Cyrano de Bergerac: ma prima che la sceneggiatura originaria potesse tornare nel territorio per cui era stata pensata, cioè il cinema, ci sono voluti una riscrittura per il teatro e il successo sul palcoscenico del Théâtre du Palais Royal. Solo allora si trovò il budget necessario per la realizzazione del film.

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Cyrano Mon Amour: una scena con Olivier Gourmet

La trama di Cyrano Mon Amour ripercorre tutte le tappe fondamentali della genesi della piece: dal blocco dello scrittore, Edmond Rostand (Thomas Soliveres), giovane drammaturgo dal talento geniale che fino a quel momento ha solo collezionato flop, fino agli incontri fortuiti che daranno vita a uno dei testi più rappresentati nella storia del teatro di Francia. Provvidenziale sarà l'arrivo di Constant Coquelin (Olivier Gourmet), uno dei più celebri attori del momento, che vuole a tutti i costi recitare nella sua prossima commedia a patto che il debutto avvenga in sole tre settimane. Il problema è che Rostand non l'ha ancora scritta. In suo soccorso arriveranno Monsieur Honorè, proprietario di colore di un raffinato caffè parigino, che gli suggerirà la figura di Savinien Cyrano de Bergerac, e una costumista, Jeanne, inconsapevole musa. Con lei rima dopo rima inizierà una fitta corrispondenza, la stessa che gli fornirà le parole di quella sospirata piece fino alla sera della prima.

La struttura ricalca il classico modello del racconto nel racconto preso in prestito dall'opera a cui il film si ispira, Shakespeare in Love, a metà tra metacinema e metateatro; il tempo della narrazione cinematografica e quello della piece si rincorrono e in alcuni momenti si sovrappongono, come la vita dei personaggi del testo rappresentato, che quasi duplica quella dei protagonisti del film. Un gioco di specchi e rimandi, equivoci e intrighi amorosi, tenuti insieme da un meccanismo dalla perfezione quasi geometrica.

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Cyrano Mon Amour: Igor Gotesman, Olivier Gourmet, Olivier Lejeune, Mathilde Seigner una scena del film

L'omaggio al mestiere dell'attore

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Cyrano Mon Amour: Olivier Gourmet in una scena del film

Cyrano Mon Amour non è però solo rigorosa composizione, è anche omaggio appassionato al teatro, vibrante celebrazione dell'arte dell'attore "artigiano dell'effimero", che si compie attraverso le tirate di Sarah Bernhardt ("Per noi attori non esiste il domani, esiste il pubblico, lo spettacolo, il momento"), o nel discorso di incoraggiamento di Monsieur Honorè, quasi un grido di battaglia ("Esiste un posto, uno solo, dove ci troviamo fianco a fianco nell'ombra: il teatro! Voi artisti siete dei fuorilegge. Solo la morte può impedire ad un attore di andare in scena") che fa del palcoscenico un luogo di resistenza civile.
Un tributo che trova la sua piena espressione nella grazia di Olivier Gourmet che è insieme sfrontatezza e dolenza.
I linguaggi del teatro e del cinema dialogano con naturalezza, evitando la mera riproposizione del testo teatrale sul grande schermo e restituendo allo spettatore tutta la raffinatezza di un'opera che merita di esser vista, fino all'ultima scena squisitamente metacinematografica.

Conclusioni

Alla fine di questa recensione di Cyrano Mon Amour rimane tutta la grazia di un’opera che ha il pregio di rispolverare la gloria di Cyrano de Bergerac con leggerezza e in punta di penna. Indimenticabili certi siparietti da pochade, il ritmo frenetico che regola le entrate e le uscite di scena dei personaggi, mentre il finale che per la prima volta in un’ora e mezza di film abbandona le quinte teatrali, è una sorpresa per il cuore e la mente. Il film ha inoltre il merito di avvicinare a un testo sublime anche i più disinnamorati e meno curiosi. Alexis Michalik si rivela fine narratore.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Uno Shakespeare in love in salsa francese con scambi di persona e dialoghi serrati, in un tam tam di porte che si aprono e si chiudono e intrighi con ritmi da pochade.
  • Il modo in cui il regista Alexis Michalik sa far dialogare cinema e teatro.
  • La raffinatezza della scrittura e una regia composta. Tutto funziona con precisione geometrica.
  • L'ironia inarrestabile.

Cosa non va

  • Chi si aspetta un racconto classico potrebbe rimanerne deluso.