Recensione I'm A Cyborg, But That's Ok (2006)

'I'm a Cyborg, but That's OK' è forse meno profondo ed articolato di quanto potessero essere i suoi lavori precedenti dal punto di vista della struttura e della trama, ma sicuramente visivamente complesso e ricchissimo.

Cyborg Asylum

Finita la sua trilogia sulla vendetta con il terzo capitolo realizzato un paio di anni fa ed in attesa di cimentarsi con il suo prossimo progetto impegnativo, Evil Live, Park Chan-Wook porta in concorso all'edizione 2007 del Festival di Berlino un piccolo film, come lui lo definisce, un film che è stato divertente per lui da realizzare e che possa essere divertente per lo spettatore.

E non mettiamo in dubbio che realizzare I'm a Cyborg, but That's OK sia stato un gran divertimento, ma, a visione avvenuta, possiamo confermare che il film è anche piacevole da gustare per gli spettatori.
Forse meno profondo ed articolato di quanto potessero essere i suoi lavori precedenti dal punto di vista della struttura e della trama, ma sicuramente visivamente complesso e ricchissimo, il film è ambientato nel manicomio in cui la protagonista Young-goon, interpretata dalla bravissima Lim Su-Jeong, è tenuta rinchiusa in cura, circondata da un campionario di malati di mente che danno vita ad un microcosmo divertentissimo e surreale.

Il regista coreano riserva grandissima attenzione ai dettagli, a partire dalla sequenza dei titoli fino ai tic dei diversi personaggi, alle loro visioni ed alla loro rappresentazione su schermo, alle musiche, alla fotografia vivace, senza rinunciare a cimentarsi in movimenti di camera indimenticabili, un paio di sequenze con violenza da cartone animato, ma soprattutto a momenti emozionanti che concretizzano le sequenze oniriche ed irreali che caratterizzano la vita di Young-goon.

Una parentesi leggera nella filmografia di Park Chan-Wook, ma non per questo un brutto film o un film misero, che ha un momento di stanca soltanto nella fase centrale e riesce comunque a far passare due ore spensierate allo spettatore.
In definitiva quello che l'autore si prefiggeva e spesso, di questi tempi, è già molto.

Movieplayer.it

3.0/5