Recensione Corazones de Mujer (2007)

Un film indipendente che scompagina le linee guida che definiscono tragico e comico per miscelare lacrime e risate in un racconto leggero e al tempo stesso profondo sull'intollerenza verso la diversità.

Cuori sospesi

Un road movie dissacrante e autoironico che tocca con estrema originalità il tema drammatico della sessualità proibita nel mondo arabo. Corazones de Mujer è un film indipendente che scompagina le linee guida che definiscono tragico e comico per miscelare lacrime e risate in un racconto leggero e al tempo stesso profondo sull'intollerenza verso la diversità. Contro le ipocrisie e le insensate chiusure mentali di un tradizionalismo perverso è fotografata la beffarda smorfia che la libertà di esprimersi disegna sui volti di chi non abbandona la lotta per l'indipendenza del proprio modo di essere.

Trattando sia con ironia che con attenta sensibilità il problema dell'omosessualità e dell'obbligo di verginità prima del matrimonio, il film descrive attraverso scherzose vicende, disegni e sfumature oniriche un viaggio di ricerca della propria personalità di donna. I protagonisti sono un sarto omosessuale di nome Shakira (Aziz Amehri), offeso e ghettizzato dalla comunità marocchina e dalla sua stessa famiglia, e la giovane e bella promessa sposa Zina (Ghizlane Waldi).
I due partono da Torino, dove abitano, con una vecchia Alfa Romeo spider per raggiungere il Marocco in un viaggio che li renderà amici, confidenti e affiatati compagni di sventura. La ragione di questa partenza, giustificata alla famiglia di lei come una speciale ricerca per l'abito nuziale, è in realtà la perduta verginità di Zina. Assolutamente proibita e nascosta al parentado perché sinonimo di oltraggiosa ignominia, l'innocente esperienza sessuale della povera ragazza dovrà essere ovviata con una dolorosa operazione chirurgica, possibile solo in patria.
I chilometri percorsi dai due particolarissimi personaggi si accumulano insieme ad una crescente consapevolezza dei propri desideri, al graduale smascheramento delle proprie celate personalità.

La femminilità soffocata della protagonista, il suo aprirsi al racconto delle proprie fantasie solo ad uno specchio, trova un parallelo traslato nell'impudicizia marcata di Shakira, nella sua ostentazione maliziosa mai seria, sempre giocosa. Le confidenze svelate e un confronto sincero e disinibito tra i due protagonisti danno vita ad un rapporto intenso che comporta un inaspettato attaccamento non privo di gelosie e apprensione.
Il sesso è l'espressione delle propria autonomia decisionale, quella libertà di arbitrio negata e punita, quella voce dei propri istinti che, sussurrata tra il vapore dell'hammam, filtra tra le insenature di una società che reclama emancipazione.
La particolarità del film, dei suoi personaggi e della situazione stessa qui raccontata è la contraddizione alla radice di tutto. L'incoerenza tra un dovere senza senso e un volere carico di vita, l'amore taciuto, un sorriso che copre la sofferenza di un rifiuto, un mondo che cova rivoluzione ed autonomia ma che soggiace sotto il peso delle tradizioni.

I due giovani registi, Davide Sordella e Pablo Benedetti, presentati con il nome d'arte collettivo K. Kosoof ("eclisse" in arabo), hanno composto un lavoro di frammentazione eterogenea tra diversi livelli narrativi e d'immagine. Un virato seppia sospende ogni fotogramma in una luce abbagliante ed eterea, mentre il realismo delle riprese del viaggio si incrocia con l'ingresso surreale di sogni e deviazioni oniriche. Il biondo caschetto di Shakira travestito da donna si alterna allo sconfinato andulare del deserto: le divertenti risate provocate dal colorito trasgressivo e irriverente dell'omosessuale portano con sé timori, ansie e turbamenti emotivi frutto di una sofferta duplicità.

In questo piccolo film low budget, presentato con successo all'ultimo festival di Berlino, c'è tutta la ricchezza espressiva di un messaggio universale. La storia, per quanto unica nel suo genere, estende il suo significato oltre i confini nazionali per comunicare e testimoniare una necessità e un'urgenza di libertà che riguarda tutti.
I "Cuori di donna" battono, ovunque essi siano, uniti dalla complicità di un istinto femminile che trascende differenze culturali ed età. Lo sguardo si allarga a concepire come quel palpitìo, quella forza, dentro al petto di una donna può sovrapporsi e fondersi nel cuore di un uomo.